70 VEDERE,LEGGERE,ASCOLTARE sull'immaginabile o, che è peggio, sulla possibilità per spettatori/trici di disegnarsi ciascuno/a a suo modo, fantasticamente, lo spettacolo della violenza. Quante volte ognuno di noi, al cinema, ha chiuso gli occhi per non vedere, per sottrarsi ali' intollerabilità della visione? Per paura, disgusto, offesa, ansia? O non piuttosto perché quel nostro chiudere gli occhi, registicamente previsto e costruito come un di più di piacere, di godimento spettatoriale, ci restituiva alla passività totale di chi non può che reagire a uno stimolo esterno, ma anche all'onnipotenza di chi ai mostri altrui preferisce i propri? Risi, da quel Rambo dell'immagine e dei sentimenti che ha scelto di essere, nella sua epopea dello stupro ci ha, non certo per delicatezza, chiuso gli occhi d'ufficio, lavorando ossessivamente sul fuori campo. E di questo argomento si è servito, nelle comunicazioni alla stampa, per dimostrare la sua buona fede. Non gli interessava, a suo dire, fare un film di semplice denuncia schematizzando il rapporto vittima/carnefice in una calligrafica ricostruzione del teatro della violenza. In scena non dovevano esserci per l'ennesima(?) volta le donne (o il corpo delle donne?) e il loro punto di vista. Era ora che, nel contenzioso stupro, qualcuno avesse il coraggio di parlare di uomini, di far vedere di cosa sono capaci i maschi quando s'imbrancano -questa all'ingrosso la motivazione dell'autore-, di guardare con i loro occhi e raccontare con le loro parole, per capire da dove nasce l'orrore e insieme scoprire il dovere della pietà anche nei confronti di individui che sfuggono a ogni possibile identificazione. Letteralizzando i suoi intenti - forzarci a entrare nella psiche e nel discorso maschili, a prescindere dall'esistenza delle donne - il disorientato Risi ne ha fatta, chissà quanto consapevolmente, una davvero bella. Nella sua "nobile" smania di sgombrare lo schermo dalla presenza femminile, di obbligarci a respirare solo l'odore del "branco", è arrivato a sottrarre alle due già semirimosse protagoniste/ pretesto (tedesche ree di autostop in terra ciociara) anche il bene della parola. Quelle poche battute che si scambiano, ovviamente in tedesco, né doppiate né sottotitolate, rimangono a fluttuare nell'aria come puro suono, irrilevanti, pleonastiche, inutili. Come a dire: ci importano, a noi del branco, le ragioni delle "bisteccone" (sic), quello che due "puttane di autostoppiste" hanno da dire? Ma qual è, mi piacerebbe chiedere a Risi, il perimetro o l'estensione del branco? Lui, ad esempio, è dentro o fuori? Il suo è il davvero ennesimo mea culpa narcisistico e rassicurante del maschio che, pur "vergognandosi a nome del suo genere", prima di condannare si sforza, illuministicamente, di capire o perlomeno di far distinzioni? O non c'è piuttosto qualcosa di peggio e di più serio in questo caso di stupro ricostruito mimeticamente da un interno parziale, attraverso il solo sguardo maschile? L'arroganza, ad esempio, di mettere tanto per cambiare al centro del mondo il punto di vista e l'esperienza maschili, e di credere, perché se ne è svelata la miseria, di aver fatto un gesto politico. Sentivamo davvero la mancanza, noi dell'altra metà del cielo, di qualcuno che, per dimostrarci la sua solidarietà o forse soltanto per dirci quanto si stia scomodi nel ruolo di maschi, ripercorresse la classica e infida strada dei prepotenti pentiti: parlare per salvarsi la faccia e intanto occupare quello spazio incerto e volatile che spetterebbe alle vittime. Ma la libertà di parola, evidentemente, è di chi la sa togliere agli altri. A Risi (a cui, per inciso, suggeriamo di rivedersi tutto Abel Fe1rnrain modo da non cadere mai più in tentazione) consigliamo una lettura utile se pur tardiva: Vittime sacrificali, di Alice Vachss (Il Corbaccio 1994). Un libro che, nonostante la sua iperamericana pragmaticità e oggettività, non dimentica neanche per un istante l'importanza del punto di vista autorale, l'obbligo o l'inevitabilità, per chi racconta, di venire allo scoperto, di prendere non moralisticamente posizione e di assumersi le proprie responsabilità. "I violentatori tendono a scegliere di farsi processare molto più di ogni altro tipo di criminale, convinti, in cuor loro, che tutti gli uomini, compresi quelli che fanno parte della giuria, violenterebbero se solo ne avessero il coraggio", scrive l'autrice, per dieci anni pubblico accusatore nei casi di stupro del tribunale del Queens, NY. E fin qui sarebbe d'accordo anche Risi. Ma, più avanti: "Quando la misero sulla barella dell'ambulanza Jane respirava ancora, ma era in fin di vita. Disse che reagire era stato uno sbaglio, 'non ne era valsa la pena'. Kerry invece si incolpava di non aver reagito al suo stupratore fino alla morte .... /o incolpo sempre e solo lo stupratore". Andare a cercare le cause "sociali" o psicologiche di alcuni comportamenti e adottare la logica dei distinguo è, quasi sempre, pura complicità. LADYBIRD,LADYBIRD, ~ CHENEEDEITUOI BAMBINI? SilvanaQuadrino Lady bird, lady bird... comincia una filastrocca inglese. Coccinella, coccinella. Ritorna a casa. La tua casa sta bruciando. Sbadata coccinella. Sempre lì a svolazzare da foglia a foglia, a godersi il sole, senza preoccuparsi della casa, dei bambini. Chissà cosa diranno i servizi sociali, adesso. Nel film che prende il titolo dalla filastrocca (Lady Bird, Lady Bird di Ken Loach) mamma-coccinella è la solita sfigata con figli plurimi di colore variabile, frutto di unioni tanto disinvolte quanto, a loro modo, talvolta, anche felici. Perché la felicità è anch'essa variabile, come il colore della pelle; e felicità può essere anche un uomo che di tanto in tanto ti dà un po' di calore, e uscite al pub e compagnia e un figlio. Anche l'amore materno è variabile. Il tipo di amore materno accettabile per i servizi sociali, invece, è ben definito, rispettabile e rassicurante: casa pulita, abiti puliti, cibo equilibrato, una mamma che lavora dalle 9 alle 5 e poi torna a casa, in tempo per il tè e il controllo dei compiti. Che razza di amore materno è quello di una donna che ogni tanto si scorda perfino di avere dei figli a casa, tanto il più grande ci penserà lui? Che si lascia massacrare di botte davanti ai figli perché non riesce a rinunciare all'ultimo dei suoi uomini? Il voto non può essere che negativo. Le conseguenze (per il bene dei "minori") prevedibili: una mamma nuova, più adatta, più rispettabile. Dovesse anche trattarsi di una mamma-istituzione. Almeno, l'ora del tè sarà rispettata.
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