Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

abitazione, presi d'àssalto la Banca d'Ita– lia, il Credito Italiano, il Banco di Sici– lia, la Banca del Lavoro, il Municipio e numerosi negozi, alcuni dei quali saccheggiati :1>. Quali i motivi di una così imponen– te e tragica ribellione contro i poteri costituiti dello Stato? Lasciamo ancora una volta la parola ai giudici di Pa– lermo. quantità rilevante di pietre, la disponi– bilità, da parte della folla stessa, di mezzi di distruzione abbondanti e adat– ti che permisero la distruzione in bre– vissimo tempo anche di numerosi e ro– busti sedili di pietra che adornavano la •via Libertà, e la sincronia delle opera– zioni per cui, nello stesso momento, i disordini si svilupparono in diversi pun– ti della città, tutto ciò dimostra che la « Dopo le sentenze per i fatti di Luglio a Palermo». ·«E' pacifico - essi hanno afferma– to - che i fatti dell'8 luglio ebbero il fine di rovesciare il Governo Tam– broni. A prescindere da qualsiasi giu– dizio su quel Governo, questo collegio ritiene certo che i governi si rovesciano con i sistemi regolati dalle norme e consuetudini del diritto costituziQnale, non con dimostrazioni di piazza e sca– tenando i più bassi istinti della parte deteriore della popolazione, sempre p1onta a pescare nel torbito; ed è pure certo che lo sciopero fu proclamato dal– la CGIL e fu uno sciopero a carattere esclusivamente politico, come tale non coperto dall'art. 40 della Costituzione e pertanto punibile a norma dell'art. 503 del Codice Penale :1>. « La imponenza del numero dei par– tecipanti - hanno ancora osservato i giudici di Palermo - il modo con cui le disposizioni venivano trasmesse ed attuate (con un vero e proprio servizio di staffetta), la inappuntabilità dei tra– sporti, il fatto che permise che, nelle vie di Palermo, la folla disponesse di 14 bib u ecaginobianco manifestazione venne preventivamente ideata ed organizzata. Di questo, per– altro, costituisce riprova il fatto che i disordini di Palermo si svolsero con– temporaneamente, o quasi, a quelli ve– rificatisi in altri piccoli comuni della Sicilia e con modalità simili a quelli di Roma, Genova, Reggio Emilia e Ca– tania, il che signifca che i promotori vanno ricercati in persone· di non co– mune preparazione, capacità e freddez– za, la cui azione, lungi dall'esaurirsi entro confini territorialmente ristretti, si orienta e si armonizza su direttive che si sviluppano congiuntamente e an– che fuori dei confini della stessa pe– nisola». A parte queste considerazioni di or– dine generale, i giudici di Palermo so– no pervenuti a identica conclusione per l'accertata presenza tra i dimostranti dei deputati regionali comunisti Ettore Ci– molla, Pompeo Colajanni, Pio La Tor– re e del dirigente socialista Natale Di Torre, presenza risultante da alcune fotografie « molto opportunamente rin- tracciate ed allegate agli atti, le qualì mostrano, tra l'altro, un deputato re– gionale, !'On. Ettore Cipolla, in atteg– giamento assai lontano da quello con– ciliante e pacifista che hanno voluto far credere nella loro deposizione i de– putati Ovazza, Colajanni e Genovese ». Quanto, poi, al comportamento della forza pubblica, sulla quale, a suo tem– po, « more solito »., la stampa social– comunista aveva tentato di .far ricadere la responsabilità di tutto, il Tribunale di Palermo ha affermato con estrema cleci~ione che niente affatto provocato– rio fu « il comportamento dei vari com– missari e ufficiali Gulì, Pipitone, Gi– sondi, Lacorte, Laparola, Mosca, Ma– gnotta, ecc., i quali, pur avendo in massima parte riportato lesioni perso– nali e vedendo i loro uomini fatti se– gno a violenze di ogni sorta, seppero contenersi e contenere i loro uomini, evitando l'eccidio che una reazione me– no controllata avrebbe certamente pro– vocato». Le conseguenze giudiziarie tratte dai fatti prima esposti dai magistrati di Pa– lermo sono note. Ai 37 responsabili, che fu possibile identificare tra le mi– gliaia di dimostranti, furono inflitti complessivamente 62 anni, e 7 mi;_sidi detenzione. Naturalmente non è stato possibile identificare, tra essi, l'uccisore di quella povera madre di famiglia. fulminata mentre, t~rrorizzata, stava rinchiudendosi in casa. Se i marxisti fossero dotati di un minimo di coscien– za umana e civile, dovrebbero sentire il peso di quest'altro cadavere seminato lungo la stradà della loro inumana e feroce dottrina politica. Ma, e qui toc– ca a noi trarre il significato politico dalle conclusioni giudiziarie a cui sono pervenuti i giudici di Palermo, sarebbe giusto riservare questo tremendo peso solo ai social-comunisti? Non bisogna dimenticare, invero, che, nel luglio scor– so, analoghi e non meno gravi fatti si verificarono in altre città d'Italia e che, in conseguenza di .essi, altri cittadlni persero la vita. E avvenne in qualche caso che tra coloro che guidarono la rivolta contro i legittimi poteri dello Stato si trovarono esponenti, non solo dei partiti marxisti, ma anche dei par– titi, che oggi compongono la maggio– ranza delle cosiddette « convergenze pa– rallele », in essi compresi esponenti di quella stessa Democrazia Cristiana, che solo qualche mese prima, per la accer– tata· impossibilità di dare una soluziont' politica alla cns1 di governo, si era as-

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