Lo Stato - anno I - n. 1 - 20 dicembre 1960

Lo Stato Noi non pensiamo che per questo lo Stato debba divenire infedele al popolo né alla regola della mag– gioranza dei suffragi -elettorali che è oggi il suo principio di legittimità positiva. Tutto al contrario, baster,ebbe che vi foss-everamente fedele. Ma se non pensiamo che occorra una rettifica ai principi di le– gittimità positiva che reggono il nostro Stato, pen– siamo però che occorra un mutamento radicale nel– la impostazione che i responsabili dei governi han– no dato ai problemi istituzionali e politici che la pr,esenza di un così potente esempio di totalitarismo dissimulato pone oggi al nostro paese. Noi pensiamo che il problema della lotta al co– munismo sia il criterio che consente di impostare e di risolvere i problemi di uno Stato pienamente le– gittimo dal punto di vista del diritto naturale e ca– pace di dare piena garanzia a quei valori di libertà e di eguaglianza che sono i postulati e gli obiettivi della politica contemporanea. La crisi del '53 Il mancato scatto della legge elettorale del '53 e lo smarrim,ento sproporzionato che essa suscitò nel mondo democratico in genere e democratico cristia– no in particolar modo, dove condusse addirittura ad un profondo cambiam-ento del personale politi– co dirigente, valsero all'on. Togliatti una conquista politica di grande rilevanza, determinante poi negli anni successivi: cioé la definitiva rinuncia all'antico- 111unismo di Stato. Tale principio era stato caldeg– giato da De Gasperi e da Scelba con scarso impegno: la legge sulla difesa civile e poi la famosa « poliva– lente» nate nel clima coreano rimasero praticamente un progetto. Lo scarso impegno del m-ondo politi– co democristiano e democratico, la forza del con– trollo comunista del parlamento, che si manifestò poi negli incidenti che accompagnarono l'approva– zione della legge elettoraie politica del '53 ebbero l'effetto di dissuadere i r,esponsabili politici della D.C. dall'insistere su quel tentativo. I fatti del '53 condussero tutto il mondo democratico ad accetta– re la tesi dell'on. Togliatti (e dell'on. Nenni) secon– do cui !'.anticomunismo di Stato era un concetto fascista. Eppure nel '53 era accaduto qualcosa di •molto grav,e. Nel '53 i comunisti avevano deciso di usare il bastone e non soltanto la carota ed avevano mo– strato quanto fosse debole l'istituto parlamentare in Italia e quale fosse il controllo effettivo che essi esercitavano. La minoranza di sinistra, minoranza corposa e consistente, fatta di socialisti e di comunisti, non ri- b i u U ~l,a~ IU u 3 corse soltanto al boicottaggio ·ed al filibusteering, com,e av,evafatto ai tempi del Patto Atlantico; ricor– se anche alla violenza. Il sen. Ruini che aveva avute il coraggio morale (lui non democratico cristiano, lui non militante in nessuno di quei partiti di cen– tro che erano i beneficiati effettivi della riforma) di assum,ere la Presidenza del Senato e di esercitarla con fermezza, fu aggredito fisicamente e linciato moralmente. Altri senatori democristiani subirono la m,edesima sorte. Una serie di fatti da codice pe– nale, aggravati, non diminuiti, della circostanza di avvenire nell'assemblea plenaria del Senato della Repubblica, non ricevettero sanzione alcuna. La sconfitta elettorale della legge maggioritaria sembrò addirittura far passare dalla parte della leg– ge quegli che l'avevano violata ed in uomini da col– po di Stato quelli che l'avevano difesa. Il Presiden– te Ruini non aveva nemm,eno ottenuto dai partiti di centro un collegio elettorale: l'ostracismo morale che le sinistre gli avevano decretato venne ratificato da coloro che avevano presentato la legge il cui di– ritto ad un iter regolare -egli aveva difeso. In quei giorni le fondamenta dello Stato venne– ro scosse: apparve chiaro che se le sinistre non ave– vano il potere, ne detenevano però le chiavi. All'aprile del '53 fa tragico riscontro il luglio \ del '60: ciò che allora fu compi tuo dai partiti, la scorsa estate fu compiuto su una piazza, da un movi– mento di massa, con dei mandati politici che legit– timarono la violenza. E ancora una svolta tacita– m-ente, i responsabili D.C. accettarono passivamente, e questa volta anche con parole esplicite, la versione concernente il colpo di Stato per cui era stato tentato da chi aveva difeso la legge m-entre coloro che l'ave– vano violata, specie se altolocati, specie se mandanti, avevano invece difeso lo Stato. L'apologia delle giornate di luglio in Parlamen– to valse all'on. Nenni l'essere chiamato a far parte, sia pur caso per caso, delle giunte am1ninistrative: il che gli era stato rigorosamente negato nel '56. I geni della legittimità, di cui ci ha parlato Fer– rero, sono però giudici rigorosi: e nessuno può vio– lare la legittimità senza rimanerne distrutto. Il partito comunista e i suoi alleati sono ormai posti al di sopra della legge comune: i loro capi possono eccitare i gregari ed il popolo a commettere reati, ad usare la violenza, a picchettare le fabbri– che, ad occupare le piazze, a fare pressione sui con– sigli comunali e tutto questo non conosoe mai il codice penale. Non ci si dica che questa attività, che non in– contra tutela penale, incontrerebbe una tutela co– stituzionale. Uno Stato simile è uno Stato assurdo e neanche la politica può fare l'as·surdo. Il partito

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