Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961

LO STATO la presente camera, << fortemente spe– ro, che la pubblica opinione i.!luminata e diretta dai nostri statisti, potrà con– vincersi, che non -dobbiamo menomare o sopprimere -le nostre istituzioni rap– presentative, ma dobbiamo piuttosto richiamarle ai loro principi, costrin– gendo Camera e Governo nei limiti dei loro rispettivi poteri, e togliendo soprattutto al Governo i mezzi di esercitare illeggittime pressioni e in– debite influenze sugli eletti e sugli elettori ». Sono perfettamente d'accordo con l'onorevole Di Rudinì nella premessa, e riguardo alla necessità di richiamare le nostre istituzioni ai •loro principi; ma trovo insufficiente ed incompleto il rimedio, quando egli lo fa consistere tutto nel meglio ·delimitare i poteri del Governo e della Camera e nel ri– durre le attribuzioni dello Stato, de– legandone alcune funzioni ai Corpi ed alle autorità focali, e non contem– pla come ugualmente necessaria ed ur– gente la rivendicazione del potere esecutivo ·alla persona del Principe, riducendo questi ad una parte nega– tiva ed inattiva, e considerando il po– tere esecutivo come legalmente e real– mente posseduto dal Mi1ùstero, non dal Re. L'esorbitare della Camera elettiva dalle sue funzioni e ,la sua invasione dei poteri della Corona si sono effet– tuate e sono state rese possibili me– diante la dottrina che faceva -dei mi– nistri del Re i ministri della Camera, cioè li sottoponeva alla diretta dipen– denza delle mutevoli maggioranze par– lamentari. Non potete ora togliere efficace– mente gli usurpati poteri alla Camera e risanare tutta iJ'azione del meccani– smo parlamentare finché, in un paese come il nostro, dove tanta è, e di tanto si vuole sempre accrescere l'azio– ne dello Stato, non liberate in parte i ministri, dalla diretta dipendenza dalla Camera, ridando loro realmente il vecchio e primitivo carattere di mi– nistri <le] Re..... Resosi oggi il Ministero (non parlo di questo o quel gabinetto, ma dell'isti– ~uto considerato impersonalmente) quasi indipendente d a I S o v r a n o, ed avendone arrogate a sé le funzioni reali ed efiettive nel nome ,della rap– presentanza elettiva, ora vorrebbe ren– dersi indipendente dalla Camera, col togliere a questa ogni ingerenza nel potere esecutivo. ...Praticamente e logicamente non si bibliotecaginobianco può raggiungere la meta desiderata dall'on. Di Rudinì come da tutti i li. berali conservatori, -~enonché rimon– tando ai principi dello Statuto, in quanto esso proc'lama che i ministri ossia le persone preposte alla dire– zione delle grandi amministrazioni dello Stato non sono, né collettivamen– te considerati né singolarmente, i mi– nistri della Camera, e tampoco mini– stri per proprio conto con diritti e ti– tolo proprcÌo, ma semplicemente i mi– nistri responsabili dell'azione del Principe. Da tale ritorno ai principi dello Statuto dipende tutto il risana– mento della nostra vita parlamentare, compresevi tanto la liberazione del deputato dalle pressioni degli elettori perché giorno per giorno si intromette nell'amministrazione della cosa pub– blica per favorire i loro interessi per– sonali, quanto la liberazione <lei mi– nistri dalle illecite pressioni ed inge– renze parlamentari. Rivendicate al Sovrano i suoi di– ritti, e facilmente vi riuscirà delimi– tare i poteri della Camera elettiva, rin– francare quelli della Camera vitalizia, e per di più riattivare la vita e l'azio– ne di entrambe, ritornandole alle loro vere funzioni. Anomalie nella Camera La Camera per troppo ;volersi im– porre si è annullata. Ha voluto non solo legiferare quasi da sola, ma an– che governare, ed ora è in balìa di qualunque uomo possa, organizzando una consorteria locale, riunendo intor– no a sé la deputazione di una sola grande regione, maneggiando le tur– bolenze di piazza, o con qualunque altro mezzo o espediente, impadronirsi del potere. E non si vuole che il Prin– cipe sia autorizzato a resistere, ad in– dicare la via, lui personalmente, con la sua coscienza e guardando le cose dall'alto, salvo il libero esame e ·l'aper– to e pubblico giudizio degli atti del suo Governo per parte del Parla– mento. La Camera, lavorando ad asservire sempre più il potere esecutivo, si è trovata invece asservita al Ministero, cioè a quel gruppo di uomini che si è comunque impadronito del potere e che, con la intimidazione e la corru– zione elettorale, nelle mille sue for– me, dispone a suo talento, della mag– gioranza ..... La Camera elettiva sarà tanto più indipendente e riprenderà tanto più DOCUMENTI seriamente ed efficacemente la sua funzione legislativa e l'esercizio del controllo finanziario, quanto più pre– sto rinunzierà a pretendere che i mi– nistri siano una emanazione sua e da lei debbano essere e:ffettivazpente de– signati, e li considererà quali ministri del •Principe, cioè quali organi respon– sabili della volontà e dell'azione del Sovrano, da lui solo scelti e no– minati. Con ciò si ferirà alquanto il go– verno cosidetto di Gabinetto, ma s'in– staurerà una seria -divisione dei poteri negli ordinamenti rappresentativi, e si darà alla stessa opinione pubblica ed alla volontà nazionale una maggiore libertà di movimento e -di azione nel determinare l'indirizzo della 1 legisla– zione e nel sindacare -gli atti del Go– verno. Ora .Ja Camera è le tante volte ob– bligata, in forza della questione cosi– detta politica e di fiducia che si pone ad ogni istante, a lasciar passare alla cieca provvedimenti legislativi che es– sa, nella sua intima coscienza, disap– prova in tutto o in parte. Tolta la diretta e fatale -dipendenza del Ministero, dall'appoggio ininter– rotto della maggioranza della Camera, questa rimane più libera di preoccu– pazioni d'altro ordine nell'esprime– re il suo giudizio oggettivo tanto sulle singole proposte in materia legislativa, quanto sui singoli atti del Governo, inquantoche ogni disapprovazione o monito della Camera non segnerebbe necessariamente e fatalmente la morte politica di un ministro o di un Ga– binetto, non suonerebbe ritiro della fiducia del mandante nel mandatario. Oggi la costante preoccupazione poli– tica ed il timore di compromettere per una questione speciale le sorti del Ga– binetto e l'equilibrio generale dei partiti o dei gruppi parlamentari, spinge troppo spesso la Camera a tra– scurare il coscienzioso disimpegno del– la sua funzione legislativa. La maggioranza dei deputati, aven– do per primo interesse e conseguente– mente per prima sua preoccupazione la salvezza del suo Ministero, si mo– stra oggi le troppe volte disposta a la– sciare pressoché manomettere i diritti e .le prerogative del Parlamento, piut– tostoché, con un voto contrario, porre a rischio 'la vita del Gabinetto ed il proprio predominio al Governo. Ed è così che si spiega la grande docilità con cui si sono viste le maggioranze piegare ripetutamente il capo dinnan-

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