Lo Stato - anno II - n. 2 - 20 gennaio 1961
8 sia trovato un sistema diverso dai due trndizionali che fi,w ad oggi abbiamo conosciuto, (e cioè quello • della libera economia di mercato e quelio della pia– nificazione a direzwne centralizzata), non ci rimane facile da capire che ri– sultati possano derivare dalle prese di posizione di questi ultimi giorni. Abbiamo assistito ad agitazioni sin– dacali e scioperi indetti con scopi e per finalità che non possono andare d'ac– cordo con la politica di sviluppo eco– nomico che si sta conducendo nel no– strn Paese entro gli sche.mi deli'econo– mi~ tradizionale. L'atteggiamento as– sunto in questa vicenda da un Ministro in carica e da un organismo di carat– tere statale hanno lasciato pensare che si volesse .sottolineare la tendenza ad uscire da quegli schemi, accentuando in un senso ben preciso la funzione dello Stato nel!'economia: funzione di rot– turn di un equilibrio economico che non si riÌiene possa coincidere con ìe esigenze di carattere sociale. Per la– sciar da parte gli eufemis,:rzi,si può dire chiaramente che si tratta di un princi– pio e di una prassi esclusivamente pro– pri della lotta di classe e del marxismo. Abbiamo g,ssistito, poi, a. una serie di nomine di dirigenti di organismi e di • aziende direttamente o . indirettamente controllati dallo Stato, che hanno con– fermato la tendenza a. politicizzare ;a azione che lo Stato si propone di svol– gere facendo uso degli strumenti che esso può usare come imprenditore. Abbiamo assistito da ultimo ad una conferenza economica cui è stato dato l'appe;/ativo di « Conferenza Triango– lare» nel corso della quale si sono di– scussi i problemi che presenta lo svilup– po economico del nostro Paese. A considerare gli avvenimenti di cui prima abbiamo parlato, e lo sviluppo delìa politica. generale del Paese nel senso di una crescente apertura verso .la sinistra socialista, si potrebbe pensa– re che la conferenza triangolare faccia parte di un processo logico di evoluzio- bibliotecaginobianco \ ne verso forme più spiccatamente col– lettiviste. Si è avuto infatti un incon– tro tra rappresentanti del Governo, rap– presentanti dei sindacati e rappresen– tanti degli imprenditori, allo scopo di conoscere il pensiero e le rich~ste di ciascun gruppo, e di ciascuna catego: ria in seno ai gruppi, in ordine ad una iinea di politica economica da seguire. Ora, o dei pareri espressi non si ter– rà alcun conto, o se si dovesse tenerne seriamente cont~ si rischierebbe di fi– nire in una paurosa confusione di idee e di conseguenti iniziative. E' noto infatti che ciascun gruppo sin– dacale, sia dei lavoratori che degli im-– prenditori, rappresenta interessi ben de~ terminati e il più delle volte contrastanti - fra loro e inoltre; per una mai aqban– donata tendenza affermatasi in Italia dal dopoguerra ad oggi, molti degli or– ganismi di almeno due gruppi sono ;e. gati a partiti politici che ipotiizan0 pre-. cisi sistemi economici e da essi sonò spesso addirittura guidati. Ma, considerando l'aspetto politico della situazione, considerando cioè che i gruppi sindacali dei Ìavoratori e del padronato appartengono spesso (e sono di stretta osservanza) a partiti politici, l'ipotesi corporativa non può accogliet·– si e rimane allo Stato, o meglio a chi lo rappresenta, da attuare una scelta, se non fra gli opposti interessi, certamente fr.1 gli opposti sistemi. I sindacati dei lavoratori controllati dai socialisti e dai comunisti non hanno compiti puramente sindacali, ma sono l'avanguardia del socialismo e la dire– zione nella quale si muovono, passo passo, richiesta dietro richiesta mira a fare gli interessi dei loro consociati ma in chiave· marxista, e tende per conse– guenza a far prigioniera delle proprie contraddizioni la economia di tipo ca– pitalista. I gruppi sindacali degli imprenditori, o, come si diceva nel ventennio, dei da– tm·i di lavoro, pur ricercando anche essi, senza dubbio, il benessere generale LO STATO . si muovono su un'altra strada comple– tamente opposta alla prima. Sentiti gli uni e gli altri, lo Stato da che parte deciderà di schierarsi? Probabilmente, come sempre è av– venuto negli ultimi sedici anni, non si schiererà da nessuna delle due parti, proclamando la sua ~spirazione a tro– vare una strada nuova che ancora nep– pure si intravvede e si ridurrà a uno _;ii quei tanti compromessi çhe sost«nzie– ranno la nostra politica e'ionomica con la tecnica dello « un po' di tutto » per non dispiacere a nessuno e che finirà per dispiacere a tutti. Il segno distintivo e la sos~anza dei/a democrazia parlamentare è la rappre– sentanza personale, e il correttivo che si . era voluto trovare ai tempi nostri, per consentire -sul piano istituzionale, la possibilità di dire la propria parola an– che ai rappresentanti del mondo eco– nomico ·tu ben trovato, in sede di ela– borazione del;a nostra Carta Costitu– zionale, creando il Consiglio Naziona– le dell'Economia e del Lavoro. Per smentire o comunque per con– trobattere questa interpretazione che ci scaturisce spontanea e che ci porta a temere un tentativo di creare contral– tari ve,·i e propri ad un importante or– gano costituzionale, bisognerebbe dire che la conferenza triangolare ha solo aspetti formali e che srutanzialmente non servirà a nulia. Ciò che il Ministro del Bilancio forse vorrebbe dire e forse ha tentato di dire in maniera diplomatica e che invece il Presidente del Consiglio non vorrebbe, asoslutamente ammettere. - Probabilmente ad entrambi, come a molti non è passato e non passa neppure per la mente di voler dire o non <!,ire, ma soprattutto di voler. arrivare a certe soluzioni. Ma le buone parole non ba– stano, poiché ci si trova di fronte a meccanismi che una volta messi in mo– to, per una ferrea logica che è loro pro– pria, difficilmente si riesce a fermare.
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