Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

bilJ (seguito di pag. 15) economica o la popolarità di deter– minati enti, né il giuoco politioo, ma quello di rus.sicurare effettiva– mente al ma<ggior nUitnero possibile di ,vitkoltori, a ,condizioni uguali iper tutti, la .possibilità di superare il punto critico deil mercato vendem– miale delle uve ». Componenti della crisi Evidentemente, lflno ad ora, sono stati affrontati - come riconosce lo Lstltuto Nazionale di Economl,a Ag:ra– ria - « soltanto alcuni as,petti mar– ginali dei problemi del settore ». ,Per quanto riguarda il fattore «qualità » - importantissimo per l'affermazione del prodotto italiano nei mercati ·esteri, dove la concor– renza della FranicLa e di altri .paesi mediterranei è sostenuta da una or– ganizzazione commerdale sempre più efficiente - si sta cominciando finalmente a tutelare i vini tipici. Uln disegno di legge sull'argomento, infatti, ,è -stato rupprovato dal Con– siglio dei Ministri e dovrà essere esa– min3/to dal Parlamento: la discipli– na della denommazl.one di origine - se ne parla da 14 -anni - è estre– mamente urgente, rpoiché in tale campo. la con:fusione è grande. Circa il problema della qualità, tuttavia, va ricordato clle da -anni si discute, senza peraltro ,arrivare ,a soluzioni coraggiose, se è più «economico » favorire le zone viticole collinari - dove H rp.rodotto è generalmente superiore - o q,uelle di ipianura - dove i costi sono più bassi, ma la qualità 1èspesso scadente. Ma esaminiamo più da vicino ,le oomponenti di questa c·rlsl tipi-ca, che alle partkolari de<flcienzedel ra– mo assomma in modo singolare le generali car,enze della nostra agri– coltura. Va ricordato, anzi-tutto, che l'offerta delle uve è regolata, oltre che dall'andamento ,climatiioo, dagli atta.echi di oidio e di iperonospo,ra e dalle disponibilità di mezzi di pro– duzione (conclmi e anticrittogami'Ci) e di mezzi finanziari, messi a dispo– sizione d·el credito. Non va dimenti– cato, inoltre, ·che occorrono dai quat– tro ai cinque ,anni per-ché un nuovo impianto entri in p;roduzione. Una crisi di su:pei,produzione quindi, se non supera i tre o i quattro anni, non agisce sul ridimensionamento degli impianti, modificando, di con– seguen2Ja l'offerta. Il mercato delle uve e del v.ino, •poi, è appesantito da tutta una se– rie di figure economiche, il cui in– tervento incide sensilbilmente sui prezzi. La presenza di tali interme– diari fra .la iproduzione e U consumo (rncCO'glitori,mediatori-, grossisti, vi– nificatori, agenti, industriali, com– mercianti, eicc.) è dovuta allai note– vole polverizzazione delle partite, alla necessità di immediato realizzo 18 ~caginobianco da parte dei ,produttori al momen– ,to dellà vendemmia, alla insuffi– ciente attrezzatura d,i trasformazio– ne nelle aziende ;produttrici e alla esigenza delle industrie vinicole di acquistare mosti o vini, indispensa– bili in taluni cicli di laJVorazione che concorrono a rp.rodurre vini di tipo costante, :generalmente tagliati. Mentre i com:merdrunti di vino so– no in grado di conservare il prodot– to per vende:rlo alle mi:gliori condi– zioni :possibili e eon relativa oalma, i produttori di uva, costretti a ven– demmiare in un periodo di 10-15 giorni, sono nelnmpo&Sibilltà di re– gol,are l'offerta, quando l'andamento stagionale della co1'tura determina variazioni nella quantità o nella qualità del prodotto !rispetto all'an– no :precedente. E' eviden te, quindi, la necessi-tà di diffonde.re rfra i pro– duttori gli acc ordi coopera tivistici e di •costituire nelle regioni interessate un ce·rto numero di .cantine sociali, facenti eapo a organizzazioni di zo– na capaci di lavorare almeno 2-3 milioni di ettolitr,i di vini dai ,ca– ratteri organolettici e ,gustativi suf- 1fidentemente omogenei. A tal fine è necessario delimitare le zone a ,pro– duzione tipd1ca con criteri d.i una certa larghezza. La cooperazione La tendenza alla eooperazione, pe:r .la V'erità, comincia a diffondersi ifra i viticoltori in :modo '5e.Ill/Prepiù de– ciso: essi stanno ,convincendosi, in– fatti, che per questa via si potrà mo.difi,care radicalmente la pletori– ca sti:iuttura mer-cantile di molte zo– ne vitkole, a condizione •che gli im– pianti consortili siano soli:damente attrezzati e abbiano 'Una organizza– zione ,commeilciale efflicientc Nel 1956; esisteviano in Italia 300 can·– tine sociali, con una produzione di 4 milioni di ,ettolitri di vino e una capacità di i-n,vasamento di 4,9 mi– lioni. Siamo ormai - come si legge nella relazione del 1960 della Colti– vatori Diretti - ad una lavorazion,e collettiva deHe uve eapace di pr,o,– durre in ·soci1aleattorno agli 8 mi– lioni di ettolitri di vino in circa 450 stabilimenti :cooperativi o consortili. Si tende a raddoppiare itale attività produttiva, nell'inter,esse non sol– tanto del comoarto vitivinfoolo ma di tutta la economia agricola nazio– nale. In un interessante studio, elabora– to sotto gli ausipici dell'Unione delle Camere di commercio, industria ed agrkoltura ( « Cruratteristiche e pro– blemi del mer,cato del vino in Ita– lia»), il dott. Oarlo Aiello ha indi– vid.uato le seguenti cause del rela– tivamente basso consumo di vino in Italia: a) il •cambiamento dei gusti dei consumatori, specie fra le classi più :giovani, dovuto al ·progresso so– ciale delle masse; ·b) la diffusa ten– denza a considerare il vino un ele- mento voluttuario e non essenziale nella allment·azione umana, per oul gli incrementi dei redditi vengono destinati al soddisfrucimento di altri bisogni ritenuti essenziali, ma anche essi in gran parte .voluttuari; e) la mancanz,a di una vasta e capiHare propaganda a •favore del vino, da contrapporre ,alla numerosissima se– rie di altre ,bevande dissetanti e da pasto, .il cui uso va diffondendosi anche fra gli itali:ani; d) il difetto d.i organizzazione commerciale, per cui il vino comune, destinato a co•– prire i consumi di mass.a, è ancora venduto per la m31ggior :parte sfuso, senza alcuna -garanzia di .genuinità, in Iooali ,che non sono più frequen– tati come un.a volta; e,) Ia estesa gamma di tipi di 'Vino (se ne con– tano 250, oltre a quelli- comuni, non conosctuti a causa delle ridotte pair– tite esistenti) che disoT.ienta il con– sumator,e; f) la grande diffusione delle ·frodi: il 1 timore di non bere un prodotto genuino è de.terminante, dal punto di vista psicologico, iper allontanar-e l'abituale consumatore; g) i prezzi al ,consumo, che si man.– tengono ancorai eccessivamente aliti, tanto per il vino imbottigliato quan– to ,per ·quello sfuso. !Basta rilevare, a questo .proposito, che nel percorso dal produttore al -consumatore iI prodotto, in media, triiplica il ,suo prezzo. Si allontanano, così, dall'uso del vino proprio le 'Categorie che ne garruntivano il m31ggio:re consumo: i braccianti, gli operai e i ,contadini . La disponibilità annua di vino, nel nostro paese, si aggira intorno ai 100 litri a testa - ne.I periodo 1955-'58, è stata, in media, di 106,3 litri - ma il consumo effettivo, pur :migliorrun– do, oscilla sui 75 litri. Per -i produt– tori ,è sui 170. Per raggiungere la media di 100-120 litri per individuo, auspicata dagli orpera:tori economici interessati, è •chiaro che bisogna ga– rantire la genuinità del ,prodotto. E la costanza dei tiipi, e ipraiticare al COJ1sumo prezzi sopportabili •anche dalle e.lassi meno abbienti; infine, oceorre presentare il prodotto de– gnamente ed effettuarne un.a attiva e intelligente pubblicttà. L'azione propagandistica, d'altra ,pa,rte, va ,svolta an,che all'estero, dove i con– sumi sono molto più limitati che da noi e dove, almeno teoricamente, le possi:bilità di allargare il mer,cato sono notevoli. Naturalmente, la ,pro– paganda di fondo deve essere af– fr.ontata solidamente dai maggiori paesi produttori, attraveTso aiccordi ben ,coordinati. Non si può certo pre-· tendere di dUatare in modo indefi– nito il consumo all'interno, dove ol– tre d·eterminati limi 1 ti non è pos,si– bile andare, anche •per il diffondersi di altre bevande concorrenti. A un certo p1.mto, deve porsi il problema di adeg,uare la produzione alle ef– fettive po.ssibiUtà di assorbimento del mercato, costringendola entro li– miti di sicurezz.a, tali da assicurare il suo smaltimento a prezzi suffi– cientemente remunerativi ·per il col-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=