Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

prare lo zucchero per l'alimentazione dei loro bambini. La discussione si fa– rebe oziosa e si troverebbe colui che sa– rebbe disposto a sostenere che, alla fin fine, anche chi va a caçcia di quaglie spessò e volentieri riesce con due schiop– pettate di più a procacciarsi un pasto che forse ~arebbe stato impossibilitato a procurasi per altre vie. Ma una osservazione riteniamo ci pos– sa essere consentita: ci sembra tanto che i governanti decidano di imposte e di tasse con sce{te altrettanto obbligate quanto disinvolte son le loro decisz"oni di spesa. Arriva, cioé, il momento in cui "bisogna trovare t soldi". Ed è un momento drammatico, specie quando si sa che il carico fiscale nel Paese è tale da non potersene con leggerezza oltre– passarè certi limiti. Tanto più dram·ma– tico è il momento quanto più preoccu– pazioni di prestigio non consen,ono di prendere pòsizioni "impopolari". E la scelta è straordinariamente difficile ove soltanto ci si metta a fare il conto dei contribuenti che saranno colpiti, poiché si finisce sempre con lo scoprire che, se anche si stabilisse di far pagare cin– que centesimi a testa a coloro che giuo– cano alla ruzzola, si troverebbe che sono un esercito, un numero infinitamente superiore a quello che neppure lonta– namente si possa immaginare. E tutto questo impaccio è tale perché nonostçmte le prediche rinnovatrici e progressiste, i criteri che regolano l'im– posizione fiscale nel nostro Paese non sono riusciti ad andare al di là della tecnica antica del trovare in ogni caso a un spesa una possibile copertura. L'idea di seguire nella politica tribu– taria un criterio meno fiscale e più improntato a ragionamenti economici e più adeguato alle esigenze della pro– duzione ricorre assai di frequente nei discorsi nelle sedi del Governo, nel Parlamento e sopratutto nelle piazze, ma quando si tratta di passare ai fatti sembra che ne manchi quanto meno la possibilità. Lo Stato ha bisogno di mezzi finan– ziari per soddisfare alle esigenze dei pubblici servizi. In uno Stato moderno i pubblici servizi tendono, un pò da per tutto, ad allargarsi. Ma maggiormente si allargano là dove l'iniziativa del pri– vato imprenditore non riesce, per una· serie di ragioni che qui sarebbe troppo lungo elencare, a conciliare l'interesse particoìare con quello generale della comunità. Va da sé, che tante essendo le diffi– coltà su questo piano per la naturale evoluzione economica e sociale del mondo, assai più difficile diventa il compito dell'iniziativa privata in quei Paesi nei quali agli ostacoli naturali i governi sembra si studino di aggiunger– ne altri ancora> con indirizzi di poli– tica economica non sempre indovinati~ E uno di quei Paesi è il nostro dove per la gran parte dei cittadini è già tanto difficile tentare iniziative produttive an– che, e in misura assai larga, per .il peso, la non irazionalità e la sperequazione dei tributi. Dicemmo nella nostra nota della set– timana scorsa che è perfettamente inu– tile elargire con una mano, per rastrel– lare poi più di quanto si sia elargito con ì'altra: Rendere faticosa la produzione di nuove ricchezze non giova certo a chi vuol condurre una politica di progresso sociale, specie quando, nonostante tut– ta la buona volontà, l'iniziativa pub-– blica surrogandosi a quella privata non riesce a far meglio di essa. I ceti medi e meno abbienti italiani non sono convinti di poter trarre graf! giovamento dalle -recenti spese decise dal Governo, mentre sentono di essere ancora una volta essi i più coipiti dai provvedimenti fiscali dei giorni scorsi. Ci vorrà davvero una gran fatica a metter loro. in testa che la via che si sta seguendo è la più adatta per una sana e moderna politica di sviluppo economico e di affermazione della so– ciaùtà. CHI TRADISCE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA 8 Il commento de « Il Popolo » alle dimissioni dell'on. Durand de La Penne è. semplicemente incredibile. Chi scrive ha dato in un periodo ora lontano, alla DC tutto se stesso: se ne è allontanato poi per soli motivi di verità e di coscienza, che riguardavano la pratica non rispondenza delle teorie politiche e del costume morale della DC alla verità cattolica: ma ritiene anche oggi che quel patrimonio di speranze, di generositi,, di dedizioni, anche se miste ad ambiguità, infedeltà ed errori che è il patrimonio della DC e che risale a tre generazioni non meritasse le umiliazioni a cui le sto conducendo l'ex littore di Bari. Abbiamo poco rispetto per gli antifascisti « dopo StaHngrado »: ma dobbiamo pur dire che questi malconvertiti hanno portato nelle file del mondo cattolico proprio ciò che nel fascismo era più incompatibile con il cattolice– simo: e cioè il principio del partito-tutto, (che è peggio e più che la partitocrazia). Quando la nota de « Il Popolo » giunge a scrivere che una deviazione del partito non può essere più apprez– zata dalla coscienza individuale perché ogni giudizio è riservato al partito, per cui il partito non può essere giudicato altro che dal partito, ebbene essa enuncia il principio totalitario nel suo rigore formale. Gli ex cattolici de « Il Popolo >> · dimen·ticano che uno dei punti fondamentali del contrasto del '31 tra Pio Xl e il fascismo fu la pretesa del fascismo di dare un valore assoluto all'impegno verso il partito.. Il Papa disse, che il giuramento richiesto era prestabile solo con l'aggiunta della formula « salva la coscienza ». La segreteria DC in sostanza riesprime la posizione erronea che con tanta ostentazione affermo di voler combattere. L'ex hegeliano ha fatto buona scuola. I motivi dell'on. Durand de La Penne sono così ispirati da motivi cattol=ci che essi potrebbero essere espressi con le parole impiegate dal quotidiano cattolico genovese, espressione del cardinale Siri. E' un onore per noi che oggi i principi cattoHci siano difesi da una medaglia d'oro e da un uomo d'onore come l'on. Durand de La Penne. Al fianco del principio opposto stanno gli opportunisti di sempre. Che i Graìano d'Asti, che servono chi li paga, si permettano di parlare dì « impegno d'onore » all'on. Du– rand de La Penne, è solamente un segno dei tem•pi. Ma se il popolo italiano potrà senza coartazione scegliere tra la medaglia d'oro ed un ex littore, mostrerà certamente di sapere bene dove sta la causa della libertà, della verità e dell'onore. bibliotecaginobianco l

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