Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961
CINEMA Quale Per il centenario dell'unità d'Italia 11 cinema ci ha già detto la sua. E per primo. E in cornici auliche come l'Ope– ra di Roma e il Garignano di Torino. Mai però come in questa occasione sa– rebbe stato opportuno ricordare che il silenzio è. d'oro. Cosa ci ha regalato, in fatti, il cinema italiano per commemo– rare Teano, l'unione del sud al Nord~ i Mille e la battaglia del Volturno? Viva L'ltalta, un film di Roberto Rossellini che, a parte l'evviva del titolo, non ha nulla da potersi condividere, non la Storia come ce la propone, non Gari– baldi protagonista come ce lo rappre– sc:nta, non l'arte cui aspira invano. Vediamo la Storia: che il Risorgimen– to vada sfrondato dall'oleografia è una esigenza innegabile. Metter da parte la oleografia, però, non significa metter da parte l'esatta interpretazione di quei giorni, dei loro movimenti, delle loro conseguenze e, soprattutto, ignorare o, peggio, falsificare gli intenti e i caratteri degli uomini che li vissero. Per Rossel– lini e i suoi compagni quei fatti d'arme che, sostenendo la spedizione dei Mille, condussero alla fine del Regno delle Due Sicilie e alla fusione di quegli stati nel J.: egno di Sardegnai furono una inizia– tiva di Garibaldi, pubblicamente osteg– giata e solo in parte privatamente fa– vorita dai Piemontesi dato che Cavour, molto più che all'unità d'Italia, mirava al consolidamento della Corona sabau– da e nei Mille e nel loro capo vedeva .:solodei pericolosi rivali. Nel film perciò Cavour (che non si vede mai) è dipinto- come un mestatore pericoloso che ordisce livide trame nel- 1'ombra, Vittorio Emanuele II è un sol– datone grossolano che sarebbe più sim– patico se avesse il coraggio di sbaraz– zarsi di Cavour, e Garibaldi è solo una vittima della perfidia piemontese che, appena gli vede sconfiggere i Borbonici, lo spedisce a Caprera a far l'agricoltore. Discutibile interpretazione, discutibi– le tesi: la si sarebbe forse sopportata se, nelle sue inesattezze, avesse conservato un resto di grandezza, un minimo di dignità, un'ombra, un sospetto di so– lennità. Rossellini, invece, per paura della retorica, oltre a far piazza pulita .dell'oleografia, ha messo da parte ogni Lo STATO ' bibliotecagi.obianco Italia? austerità e fraintendendo il realismo ci ha dato dei Mjlle, delle loro gesta e dei loro uomini più in vista una ricostru– zione in soldi spiccioli, umile, meschina, assolutamente priva del senso delle pro– porzioni: perchè se è ve~ità - e quin– di realismo - che Garibaldi prendeva il caffé a letto, avvolto in maglioni di lana, che non poteva leggere i procla– mi senza prima inforcare gli occhiali, che non sapeva arringare i suoi senza leggere e che, infine, soffri va di reuma– tismi e ( almc:no nel '61) era lento di movimenti e impacciato nel montare a cavallo, non era Garibaldi per questo, e mostrarcelo invece « solo » cosi, in un clima da bassa cucina, significa limita– rt":la realtà, ignorarne gli altri aspetti, coartarne la portata e, in definitiva, ancora una volta falsificarla. Esattamente come la si mutila e, quin– di, la si falsifica quando, nella descri– zione delle battaglie, si mette quasi sempre <la parte l'aspetto epico a. esclu– sivo favore di quello minutamente epi– so<lico, da scampagnata fuori porta. Ac– cetteremo forse anche questo se Rossel– lini avesse inteso raccontarci un Risor– gimento dietro alle quinte, visto dalle cantine, e, così facendo, fosse riuscito a darci un film serio, colorito, umano e, in definiti va, sincero. Invece Viva l' Ita– lia è e vuole essere un esempio di nuo- La Francese ' e Parlavamo la scorsa settimana, a pro– posito de « I cugini » di Chabrol, .della falsa audacia di certa cultura francese. Un film di questi giorni ci induce a riprendere il discorso: << La fran_cese e l'amore», inchiesta cinematcgrafica in sette episodi, bloccata a suo tempo dal– lc1 nostra censura e finalmente giunta sugli schermi italiani con un piccolo ri– .tardo che è valso strategicamente a rinfocolare la curiosità e rendere più ne-rvosa l'attesa. Non crediamo molto alle inchieste cinematografiche, particolarmente a quelle che pretendono di cogliere una va epica e orgogliosamente pretende di mettere al centro di ogni suo sforzo pro– prio la Storia con la maiuscola, non quella minuscola, tessuta di modeste cronache umane. Fallito in questo intento (perché so– praffatto dal grigiore dell' antiretorica, bolso e stantio quanto e più della reto– rica) il film è poi fallito anche sul pia– no più semplicemente cinematografico: perché il suo racconto, affannoso e scricchiolante, è fiorito di situazioni im– plausibili e i suoi personaggi (ivi com– preso quello di Garibaldi che è il solo comunque, ad avere una fisionomia) sono per la più parte sfocati, gratuiti, illogici, senza verità e senza approfon– dimento. Rossellini li ha mossi con di– stratta sfiducia, li ha incontrati e persi di vista con indifferenza e ha fatto dar loro volto, inoltre, da una serie di atto– ri in sé degnissimi (Renzo Ricci, Paolo Stoppa, Franco lnterlenghi, Giovanna Ralli, Tina Louise) ma quasi sempre fuori parte o, comunque, incapaci di rendere credibili dei caratteri che, in realtà, nessuno aveva pensato di studia– re prima con un po' di attenzione. Un film sbagliato, perciò, inutile e persino nocivo: perché sconsacrando il Risorgimento discredita, in pari tempo, i principi più intimi che hanno concor– so. a dargli vita e accantonando in una occasione così seria, il. più doveroso ri– gore artistico, testimonia con quanta in– differenza oggi si pone mano in Italia alle cose serie. Senza che quei Consules cui tocca di provvedere provvedano (ma– gari risparmiando al Garignano la ma– linconia di simili primizie). GIAN LUIGI RoNDI nata per alllare dfterminata << realtà » attraverso una se– rie di racconti sceneggiati in anticipo per illustrare dei sedicenti casi generali. E' piuttosto nella direzione di un ap– profondimento dei suoi temi e di una severa ricerca espressiva che il racconto cinematografico può farsi anche « spec– chio » dei tempi, anzi elemento chiari– ficatore di certi problemi. Ricordiamo « Amore in città>>, una inchiesta cinematografica ideata circa dieci anni fa da Cesare Zavattini, estre– mo gradino della sua ricerca di un « neorealismo integrale»: una lunga se– rie di interviste con prostitute (forse fu 31
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