Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

ITALIA'94 7 sostenute dalle famiglie distinte per fascia di benessere economico, delle famiglie in condizione di disagio, al Centro, dove la modalità per rendersi conto che la situazione non si è trasformata nello stesso prevalente èil livello medio basso, fino al Nord ove l'addensamento senso e con la stessa intensità per tutte le famiglie. è nel livello medio alto. Per ciò che riguarda i livelli di povertà si È interessante notare che gli incrementi di spesa più alti riguar- passa dal 19,7% del Sud, al 6,2% del Centro e al 4,7% del Nord. dano proprio le famiglie con più basso reddito. Nel 1991 le famiglie Ma è rispetto alla grande città che emergono i dati più interespovere spendono in più (o sono costrette a spendere) tra il 56% e il santi, "dove le sollecitazioni tecnologiche, le innovazioni, i progetti 63% del loro reddito del 1981, mentre tale quota percentuale scende di razionalizzazione sembrano dover discruudere percorsi di sicudrasticamente su valori che oscillano tra il 33% e il 38% per tutte le rezza e di benessere sociale; quando poi, in realtà, ogni grande altre famiglie. Per quanto tali dati vadano usati con le dovute metropoli del mondo scopre le sue sacche di povertà, i suoi strati di precauzioni (per l'impossibilità di effettuare i dovuti controlli e le diseredati endemici, i suoi quartieri condannati al massimo degrado. opportune correzioni sui dati grezzi), l'indicazione relativa al mag- (...) Per cui la città, da luogo della speranza, va lentamente tragiore "sforzo" richiesto alla famiglie più povere è talmente consistente sformandosi in territorio dell'incertezza e della negatività" 5 • Ma se che, al di là di qualsiasi aggiustamento statistico del dato, mette in tale affermazione è vera in genere (e con riferimento soprattutto alla evidenza un fenomeno sicuramente significativo nell'ambito della presenza delle marginalità estreme), qualora si osservino i dati si stratificazione sociale. evidenzia una profonda diversità fra aree metropolitane e città del Le differenziazioni aumentano ulteriormente qualora si passi da Centro-Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno (tab. 3). Nell'Italia una considerazione dei redditi in senso assoluto ad una distribuzione settentrionale il benessere è abbastanza uniformemente dist1ibuito, delle famiglie sulla scala del benessere calcolata in relazione al con una leggera intensificazione nelle metropoli; al Centro 1isulta reddito medio pro capite nazionale nei due anni considerati (utiliz- evidente, oltre al maggior benessere registrato nelle metropoli, una zando quindi l'approccio sincronico di cui prima). Non effettuando polarizzazione del disagio e della povertà nei piccoli comuni e nelle operazioni per confrontare le quote di reddito nel 1981 e nel 1991 campagne. Nel Mezzogiorno la situazione si capovolge: nelle due ma, al contrario, confrontando le distribuzioni relative ai due anni aree metropolitane (Napoli e Palermo) si trova la maggiore quota di intorno al reddito medio nazionale, allora come oggi, è possibile famiglie in peggiori condizioni economiche (oltre 1/4 di esse risulta riconoscere diverse concentrazioni di "povertà" e "ricchezza" relative sotto il livello di povertà e quasi il 60% sotto la soglia di disagio), agli standard medi correnti. mentre le situazioni meno disagiate sono in proporzione più elevate I dati del 1991 individuano una quota di famiglie "povere" pari nelle campagne e nei piccoli comuni, fenomeno questo che mette al 10, 1% del totale (circa due milioni in valore assoluto); per il 1981 bene in luce il degrado delle grandi città del Sud, l'inefficienza delle lo stesso computo forniva un valore dell' 11,2% (tab. 2). La riduzione politiche di intervento e la pericolosità di uno sviluppo che non della fascia di povertà è stata significativa nell'area della povertà sappia tener conto di un simile squilibrio tra città e campagna. estrema, ridottasi nel decennio di un punto percentuale. In modo Molte sono le cause che sottostanno ad una simile evoluzione analogo si osserva una contrazione globale dell'area della ricchezza della stratificazione sociale (caratterizzata, per ciò che riguarda il e del benessere: le famiglie del livello medio-alto o superiore, 45% benessere economico, da un miglioramento generalizzato dei livelli nel 1981, risultano il 41% circa nel 1991. Ridimensionate così le di reddito, da uno schiacciamento nella parte bassa della distribucategorieestreme della povertà e della ricchezza, le famiglie italiane zione, da forti divari tra Nord e Sud in generale e, in particolare, tra si sono trovate, all'ape1tura degli anni Novanta, più uniformemente le metropoli del Sud da un lato e quelle del Centro-Nord dall'altro, raggruppate in un segmento medio-inferiore, accresciutosi di oltre cause che hanno evidentemente a che fare con /o sviluppo generale 5 punti percentuali, per cui risultano in parte ridotte le sperequazioni dell'economia del Paese, con le politiche occupazionali, con le nei live)li di benessere, e si è accentuato l'addensamento della dinamiche demografiche, con i I livello di efficienza e di efficacia del distribuzione nel disagio e nel livello medio basso: una distribuzio- nostro sistema di welfare. Nell'analisi condotta non si è potuto tener ne, quindi, che "salendo si schiaccia verso il basso" può essere conto di tutte queste dimensioni, ma i dati disponibili hanno l'immagine che più efficacemente mette in luce le modificazioni comunque permesso di prendere in considerazione le correlazioni del la stratificazione per benessere economico del le famiglie italiane che esistono tra la povertà da un lato e la struttura fami I iare, la cultura nei dieci anni considerati. e le professioni dall'altro, correlazioni risultate nette e stimolanti per Sul piano dell'analisi territoriale, i dati evidenziano la tradizio- la comprensione di parte del fenomeno in esame. nale gravità del divario fra Nord e Sud. Il benessere cresce con la Dall'analisi della configurazione della struttura familiare nel latitudine andando dal Sud. dove la classe più consistente è quella 1981 e 1991 emerge innanzitutto un progressivo e sempre più Tab. 3 - Grado di benessere economico secondo la tipologia di comune di residenza - 1991 Povertà estrema Povertà Disagio Livello medio-basso Livello medio-alto Benessere Benessere elevato Ricchezza Totale A.Metr 1,4 3, l 15,3 27,3 29,2 13,9 7,2 2,6 100,0 Nord Centro Città Altri A.Metr Città 1,2 2,0 1,5 1,0 2,8 2,9 1,7 3,3 14,2 14,0 14,9 18,l 29,9 29,9 29,6 31,5 34,3 32,6 30,3 29,8 10,5 11,0 13,0 9,3 5,1 5,6 7,1 5,1 2,0 2,0 1,9 1,9 100,0 100,0 100,0 100,0 (*) Area metropolitana: Residenti in Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Pale1mo Città: Residenti in capoluoghi di provincia con più di 200.000 abitanti Altri 2,5 5,5 20,4 30,9 26,0 7,4 5,6 1,7 100,0 Altri: Residenti in capoluoghi di provincia con meno di 200.000 abitanti e Comuni minori A.Metr 10,0 15,8 31,0 26,5 12,5 2,8 1,3 0,1 100,0 Sud Italia Città Altri 7,8 8,3 4,1 11,4 10,6 6,0 26,4 29,2 20,1 29,2 27,7 29,1 16,9 17,0 26,0 5,7 4,4 8,6 2,5 2,3 4,6 0,1 0,5 1,5 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Censis su dati lstat

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