Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961
LOSTATO Egli, infatti, pur ammettendo. che < il clima di competizione e di attività > <lella rivista favorì· la formazione degli :scrittori che vi collaborarono, nega che le idee sostenute abbiano avuto una qualsiasi influenza sul Paese, Ma sta– volta, però, il suo scetticismo non lo aiuta ad evitare la contraddizione. Per– ché nel volume di cui ci acòngiamo a parlare, appunto «II tempo della Voce>, che è nato dalla collaborazione di due case editrici, la Longanesi e la Vallec– chi, c'è la prova che la rivista fondata <la Prezzolini ebbe una grande impor– tanza nella vita culturale italiaina e che ,quindi, è g•iustificato il profondo inte– .resse delle giovani generazioni verso la pubblicazione. Importanza àe "La Voce" Prezzolini, è indubbio, non condi~ide l'entusiasmo di tanti altri per la sua rivista. Ma, poi, ci dà modo, in questa :sua recente opera, di leggere le lettere scrittegli dai migliori rappresentanti della intelligenza italiana di quel tem– po: artisti, narratori, poeti, filosofi, uo– mini politici che incisero nella realtà nazionale e che ne « La Voce » trova– rono un ampio, sicuro campo per le loro esercitazioni, un ·tranquillo labora– torio per le loro prove ed i loro esperi– menti. E veramente, in queste lettere, -c'è tutta la tensione spirituale che spin– geva .tanti giovani alla ricerca di nuove :strade per la nostra cultura affossatasi ne! positivismo. Si può dire che in que– .sta ideale riconvocazione dei « vociani » non manchi nessuno. Ci sono i « pro– :feti » come Pareto ed O.riani: Pareto •che riduce in polvere la mitologia so– òalista e ridicolizza il verbo democra– tico; Oriani, che tenta con il suo eroi-. co pessimismo di liberare il Risorgi– mento dalle pastoie oleografiche. Ci so– no i padri dell'idealismo italiano: Cro– -ce e Gentile. Del filosofo di Pescasse– roli Prezzolini parla molto bene e non potevamo pretendere diversamente, non potevamo aspettarci un'accurata critica de! suo pensierc per due motivi: primo, perché il Nostro è troppo sfiduciato per .salire in cattedra dopo aver indossato la severa toga del filosofo; secondo, per– .ché Prezzolini coltiva ancora il senti~ mento della gratitudine a differenza di molti ed autorevoli « professori » che non perdono occasione di parlare male cli coloro ai quali debbono tutto. bio11otecag1 001anco Per Gentile dimostra di veder giusto e di aver compreso la profonda umani– tà di colui che, forse, avrebbe definiti– vamente spezzato le catene immanenti– stiche e avrebbe goduto della verità cd– stiana ~ non fosse rimasto. vittima del– l'odio di un teppista. Ne « La Voce > ebbero il loro posto a-nche i sostenitori del ~odernismo e lo hanno anche in questa ragionata raccolta di lettere: c'é il «pontefice> Ernesto Buonaiuti il cui atteggiamento - giusta la definizione di Prez~olini - fu « un capolavoro dell'equivoco> e c'è il poeta del gruppo, Giovanni Boine, che si rivela anche qui un epigono del ro– manticismo. • Da leggere con particolare cura i con– tributi epistolari dei « ,riformatori > po– litici perché essi ci aiutano a capire mol– te successive evoluz.ioni ed involuzioni. Sono presenti i maggiori: Murri che voleva fare cinquanta anni fa quello che intendono fare molti democristiani di oggi e cioè svilire il cattolicesimo in un connubio cori il socialismo; Salvemini che paradossalmente con il suo problemi– smo e concretÌ,smo trova un nuovo mo– do per eludere le responsabilità ed eva– dere dalla realtà; Amendola il cui rigo– rismo protestantistico, frutto di un orgo– glio mascherato di modestia, lo costrin– ge e lo isola nell'astrazione; Mussolini che Prezzolini si vanta di avere. scoper– to, mentre dice di essersi « mantenuto con lui sempre in termini d'amicizia, senza codardo oltraggio dopo la fine, né vile cortigianeria quando era al po– tere» . Non mancano in questo •schieramen– to di numi tutelari della cultura con– temporanea italiana, oltre agli amici fra– terni Papini e Soffici, i critici ed i sag– gisti come Renato Serra, strappato trop– po presto agli studi dalla morte in guerra, non prima - turotavia- che riu: scisse a fare una esatta puntualizzazio– ne di alcuni aspetti della nostra lettcr·a-– tura. Poeti, pittori e musicisti I poeti, i pittori e i musicisti, poi, ser– vono ad impedire che la presenza di troppi « raziocinanti » sbar.ri l'accesso ai diritti della fantasia. E per la poesia, come per la pittura, non si dà l'ostraci– smo a nessuna corrente. 25 Alcuni nomi? Campana, Rebora, Car– darelli, Onofri, Saba, tra i poeti; Spadini e Carrà· tra i pittori; Pizzetti tra i musi– cisti. Ma non si riesce a comprendere la fond~mentale funzione rigenera.trice de « La Voce > se si trascurano •i legami che questa rivista riuscì a stabilire con le più vive forze culturali europee. Lo– gi~amente i contatti più frequenti furo– nc. quelli con gli intellettuali d'oltralpe. Prezzolini ricorda i rapporti intercorsi . tra i « vociani > e Romain Rolland, I:Ienri Bergson e André Gide. Ma le lettere che più ci hanno emozionato, tra quelle degli stranieri, sono firmate da Georges Sorel, l'uomo che diede una impronta aristocratica alla lotta per il riscatto operaio, e, soprattutto, da Char– les Peguy, questa fascinosa figura di apo– stolo che unì al sentimento delle vir– tù repubblicane, di antico stampo roma– no, la fedeltà alla tradizione cristiana del popolo francese. Contro le false interpretazioni Pagine e pagine sono state scritte su « La Voce>, su Prezzolini e sm « vo– ciani>. Spesso, come per la recente ini– ziativa di Einaudi, si è trattato· di un tentativo, ad uso del marxismo, di stor– cere fatti e idee. Talvolta si è trattato di entusiasmo eccessivo, privo di ogni preoccupazione critica; tal'altra di spie– gare il movimento di quel tempo con i ben tristi moduli interpretativi di oggi. Non si è concluso molto, in verità. « Il tempo della Voce» è venuto in soccorso per evitare altri errori e per aiutarci a •smaschecare subito le disoneste valuta– zioni di parte. Prezzohni è venuto in • aiuto dei giovani che desiderano rie– vocare certi climi di anime. Contro il suo scetticismo teorico,è questa una pro– va dell!t sua fede, se non in altro, alme– no nella continuità delle generazioni, nel dovere degli anziani di guidare e di illuminare i giovani e nell'impegno di questi ad ascoltare e seguire coloro che già hanno avuto l'esperienza dello errore e già hanno avuto ~odo di ripa– rare e di raddrizzare il cammino. Fausto Belfiori
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