Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961
LO STATO zi ai decreti-legge, •anche quando que– sti compromettevano, in tempi e con– dizioni normali, questioni di alta im– portanza costituzionale economica e finanziaria. Ricondotta invece l'azione della Ca– mera nella cerchia delle sue legittime competenze, la maggioranza si mo– strerà, sempre, non meno della mino– ranza, gelosa di mantenere incolumi i diritti collettivi dell'istituto cui ap– partiene. La mia tesi non è, certo, che le sorti del Ministero o dei singoli ministri non debbano e non possano mai in al– cun modo dipendere dai voti della Ca– mera, ancorché questi voti partano da una vera volontà ponderata e costan– te, e rivelino un serio movimento della opinione pubblica. Così come oggi, mentre una siffatta dipendenza è pro– clamata fatale e necessaria, essa non si è sempre tradotta in pratica, non è nemmeno -detto che ai termini del no– stro Statuto sia esclusa ogni azione della rappresentanza nazionale elet– tiva sulla vita del Ministero e dei mi– nistri. Una -tale azioneJnon è però da considerarsi a priori come sempre egualmente e costituzionalmente ne– cessana. S'intende che nessuna legge può mai essere sanzionata senza J'approvazione preventiva della Camera; e mediante la votazione -dei bilanci non è esclusa la facoltà del Parlamento, dove si tratti di un vero contra3to costante d'indirizzo di far valere la sua volon– tà contro un determinato Ministero o ministro ..... Malcostume al· vertice E' strano invero il fenomeno che si è venuto svolgendo e determinando nel Regno d'Italia, e più specialmente durante quest'ultimo quarto di secolo. A poco a poco è sorto e si è affer– mato un istituto nuovo, non contem– plato affatto nello Statuto, e che ogni giorno più tende a costituirsi come un potere autonomo, fuori -della legge, e si alimenta e s'impingua di tutte quel– le funzioni cui apertamente o tacita– mente sta spogliando gli altri poteri costituzionali. Questo istituto nuovo, ibrido, che tende a sovrastare ogni giorno di più a tutti gli altri poteri, è quello del Ministero, considerato nel suo complesso, ma che s'incarna spe– cialmente nel.la person,a del Presiden– te del Consiglio. Non intendo alludere qui alla vec. chia questione dei ministri-cancellieri e V e dei ministri-cardinali o gran v1s1r, cioè ad una questione che Tiguarda la costituzione interna del Ministero e la opportunità di concentrarne in mag– gior o minor grado la rappresentanza collettiva in una o più persone: bensì accenno alla questione della situazione del Ministero consideralo come isti– tuto a sé, di fronte al Sovrano da un lato ed al Parlamento dall'altro. Ad ogni crisi ministeriale, comun– que nata, tutti gli uomini che riuni– scono intorno a sé qualche influenza politica, soli o aggruppati, si adopera– no a tutta forza per impadronirsi del potere, ottenendo l'incarico -dal So– vrano di formare il Gabinetto. La convinzione generale è che chiun– que, tra i diversi capigruppo del Par– lamento, arrivi comecchessia ad avere per primo l'incarico di comporre il Gabinetto se è accorto e ardito, e so– prattutto se non ha l'ingenuità di vo– lersi mostrare troppo coerente nei principi e corretto nei mezzi, avrà poi sicuramente la maggioranza dei voti alla Camera. Quindi nei momenti di crisi si mette in moto, -da tutti, ogni macchina; ogni astuzia, ogni pressione perché l'incarico venga dato al pro– prio candidato, a quello cioè da cui ciascuno può _sperare maggiori vantag, gi. Tutti i mezzi sono buoni. Si mi– naccia perfino copertamente o -aperta– mente il Sovrano, che se la sua scelta cadrà sopra altri, si susciteranno di– sordini e tumulti, facendosi forti di quel misterioso terrore che invade gli animi di tutti in Italia, come una re– minescenza' giacobina, di fronte ad ogni movimento della piazza. Avuto l'ambito incarico, tutta l'arte sta nel far presto, nel mettere insieme una <liecina di ministri, non importa come la pensino, purché lì per lì con la semplice ,somma dei loro aderenti rappresentino un numero notevole di deputati; non importa nemmeno che questo numero costituisca la maggio– ranza della Camera; il resto che man– chi si otterrà cammin facendo. Del programma nessuno si cura. Fare diverso dai predecessori; farsi temere e far sperare a molti, ecco tut– to il gioco. Impadronitisi dei ridotto centrale del Governo, il Ministero nuovo si svolge minaccioso contro tutti color che non si mettono al suo seguito. Forte nel possesso dell'autorità, esso è pronto a sfidare per mantenersi in seggio, e Camera e Senato e, occor– rendo, lo stesso Sovrano; quasi rap- DOCUMENTI presentasse un potere costi tuzionalc autonomo, con un dirillo proprio e una Lasc giuridica a sé, all'infuori della Corona e del parlamento. Ad ogni minimo segno che la Co– rona possa avere una 'volontà propria nelle cose di governo, il ministero si inalbera, contestandogliene il diritto. Con la teoria che il Re regna e non governa, si nega contro la lettera e lo spirito dello Statuto, che il Principe possa avere e tanto meno manifestare una q1,1alsiasivolontà diversa da quel– la del ministero, finché questo possa presentare un voto favorevole alla Ca– mera, fosse pure la maggioranza di un solo voto e con qualunque mezzo ottenuta. Di fronte -alla camera, che mostri volontà di ribellarsi, si minaccia con– tinuamente lo scioglimento con elezio– ni generali sollo alta pressione go– vernativa. Non si ammette quasi più che il sovrano possa, nel caso di un dissidio tra il ministero e la Camera, negare al primo lo scioglimrnlo. Ciò non si sostiene ancora apertamente; ma si fa dagli amici dichiarare per ogni verso, che, in caso di un voto sfavorevole, il ministero non presen– terà le sue dimissioni. Si sussurrano pci corridoi di Montecitorio le confi– denze supposte del presidente del ~onsiglio: « il, checché avvenga, non .ne ne vado. La vita della camera di– pende da come si saprà condurre. Se avessi un voto contrario, io resto al mio posto e non presento dimissioni. Se il sovrano non mi vuole, dovrà re– vocarmi con decreto suo e di sua ini– ziati rn ». E magari in certi momenti si aggiunge: « Io sono pr~nto a ricor– rere a qi.;alunque mezzo. Sono pronto anche a scendere in piazza », ccc. Intanto si pone mano (senza am– mettere mai che né il sovrano né altri in ciò possano entrare o aver che os– servare) ad un lavoro di così delta preparazione delle elezioni generali. Si mutano prefetti e funzionari di ogni grado. Si revocano quelli che si sup– pongono ligi ai passati ministeri. Si' terrorizzano altri; e specialmente le amministrazioni dei comuni, àclle opere pie, degli istituti di ere-dito, ecc. Si cerca di preparare dappertutto stru– menti politici, dicendo tra se e se: « vorremmo vedere, nel giorno della crisi, come farebbe altri a scomporre rapidamente tutto questo lavoro ». E così. individualmente si intimoriscono i deputati, ognuno dei quali vede nel proprio collegio tutta una macchina
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