Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961
LO STATO montata dal governo in attesa delle elezioni, sia per sostenerlo, sia per combatterlo se avversario ..... E per la stampa, il preteso quarto potere, si provvede con i danari dello Stato, o con pressioni e lusinghe sugli uomini politici o suoi finanzieri che ne abbiano in mano le fila. E' la storia del cosidetto Vecchio del Mare, delle Mille e una Notte, il quale montato in collo a Sin<lbad il Marinaro, ne fa un servitore ed uno schiavo, minacciando di strangolarlo ad ogni accenno di ribellione. Questi non può sbarazzarsene che quando, un giorno, il vecchio si ubriaca. E' il caso che si verifica anche per i mini– steri. E' soltanto quando si inebbriano del potere, che il parlamento riesce a levarseli di dosso. Dato questo sistema, della continuità nell'azione del governo, dcli~ conser– vazione delle buone tradizioni ammini– strative, della coerenza nei programmi, non vi è più chi si preoccupi. I nuovi ministri debbono far parlare di sé; avere ciascuno un metodo nuo– vo; rivoluzionare quanto è stato fatto dai predecessori, siavi o no urgenza o bisogno di riforma. Preme soprat– tutto far nuove nomine d'impiegati, cambiare organici, ecc. La via da seguire Il potere esecutivo, dovendo, nella sua azione di Governo mantenersi al di sopra e al di fuori dei partiti e non dovendo favorire gli interessi della maggioranza piultostoché quelli della minoranza, o degli elettori anziché <lei non elettori ma considerare tutti i cittadini allo stesso modo, tenendo conto del solo interesse generale dello Stato, deve essere dipendente <la chi non può non immedesimarsi sempre con questo interesse generale, e non potrebbe mai essere affidato ad un istituto che fosse la emanazione diretta della maggioranza di un solo partilo ..... Riassumendo brevemente i concetti fin qui accennati, mi afiretto verso la conclusione del discorso..... Togliesi ogni credito, ogni prestigio al Parlamento, volendone far riposare tutta l'azione sulla necessità di un con– (litto continuo d'interessi locali e per– sonali, e facendo del dissidio e della lotta le condizioni di vita e di funzio– namento -del governo -della cosa pub– blica. E allo stesso tempo togliesi credito e prestigio al Principato, che dovrebbe b1b110 ecag1noo1anco formare la spina dorsale dell'organismo politico, che dovrebbe incarnare l'idea dello Stato difensore, non soverchia– tore della libertà, impersonando 'l'inte– resse generale in quanto diventa con– dizione e mezzo di tutela dell'interesse individuale del maggior numero e del libero svolgimento della personalità umana. Del Principe invece si vorreb– be, dai nostri dottrinari, fare un es– sere quasi ipnotizzato, che dovesse ac– cettare tutto, sottomettersi a tutto, non avere volontà né opinione pro– pria, ma solo designare come un ma– nometro automatico, nei momenti di crisi, quale è il presidente del Consi– glio che si suppone debba e possa per /as ac nefas ottenere la maggio– ranza dei voti dei deputati. Non si può pretendere che il pubblico abbia da considerare per 99 giorni su 100 la persona del Principe come un ele– mento inatti,·o, che non deve essere e tanto meno manifestare opinioni né sentimenti nell'indirizzo della cosa pubblica, ma deve far buon viso a qualunque Gabinetto, possa strappare il consenso della Camera, e poi voler che il centesimo giorno, nei momenti più difficili e di crisi, quando divam– pano le passioni più vive, quello stesso Istituto; fino allora trascurato e senza ' azione reale venga ipso facto rispettato e venerato da tutti, come i.Igrande mo– deratore dello Stato, avendo chiara e sicura coscienza della linea da seguire nell'affidare a nuove mani il potere e riscuota la cieca fiducia e l'assenti– mento dell'universale. Tutto oggi dovendo dipendere dal– la volontà della maggioranza dei man– datari drgli elettori, ogni studio, ogni sforzo degli uomini politici, di coloro che di fallo hanno in mano il gover– no, si riassume nel predisporre gli or– gani dello Stato e tutti gli istituti po– litici che da loro possono dipendere, in guisa da poter lusingare o costrin– gere il responso degli elettori a seguire la via da essi indicata e nel vincolare intanto la volontà della maggioranza della Camera con le lusinghe perso– nali e con le minacce di schierare con– tro ogni singolo deputato nel suo col– legio tutta la batteria delle influenze governative ed ufficiali. E d'altro canto ogni studio, ogni sforzo dei singoli deputati si concen– tra nell'assicurarsi la rielezione, cioè nel soddisfare lì per lì in qualsiasi modo• il maggior numero -di interessi e di brame <lei singoli elettori. Onde disprezzo dell'elettore pel de. DOCUMENTI putato, -di cui si serve e che lo serve; disprezzo della Nazione pel Governo, e per le istituzioni stesse di cui esso è il prodotto visibile. Ogni idealità di Stato viene a man– care; ogni tradizione di Governo ri– mane interrotta; il principio dell'auto. rità perde ogni prestigio; e la Nazione si disamora sempre più degli ordina– menti che la reggono, condannando tutto e tutti in massa, e persone, e istituti, e principi. I Governi misti, complessi, compo– sti da vari istituti autonomi, con at– tribuzioni proprie e distinte, presup– pongono, per la regolare loro azione, che ciascun potere, ciascun isti tulo vigili alla conservazione dei propri di– ritti cd alla integrità delle funzioni af. fidategli. In Italia invece, lo ripeto, è sorto un potere nuovo, parassita ed ibrido, dallo Statuto non contemplato, il qua– le facendosi strumento e sgabello delle pretese dottrinarie e delle crescenti usurpazioni della Camera dei deputati, che vorrebbe arrogare a sé solo il di– ritto di parlare come interprete della volontà della nazione, è riuscilo col dichiararsi a sua volta la emanazione legittima e autorizzata -della rappre– sentanza nazionale, ad una progressi– va ed efieLtiva usurpazione di quasi tulle le funzioni normali della Coro– na, facendone altrettante funzioni di– rettamente da sé dipendenti, e tende sempre più a mettere nell'ombra il Principe; mentre al tempo stesso ha, dall'altro campo, snaturate o distrut– te le funzioni proprie della Camera elettiva. La Camera, avendo voluto in– vadere le competenze altrui e gover– nare, è venuta invece a perdere an– che di fallo l'esercizio libero delle stesse funzioni legislative, attribuitele dallo Statuto; e si trova, ogni giorno• più, mancipia del l\Iinistero ..... Non ho inteso nel presente scritto far allusione o rivolgere accuse all'at– tuale Ministero, più che muovere rim– proveri a quelli passali. Ho inteso ri– levare cd analizzare una trasforma– zione che si è andata svolgendo nelle nostre istituzioni, e che parmi essere– stata una delle principali cause della loro progressiva decadenza; trasfor– mazione che trova la sua espressione nella formula: « Il ne regna e non governa», cd è in aperta contraddi– zione con quanto lo Statuto vuole e la Nazione attende, per la conseryazione delle istituzioni libere in Italia.
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