maggioranza legale, tumultuosa e popolare (popolana, aggiunge Bossi) più di quella ufficiale. E i preti, da che pa1te stanno i preti? Tutto è meravigliosamente mosso, a disposizione e incessantemente rinnovato, negli scaffali del mercato politico italiano. Quello che nell'Ottocento si poteva chiamare trasformismo e appariva come un'insopportabile babele, oggi è libera concorrenza e legittima ricerca della novità. È andata così che unasinistranuova per davvero - è stata battuta dal Nuovo-Che-Avanza, un personaggio al limite del magico (oggi inteso come elettronico), il cui fascino e la cui credibilità è davvero inspiegabile senza farricorsoal potere soprannaturale della televisione. Come può piacere e avere seguito Berlusconi? è diventata una questione da semiologi, da risolvere insieme alla tonnentosa domanda su come mai piacciano e siano seguite le telenovelas. Ovvero, ogni analisi e ogni esorcismo tentato sul cavalier Berlusconi si è sempre fermato alla mezza verità del suo potere su mezza televisione e mezza stampa italiana. È poipurveroche,oltreallasua emittenza, si sono considerati gli altri optional che lo caratterizzano: il passato piduista, il protettorato socialista, il portate qualunquista delle sue affermazioni. Ma in definitiva si sono così scoperti più difetti che qualità e, invece di capire come fa Berlusconi a vincere, ci si è cominciati a consolare con gli elementi che potrebbero incrinare la sua immagine e il suo potere, fino a quando le scivolate, gli svarioni, le ritirate, i litigi e le smentite che hanno costellato i primi mesi del suo ministero, hanno finito per tranquillizzare del tutto o quasi gli avversari. Anzi, l'imperizia dei suoi collaboratori li ha perfino delusi (ma un multimiliardario non poteva comprarsi una "squadra" all'altezza del Milan?) e l'insuccessodella sua immagine all'estero li ha pe1fino preoccupati (ma un grande imprenditore non può stare più attento ai mercati internazionali, alla borsa e alla lira?). Oggi è tutto un coro di lamenti autorevoli e di suggerimenti deplorevoli, tutti di vago sapore calcistico, come davanti alle prove incerte di una malcombinata nazionale: forse per questo i modelli di riferimento sono spesso argentini (perché non fa come Menem? perché non fa la fine di Peron?), mentre naturalmente le battute sulla serie Be sul girone di ritorno si sprecano. Ora, non è che il linguaggio e lo spirito sportivo siano di destra, ma è certo che non hanno mai aiutato l'ala sinistra del nostro Paese: la sinistra e la destra non sono termini complementari ma antagonisti - avverte Bobbio nel suo bestseller, peraltro troppo fortunato per non suscita.reragionevoli dubbi sui suoi lettori - e il popolo di sinistra ha creduto di dover scendere nello stesso campo e competere nella stessa gara più o meno allo stesso modo, sperando di dimostra.re magari una maggiore valentia. Maè proprio così che ci si rivela più che complementa1i, pur nell'alternanza dei 1isultati e nella differenza dei giocatori e degli allenatori (a proposito, quando si troverà un mister, pardon un leader all'altezza della situazione?). Ed è proprio così che l'agognata "rivincita" finisce per somigliare a una estenuante 1incorsa. Equivocando il passaggio da.li'alternativa ali' alternanza, si è passati dall'alterità delle proposte all'intercambiabilità delle identità: giorno dopo giorno la sinistra si dichiara più liberista di Agnelli, più federalista di Bossi e più televisiva di Berlusconi. Tutte cose vere, per carità, ma non credute dalla pubblica opinione, ormai saldamente in mano all'avversario. E ancora una volta, senza il controllo della pubblicità (leggi televisione), la concorrenza si rivela impossibile. La politica italiana pare ormai costretta a funziona.re con la stessa logica dei colpi di stato: la prima cosa che viene e che verrà ogni volta mutata sarà la composizione del consiglio di amministrazione della RAI (e magari, in un domani utopico, anche della Fininvest). Intanto è Berlusconi ad avere conquistato tutte e sei le reti e, finché tutti trattano l'elettorato come mercato del consenso, finché tutti sostengono la priorità assoluta della questione televisiva, finché tutti obbediscono alle regole e al linguaggio della competizione spo1tiva, non si vede proprio come si possa sperare di batterlo. A viaggiare dentro gli ultimi festival dell'Unità, spiando più la "gente" che i "leaders" (più la base che i vertici, si sarebbe detto in epoche più geometriche e meno etèree) si ha l'impressione che la sinistra non abbia ancora capito bene cosa è successo, ma ancor meno è riuscita a comprendere che cosa le è successo: qui non si tratta di liquidare tutto con l'appello a Craxi, caprone diabolico e capro espiatorio a cui tranquillamente si imputa da sempre ogni perversione, esagerazione, deviazione dalla retta via. Il craxismo rampante e l'edonismo cra.xiano o la corruzione craxjca sono solo le punte di uno yuppismo, di un consumismo e di un malcostume più venale ma non per questo meno disastroso, diffuso e difeso da un esercito di amministratori, funzionari, impiegati della politica e dell'informazione di tutta la sinistra, nessuna sazione esclusa. A questo si aggiunga la povertà delle idee, l'assenza del rigore, il rifiuto o l'incapacità dell'autocritica, in anni in cui assieme a.imuri cadevano anche le analisi e le teorie, e l'unico sforzo che la sinistra italiana ha fatto è stato quello di alleggerirsi e di rimuovere, di ap1irsi alla satira e di coltiva.re il cinismo e l'irorua, di predicare l'ottimismo e di organizzare feste ... Intenti a governa.re le USL e le comunità montane di mezza Italia, davanti all'immigrazione e al disagio giovanile, alla catastrofe ecologica e alle gue1Tesempre più vicine e sempre più mondiali, qual è stato l'impegno diretto o anche solo l'interesse dei partiti di sinistra? La Pace e l'Ambiente sono ce1to in tutte le bandiere ma, più diventa.no valori universalmente commestibili e meno riescono a tradursi in culture pratica.bili, il volontariato viene esaltato come un tempo il proletariato, ma anche quando diviene un modello di comportamento diffuso, non riesce a sua volta a diventare un valore, per una sinistra resa presuntuosa e scettica dai residui di un materialismo storico in disuso ma non in disarmo: non si pennetterà mai all'altruismo pietoso e gratuito di minacciare l'interessata e concreta Solidarietà! ITALIA'94 5 Spesso allora i compagni si limitano a fare gli estimatori (se del caso, i protettori) dei volontari cattolici, di cui non si stancano mai di riconoscere i meriti, ma che si guarderanno bene dall'imitare. l sinistresi piccoli e medi (per i grandi vale ormai il giudizio della storia e della cronaca, a seconda dei casi o dei reati) sono da anni una passi va base di assonnato dissenso, e semmai investono il loro attivo consenso nella difesa - legittima e necessaria, ma non "sacrosanta" come si è portati a predicare - del livello di benessere, di consumo e di potere acquisito. Anzi, a voler proseguire la metafora calcistica, si può dire che la sinistra gioca tutta in difesa e il ruolo di opposizione la conferma come orgogliosa interpretedelledifesedei ceti più deboli, sicuramente i più minacciati dalla destra al potere (da che mondo è mondo). Quello che ancora le manca è un buon attacco, un attacco che comprenda di avere un compito diverso, di dover svolgere un ruolo che c'entra poco con la pa1titao con il campionato in corso. Un attacco-o un cominciamentoche riguarda la propria identità e la propria differenza e che si muove su un altro ten-eno, magari "più in alto" e sicura.mente "più lontano". Oltre alla Buona A1ru11inistrazione e alla Décisa. Opposizione, si tratta di far qualcosa. per inseguire la propria utopia, forse sempre la solita "stella polare" dell'uguaglianza di cui parla Bobbio nel solito libricino; e se lo stadio gremito e il calendario fitto della politica italiana sembra voler ruba.retutta l'attenzione e richiedere tutta l'energia dei giocatori, questo è in un certo senso "fare il gioco delle destre". "Occorre alzare la testa dalle schermagliequotidianeeguardarepiùinaltoepiùlontano", poiché "Basta spostare lo sguardo dalla questione sociale all'interno dei singoli stati, da cui nacque lasinistra nel secolo scorso, alla questione sociale internazionale, per rendersi conto che la sinistra non solo non ha compiuto il proprio cammino ma lo ha appena cominciato". Così scrive Norberto Bobbio nel febbraio I994. Ancora una volta, a guardar bene, "niente di nuovo ...".
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