Lo Stato - anno I - n. 1 - 20 dicembre 1960
Lo Stato progresso tecnico», ad esempio: cubani jndiani, arabi, sud-americani. Insomma, i delegati comunisti delle aree sottosvi– luppate. In queste condizioni, pensare che il dissidio si sia composto è ingenuo. Anzi, come afferma la jugoslava « Bar– ba» dell'I I dicembre, la situazione dei Sovietici si è fatta più critica, perché il deviazionismo cinese non è stato elimi– nato; certo - prosegue il giornale - iL fatto che i Sovietici si siano associati alla violenta condanna del Comunismo jugoslavo, mostra che le contaminazioni con i Cinesi sono molte e pericolose. Infatti, il « titoismo », altro non è che ruralità volta non già a dirompere in una rivoluzione permanente, ma, al contrario, a sfruttare il paternalismo ca– pitalista in attesa di farsi un'ossatura in– dustriale che consenta l'autonomia e, peggio, la concorrenza mercantile. Ri– conosciamo che si tratta di piccolo ca– botaggio metodologico, quasi un e,spe– diente tipicamente balcaR-ico. Ma va, altresì, riconosciuto che quando Tito cambiava indirizzo, la situazione mon-– diale del Comunismo era diversa e la Cina era ancora nella nebulosa rivolu– zionaria. E nel 1948, l'eresia jugoslava fu un ragguardevole infortunio, pro– dromo di quel processo di centrifuga– zione che, invano, il Kremlino ha ten– tato di1controllare con il satellitismo cen– tripeto: Ungheria e Polonia sono i due esempi più edificanti. Se i Sovietici avessero vinto la dispu– ta dottrinaria e metodologica, cioè se f asse prevalso il « coesistenzialismo pa– cifico e competitivo», allora la prova di forza con l'Occidente diventerebbe più difficile perché più raffinata, più lenta, più insidiosa. L'obiettivo resterà semprC' il trionfo dei Socialismo, ma il mezzo, questa volta, sarà altrettanto violento quanto incruento: cioè, la coassialità economica; far marciare alla stessa ca– denza i due grandi bacini industriali opposti. Krusciov ha detto più volte che a questa stretta, inesorabile e indo– lore, l'avversario non resisterà. Il Primo "!11inistrosovietico crede ancora che il Capitalismo crollerà per le contraddi– zioni interne del sistema, ma l'articolo di fede è aggiornato con l'aggiunta che bibliotecaginobianco il campo socialista, ormai, è abbastanza forte per impedire alla borghesia di sfuggire, come sempre, alle sue crisi sca– tenando conflitti parziali o totali. Pre– clusa, quindi, la via della guerra, al– l'Occidente non resta che «coesistere», lasciandosi lentamente fagocitare dal So– cialismo. Tutto questo ai Cinesi è so– spetto di opportunismo. Pensano (e scri– vono, qualche volta): noi siamo ancora alle prese con la fame e facciamo salti mortali per accozzare il riso del pranzo con quello della cena. La nostra forza motrice sono le braccia, come da mil– lenni. Migliaia di noi cadono ogni gior– no sulla strada dell'industrializzazione. Secondo i moduli attuali d'incremento, nel 2000 saremo allo stesso livello odierno del più arretrato stato indu– striale borghese. Ma nel frattempo gli aitri ci avranno ancora distanziato, per– ché mentre saremo alle prese con l'in– dustrializzazione manuale, gli altri sa– ranno all'automazione. Sarem-o eterna– mente legati alla nortra ruralità, al nostro riso. Nelle nostre stesse condizioni si tro– vano e si troveranno tutti i territori sottosviluppati in Asia, in Africa e nel– l'America Latina. Non più, quindi, pro– letari ( operai) di tutto il mondo, ma ru– rali di tutto il mondo, unitevi! E' chiaro che i Sovietici non potendo sconfessare il loro pericolosissimo «partner», hanno manovrato per, almeno, non assecondar– lo. Il documento, parla sì di colonia– lismo in termini virulenti, ma, poi, ri– conosce che la guerra non è fatale, che si può anche evitare perché il campo socialista è forte. L'interpretazione ca– techistica non è difficile. Basti comincia– re da questa premessa: i Sovietici non sono riusciti a ridurre alla· ragione i Ci– nesi, bisogna allora che i Cinesi ap– prendano una dura lezione dal Capitali– smo, il quale prima di farsi portar via nuovi mercati di sbocco e di approvvi– gionamento sarà disposto ad affrontare in qualsiasi parte del mondo qualsiasi Corea. L'Egitto l'ha dimostrato, il Con– go e l'America Latina lo dimostrano, Cuba e l'Algeria lo dimostreranno. Il ri– sorgimento coloniale va graduato, inol– tre; se troppi si distaccano dal sotto– fondo sociale e troppo in fretta, biso- 7 gnerà mantenerli. Meglio, dunque, che si dissangui il Capitalismo in « aiuti alle aree sottosvuuppate », come prova la bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti. Lasciamo, dunque, che i Cinesi proce– dano sino ad imbattersi nella prova storica contraria alle loro tesi. L'occasione per questo disegno la fornisce l'Algeria. I Cinesi, infatti, han– no preso a tutela il Fronte di Libera– zione Nazionale e proprio in questi giorni lo sospingono verso l'inevitabile attacco frontale, richiamando, così, forze internazionali. Base di partenza di armi e armati: l'Albania, che i Cinesi si sono allevata con grande cura. Infatti, è l'unico Stato comunista dell'Europa orientale che abbia fatto causa comune con i Cinesi, a Mosca (è, appunto, il più industrialmente depresso, quindi, il più rurale e pastorale). Altre vie non ve ne sono: N asser non- mette a repentaglio il Canale, i Dardanelli sono guardati dalla NATO e preclusi dalla Conven– zione di Montreux, Gibilterra sbarrata dalla flotta francese. Per superare que– sti ostacoli sarebbe necessaria l'inte– grale solidarietà sovietica. Ma da soli i Cinesi possono contare solo sull'Alba– nia: ed già troppo che si lascino pas– sare i rifornimenti, via terra, fino ai porti di Valona e di Durazzo. Ecco, perché in questa previsione, da moltissi– mi mesi i due scali albanesi sono ingom·– bri di strane navi. Naturalmente, anche l'Unione Sovie– tica ha di che trarre partito da questa situazione. Una « Corea algerina» con– sentirebbe di abbassare definitivamente le sbarre del passaggio a livello medi– terraneo, tagliando fuori l'Europa co– munitaria dall'Africa, l'Africa dall'Eu– ropa comunitaria. In questo intento, le tiene bordone la Gran Bretagna, eterna alleata della Russia ogni qualvolta si è trattato di diluire qualche incipiente agglomerato politico-economico conti– nentale. Basta guardare la carta geo– grafica: l'Egitto, dopo i trascorsi Suez– Assuan, si è riappattumato con la Gran Bretagna nel cui sistema economico si piazza ogni giorno di più; la Libia è un regno mantenuto dal Foreign Offe.ce;la Tunisia passa sempre più dall'area del
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=