Lo Stato - anno I - n. 1 - 20 dicembre 1960

Lo .)tato come lo saranno altri che devon essere compiuti dal Governo o dal Parlamento, quali ad esempio l~ decisioni che si crederà di dover adottare per far fronte ai problemi dell'agricoltura, a quelli che sta riproponendo in chiave ancor più impegnativa il Mezzogiorno e a quelli che derivano dalla necessità di penetrart> sempre meglio nei mercati internazio-– nali e di assicurarsene di nuovi. Si co– nosce, per ora, soltanto l'intenzione di aggredire tali settori. Alcuni provvedi– menti sono stati preannunciati, altri già . discussi ed approvati dal Consiglio dei Ministri, altri sono ancora all'esame delle Camere, ma una direzione ed un coordinamento recisi non si intravedono ancora e non sembra si sia usciti dal si– stema della frammentarietà e della prov visorietà. Oltretutto il troppo tempo che si è perduto n-elle lotte politiche e nelle polemiche degli ultimi mes'i ha impe– dito di avviare qualche provvedimento che ci avrebbe messo a disposizione, se varato, strumenti più idonei per affron– tare fasi eventuali di rallentamento pro– duttivo: primo tra tutti quello che prevede la riforma del bilancio dello Stato. Sarà molto impegnativo il compito di coloro ai quali tqccherà di prender de- bibliotecaginobianco cisioni, perché qualsiasi azione possa venir decisa, anche sul piano ·puramente congiunturale, come sempre accaàe e come è ìogico,· influirà. indirettamente anche sullo sviluppo strutturale della no– stra economia. L'urgenza di certe si– tuazioni ci costringerà (e non sarebbe la prima volta a prendere· decisioni non sufficientemente ponderate? La neces– sit~ del rimedio immediato compromet– terà ulteriormente le diverse soluzioni ipotizzate per vari settori? Perduto il tempo quando l'avevamo, perdute le oc– casioni quando si erano pr_esentate, sa– premo volgere a nostro favore le vicende nuove? E' una piccola impostura del nostro tempo quella di presentare alla pub– blica opinione l'economia come stru– mento di fronte alla politica (ciò soprat– tutto per paura di implicazioni di carat– tere ideologico). Magar; fosse! Ma nella realtà è il contrario, e perciò deve essere consentito a chi si occupa d.' economia di avanzare i suoi quesiti anche sul piano politico. Ci par legittimo chiedere se il Governo possa operare una scelta di politica economica. E se interpretia– mo bene il senso dei più recenti avveni– menti, ci sembra che molto difficilmen– te potrebbe farlo. La risorsa potrebbe 9 essere il ricorso ad una politica anticon– giunturale di normale impegno, specie se, come del resto noi per primi ci augu– riamo, la «decelerazione» in atto non dovesse arrivare a forme di più marcato rallentamento. Sarebbe una politica non nuova, per le medesime vecchie ragioni, ma bisogna vedere fino a qual punto gruppi e forze. di dive~so interesse sa– rebbero dispos~i a tollerarla e a consen-: tirla. L'opposizione d'estrema sinistra, ad esempio; che pure ha già da guada– gnare da ogni forma di immobilismo, potrebbe esser tentata di spinger verso altre direzioni. Problemi di mercato interno, proble– mi del Mezzogiorno:. sono problemi di politica economica, senza dubbio, ma sono anche i capisaldi di una politica interna. La tutela e l'incoraggiamento della nostra penetrazione nei mercati del mondo: è politica economica, certa– mente, ma è sopratutto una politica estera. Son chiare a tutti le mete da rag– giungere: ma nessuno fino ad oggi ne conosce le strade, perché non sembra sian state decise. Si può guardare con tranquillità lo avvenire con una simile incertezza? Così desideriamo chiudere: con un quesito.

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