Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961
RECENSIONI Africa • I Il « Questi popoli,, sottoposti per se– coli alla tutela coloniale, hanno a mano a mano preso coscienza di sé, delle loro • possibilità e sopratutto dei loro diritti; da ciò un profondo, a volte esasperato desiderio di libertà che ha pervaso, in breve, ogni popolo ed ogni razza d'Asia e d'Africa ... ». Partendo da questa ·premessa Salva– tore Foderaro, Presidente dell'Istituto Italiano per l'Africa, ha dato in que– sto suo volume dal titolo « Africa in Cammino » un quadro cronologico dei principali avvenimenti evolutivi, avutisi nel continente nero nell'ultimo quin– quennio; avvenimenti che, per la loro portata e sopratutto per il loro valore umano e sociale hanno richiamato l'at– tenzione del mondo intero verso l'Africa. L'autore ha volutamente segulto un esatto ordine cronologico degli avveni– menti, tracciando il suo scritto sul per– corso segnato - come altrettante pietre miliari - dalle Conferenze panafricane. Egli prende le mosse dalla conferenza di Bandung, dell'aprile 1955, per pas– sare poi attraverso le Conferenze del Cairo (dicembre 1957), di Accra (di– cembre 1958), di Sanniquellie e di Mon– rovia (luglio-agosto 1959), di Tunisi (gennaio 1960), ancora di Accra (apri– le 1960) e di Conakry (dello stesso me– se), e giungere cosl alla II Conferenza degli Stati indipendenti africani, tenu– tasi in Addis Abeba dal 14 al 26 giugno 1960. Attraverso l'esposizione logica più che critica di Foderaro, il lettore vede maturarsi - attraverso le discussioni e le conclusioni cui ognuna di queste conferenze pervenne - la coscienza in– dipendente dei popoli africani, che è alla base di quel fenomeno post-beliico noto come il « risveglio dei popoli di colore ». Alla Conferenza di Bandung l'Autore conferisce grandissima impor– tanza, oltre che per le conclusioni cui si 32 bibliotecaginobianco • cammino pervenne, sopratut~o per l'avvenimento in sé: « per la prima volta nella storia dell'umanità - scrive Foderaro - si riunivano i rappresentanti dei popoli di colore: 29 nazioni libere ed indipen– denti dell'Asia e dellAfrica si erano, in– fatti, dato appuntamento in una citta– dina giavanese per discutere del razzi– smo e del colonialismo». L'appello fi– nale che partÌ da questa prima grande assise dei popoli di colore invitava le nazioni di tutto il mondo a praticare la tolleranza, a vivere insieme in pace e da buoni vicini, a sviluppare sempre più una amichevole cooperazione. Meno costruttiva di Bandung fu la Conferen– z:i del Cairo del dicembre '57, alla quale non tutte le 29 nazioni parteciparono, ed alcune vi presero parte con delegati non ufficiali, o con osservatori: la pre– senza di una delegazione sovietica, for– te di 40 membri, politicizzò l'avveni– mento e creò un ambiente di diffidenza che svuotò la manifestazione di ogni significato costruttivo. Tuttavia, l'assen– za totale di Paesi occidentali agevolò notevolmente il giuoco penetrativo dei sovietici, che guardavano ormai all'Afri– ca come ad un fertile terreno per la loro espansione sul piano ideologico e sul piano economico. Nèlle parole del Primo Ministro del Ghana, Kwame Nkrumah, è espresso lo spirito della Conferenza di Accra, del dicembre '58: « Non dobbiamo dimen– ticare - ammoni va Nkrumah - che il colonialismo e l'imperialismo possono venirci anche sotto foggie diverse, e non necessariamente dall'Europa. Dobbiamo essere ben vigili e in grado di ricono– scere questa insidia quando drizza la sua testa, e prepararci a combattere contro di essa ». Era lo spirito di Bandung che risuonava anche nel cuore dell'Africa. Mentre a Sanniquellie ed a Monrovia si ebbero soltanto degli incontri per l'esame di particolari problemi, che ri– vestivano maggiormente carattere d'ur- genza, la Conferenza di Tunisi del gen– naio '60 lasciava facilmente intravedere la imminente realtà: il 1960 fu definito per antonomasia, l'anno dell'Africa. Ef– fettivamente l'accessione all'indipenden– za da parte dei popoli africani era ormai divenuta un fatto naturale: i casi di popoli che proclamavano la propria in– dipendenza si ripetevano con una fre– quenza insospettabile. Ma se tutto ciò infondeva una giustificata euforìa ai giovani Stati africani, d'altra parte po– neva alla loro attenzione nuovi proble– mi e nuove necessità, che prima d'allora erano in gran parte rientrati nelle cure de-Ile nazioni europee amministratrici. L'esame di questi problemi e di queste difficoltà furono oggetto della Conferenza di Tunisi, ma non si può dire che in quella sede si raggiunges– sero delle soluzioni di pratica attua– zione. Orientamenti maggiormente costrut– tivi si ebbero, invece, nella seconda con– ferenza degli Stati indipendenti africani, tenutasi ad Addis Abeba nel giugno dello scorso anno, anche se durante i h,vori si evidenziarono gli incipienti at– triti tra i giovani Paesi indipendenti. Salvatore Foderaro chiude il suo esa– me cronologico delle conferenze africa– ne- ad Addis Abeba, traendo la conclu– sione che da questi numerosi incontri un ammonimento sorge per gli europei: non distogliere, cioè, la loro attenzione da tutto ciò che avviene in Africa. « Si tratta - così conclude - di un mondo che si muove con impulsi dinamici e con energie quasi vergini, desideroso di tracciarsi le strade maéstre, di trovare una risposta valida ai propri interroga– tivi, ai propri dubbi e alle proprie i~tanze, di dare una impostazione ai grandi problemi, alle aspirazioni e agli immensi bisogni di tutto un continente. Dipenderà molto anche da noi euro– pei favorire il processo di riconcilia– zione e di comprensione, presupposto indispensabile per un avvenire comune e pacifico per tutti i popoli e per tutte le razze». C. T. SALVATORE FoDERARO: Africa in cam– mino - Edizioni dell'Istituto Italiano per l'Africa, Roma 1961.
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