Lo Stato - anno I - n. 1 - 20 dicembre 1960

Lo Stato valutazione degli atti dell'uomo, per cui . v'è una gerarchia e quindi una scelta anche ndla realtà complessiva che l'ar– te dovrebbe trasfigurare. In questa lu– ce il «realismo» mitizzato dalla cul– tura di sinistra può definirsi la più in– felice delle astrazioni, per la promi– scuità dei sentimenti espressi in reci– proco annulla-mento, per la fumosità sporca ed appiccicaticcia delle aspira– zioni, per un'aderenza costante alle rea– tà disgregatrici della verità umana. E' chiaro che v1v1amom un momen– to storico di crisi della cultura e della società per il demoniaco immanentismo ~he frantuma ogni valido sostegno, e quindi l'arte non può sorp.igliare ed una filastrocca a lieto fine. Ma proprio petr questo, cioè per superare il momento delle confusioni e delle contraddizioni, è altrettanto vero che l'arte deve ele- .varsi degnamente coincidendo con una visione etica del mondo e della vita, suscitando e creando le forze per at– tuarla, e non aggravare I.a ctrisi com– piacendosi di essa. Non basta supporre . che l'arte è sempre morale quando è espressione di un sentimento vero che si congiunge all'universale: una sensi– .bilità morbosa, decadente o addirittura corrotta può essere tanto « sincera » è tipica per sé quanto la dècisa ·volontà di. opporr~ un limite di valori al vuoto progressivo. All'uomo-artista spetta la scelta. N aturalrnente da parte marxista si . . insiste nell'obiettare- che un giudizio as- soluto. è impossibile, anzi pecca mortal– mente di antiistoricità, in quanto anche il mondo delle idee morali è relativo ai mutamenti storico-sociali. Questo è un altro punto chiave: non si ha il di– ritto di esercitare una critica che coin– yolge i massimi problemi della società partendo dal presupposto che non esi– ste un principio di giudizio assoluto -e permanente, cioè dichiarando implicita– mente, e subi_to, la propria impotenza. L'esigenza di supera.re questa antino– mia è molto sentita tra gli stessi marxi- · ·sti. Lukàcs, per esempiò, pone come simbolo per una _misura comparativ~ b~bli. ··. ecagt"nobianço ii << contenuto storico sociale più alto e ricco»; ma si tratta di un concetto tanto arbitrario quanto astratto (ovvero lega– to ad una ragione politica momenta– nea), nonostante la pretesa di affondare le radici nel profondo della realtà. Coloro, insomma, che si rivolgono al marxismo per ribellarsi allo stato di di– sagio in cui si dibatte la coscienza umana alienata da"lla società moderna, si prestano davvero -ad -una colossale mi– stificazione. Essi dimenticano che la cri– tica marxista accetta in pieno l'eredità del razionalismo, le cui attuazioni sto– rico-sociali vengono combattute soltanto perché hanno un contenuto meno « alto e ricco» rispetto la rivoluzione comu– nista. I teonc1 marxisti dichiarano esplicitamente di voler portare alle sue estreme conseguenze il mondo della <<ragione>>. Da un lato ciò significa che, ancora una volta, la critica manca di una base autonoma, e dall'altro vuol dire che il razionalismo già conteneva i germi dell'ultima negazione, e che per questo anche le sue strutture so– ciali sono entrate in crisi. Chi vuol ribellarsi veramente, dunque, commet– te il peggiore degli errori illudendosi di schierarsi su posizioni nuove, quan– do invece rimane inserito nello stesso sistema· che vorrebbe ripudiare. Gli intellettuali di sinistra vengono infatti trascinati sul piano inclinato di una critica che ha fini esclusivamente distruttivi e non di riedificazione sul.le rovine, per assecondare i1 definitivo do– minio del materialismo. Lo scopo è chiaro: impedire qualsiasi tentativo di liberazione dalle strettorie di una civil– tà votata soltanto al tecnicismo ed al.lo scientismo, sui cui idea1e si modella an– che la società sovietica. Basta guardare un attimo intorno, alla recenti manife– stazioni artistiche nelle quali la cultura di sin·istra ha giocato tutta la posta del suo prestigio, per accorgersi della so– stanziale e profonda empietà che è alla base di una r~ffigurazione umana priva di _qualsiasi barlume sptrituale, neanche animata· da un soffio d'amore di chi la disegna con spietatQ squallore, get– tata in pasto . al pubblico. affinché gli individq.i se ne cibi.no e la di:geriscano, 25 e dimentichino che l'uomo è immagine di Dio . La mistificazione non sarebbe così grave - data la sua enormità troppo scoperta - se non suscitasse preoccu– panti risonanze anche negli ambienti che dovrebbero essere i più alieni da c_erte tentazioni. Purtroppo l'immanen– tismo continua ad allargare il cerchio delle sue vittime giovandosi della nuo– va critica positivista, la cui pretesa obiet– tività, avallata dal riferimento ai dati sociologici sperimentabili, mette a po– sto molte coscienze, mentre in verità le sterilizza estirpando i principi tra– scendenti e permanenti di giudizio che - anche ne11' analisi - dovrebbero compenetrare tutti gli aspetti della realtà. Su questa strada parecchi intellettua– li cattolici - o che si considerano tali - sono stati convinti a scindere la tradi– zione religiosa dalla dialettica sociale, e quindi ad off~irsi spontaneamente per un grottosco olocausto. Infatti costoro si trovano, disarmati, a dover fare i conti con il mondo delle ideologie che in de– finitiva sono altrettante ["eligioni laiche, tristi tentativi di mimare l'assoluto per non ammettere til fallimento dell' agno– sticismo e del razionalismo. Natural– men te, su questo piano, il marxismo si para subito dinanzi e s'impone all'at– tenzione per la sua -maggiore canea dogmatica e .fideistica. Fatta la loro scelta, i cattolici venati di modernismo sono immediatamente preda di un complesso di inferiorità, del timore di sembrare impreparati e demodé: · invece di smascherare i falsi miti, accettano il « dialogo», un dialo– go viziato all'origine dalla resa discre-. zionale del nuovo interlocutore che si priva degli argomenti a lui congeniali, dando per ·scontata l'impostàzione im– manentistica dell'avversario. Come nel– l'ambito politico anche in quello cul– turale, dunque, la pesante avanzata del comunismo dipende meno dalla sua. forza intrinseca, che non· dal.l'insana ce– devolezza di coloro i quali hanno tutti i crismi.· per opporsi valid~mente e s~ prattutto per contrattaccare~

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