72 VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE diceva. Contraddizione fra aiuto e controllo sociale, ma anche fra aiuto (che produce quasi inevitabilmente dipendenza in chi viene aiutato) e autonomia, richiesta come prova di raggiunta normalità, di guarigione, di riconquistato diritto al rispetto (e alla custodia dei figli), e contemporaneamente negata dall'atto stesso dell'aiuto. È drammaticamente chiaro: chi ha bisogno di aiuto non è autonomo. Ec' èdi peggio: diventare unpo' più autonomi significa rinunciare all'aiuto. Ci vuole un certo coraggio; e molta autonomia ... In più, quello che viene spesso dimenticato è che in questa contraddizione non si dibattono solo i due attori più evidenti: la famiglia assistita e i servizi sociali ruba-bambini. C'è un terzo ele~ento, in questo gioco, che condiziona le mosse, detta le regole, limita le possibilità di scelta. Un elemento di cui i giornali parlano poco. Il Tribunale dei Minori. L'assistente sociale ha un compito istituzionale di controllo e di segnalazione, a cui non può sottrarsi. Individuare situazioni di inadeguatezza impone di segnalarle. Sapendo quasi sempre che alla segnalazione ilTribunale risponderà in modo che alla famiglia (ai giornali) sembrerà pura repressione, pura punizione, non più aiuto. Insomma, è il Tribunale, non l'assistente sociale, che ruba i bambini. È questa la verità? Abbiamo finalmente individuato il vero cattivo? In realtà- e il libro di Cirillo riesce a raccontarlo con chiarezza e concretezza-cattivo è il gioco. Cattivo nel senso che è - spesso - di cattiva qualità. Manca il gioco di squadra. Ognuno gioca per sé, senza obiettivi chiari e condivisi. Manca la riflessione, manca una solida preparazione di operatori e magistrati; manca la capacità di collaborare spendendo tutto il tempo necessario per collaborare bene. Così, il gioco si ripete, sempre identico. La famiglia è inadeguata; i servizi sociali valutano e segnalano, il Tribunale sanziona; i servizi sociali eseguono; la famiglia ottiene una nuova patente di insufficienza. I giornali si sdegnano e fanno piangere le mamme per bene, senza che per questo il gioco abbia modo di cambiare. "La rivoluzione copernicana del problema è consistita nell' introdurre, dopo l'accertamento del danno subito dal minore e prima di un eventuale trattamento, un intervento di valutazione dellarecuperabilità della famiglia" scrive Cirillo, che descrive poi la faticosa gestione di casi impostati con il criterio della valutazione di recuperabilità; proposte, progetti, tentativi, un lungo lavoro a fianco della madre, o della coppia di genitori, senza aspettarsi miracoli, accettando i risultati limitati. Anche quelli molto limitati. Spesso, il segreto è proprio lì; non aspettarsi l'impossibile, ma valorizzare il possibile. Una rivoluzione non da poco, che richiede quegli ingredienti rari, ma non introvabili, di cui si diceva: la capacità di collaborare (servizi sociali e tribunale, e poi, gradualmente e rispettando i tempi del più debole, servizi sociali, tribunale e famiglia). La capacità, da parte degli operatori, di ridiscutere le proprie scelte, le proprie decisioni, le proprie ipotesi. La capacità di valorizzare - e sostenere - anche il poco che la famiglia è stata in grado di fare, invece di stigmatizzare il "non ancora ottenuto" come prova di inadeguatezza. Tutte cose che richiedono tempo; operatori preparati, formazione continua; servizi organizzati con competenza reale, non affidati a un presunto manager convinto che l'efficienza dei servizi sociali si raggiunga con imetodi che hanno funzionato così bene nella sua fabbrica di salami in Brianza. I veri cattivi, i nemici da cui difendersi, sono in realtà due: chi sta manovrando, saldamente aggrappato a poltrone appena conquistate, per "portare l'Italia in Europa" a spese dei più deboli, mettendo nella lista delle spese superflue non solo le spese sociali, ma anche le spese di formazione, che stanno rapidamente scomparendo dai bilanci di enti locali e USSL. E il cattivo giornalismo, quello delle lacrime e del sangue in prima pagina. Quello di chi, in un convegno che tentava appunto di discutere i rapporti fra giornalismo e servizi sociali, fra informazione e scandalismo a tutti i costi, diceva con tranquillità: "Le notizie si scelgono per far vendere i giornali. In questo momento, un titolo con un bambino tolto alla madre fa vendere. A me questo basta". Quello di chi si sdegna a pagamento, vende drammi in televisione e intasca il ricavato. Poi c'è un nemico privato da cui chi lavora nel sociale deve difendersi, anche se è un po' faticoso: la scarsa competenza. È un brutto momento, questo, per molti lavoratori dei servizi. C'è depressione. Delusione. Si legge un po' meno, si discute un po' meno, si dedica meno tempo alla riflessione, all' autoformazione. Tanto, peggio di così ... Forse è comprensibile, ma è ingiusto e pericoloso. È proprio in momenti come questi che la competenza diventa indispensabile per evitare che chi non sa, ma può, distrugga quello che in qualche modo è stato costruito finora. Note 1) Silvana Quadrino, La torta senza candeline, Feltrinellil994. PACIFICONERO RISCOPERTE Nv\ERICANE DEGLIANNITRENTA FrancescoBinni Non è certo una sorpresa che i film più incisivi e intelligenti su Hollywood e i suoi effetti sulla vita dei suoi operatori non siano prodotti di Hollywood - in certi casi neanche girati in America: penso allo straordinario Fedora (1978) di un regista come Wilder, che pure cresce all'ombra dello "studio system" e che, in data precoce ( 1950), fa uno dei rari film, Viale del tramonto, che espongono bene la corruzione della fabbrica dei sogni sul Pacifico, e in un periodo in cui il sistema è ancora sicuro e potente. Ma può sorprendere che quel cinema di autocritica sia stretto alleato di una narrativa di ambito hollywoodiano che vi prelude più di mezzo secolo fa e i cui autori, critici del sogno cinematografico come compendio del Sogno Americano, non sono creature dirette di quell'America ma suoi recalcitranti figli adottivi, "aliens" spesso, in termini di nazionalità o anche solo di ideologia. Chi sono se lo chiede non a caso il marxista e bramino delle lettere americane fra le due guerre, Edmund Wilson, in un lungo notorio saggio del 1940, il cui titolo suona "I ragazzini del retrobottega" o "della cabina di proiezione"; cioè gli "immaturi" relegati dietro, sia autori di serie ambizioni piovuti a Hollywood al soldo degli studios, sia neofiti della
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