60 STORIE/CASSÉ sfuggiva e grondava sciolto per terra. Gli operai smontarono dalle biciclette e corsero, gettando le biciclette sul ciglio erboso. Un'altra macchina sopravvenne, dal lato opposto della strada, e rallentando guardò il gruppo che si agitava e dopo il gruppo vide la pozza di sangue e si fermò: sportelli si aprirono e visi interrogativi si affacciarono, pronti a riempirsi di raccapriccio appena avessero saputo di che si trattava. Il gruppo intorno al bambino sul ciglio della strada finalmente raggiunto scambiandosi sussurrii concitati cercava di separare il bambino dal cane, i capelli ricciuti dal pelo ricciuto, il sangue dell'uno dal sangue dell'altro; e il bambino si stringeva al cane, urlando e dibattendosi, abbrancandosi più furiosamente al cane con le mani e con le braccia che essi riuscivano a distaccare, ferocemente abbracciandolo e urlando. Essi arretrarono, spaventati dalla sua violenza. "Andate via!" furiosamente urlava il bambino. "Andate via!" Uno degli operai corse fuori dal mucchio e si mise a galoppare attraverso un campo di trifoglio: "Lasciatemi stare!" gridava con furore il bambino, e le sue urla spronavano l'uomo a correre attraverso la sofficità del campo di trifoglio verso una casa vicina. Dalla seconda macchina sbattendo due tre sportelli due tre persone scesero, e attraversarono la strada e si aggiunsero al mucchio, alzandosi sulla punta dei piedi per vedere. Una terza macchina arrivò, e si fermò dietro la prima; un uomo scese, e venne ad aggiungersi. "Lasciatemi stare!" urlava il bambino, affondando nel cane. "Lasciatemi stare, andatevene via! Via! Me l'avete ucciso, lasciatemi stare, andatevene via, voglio morire anch'io, lasciatemi stare!" "Dio, è ferito," rabbrividiva il gruppo intorno, e gli faceva le più svariate domande: "Dove sei ferito? dove hai bua? come ti chiami? dove abiti? dove sta tua madre? come si chiama? che classe fai?" ed egli a tutto rispondeva: "Flicò Flicò oh Flicò oh Flicò mio oh Flicò Flicò Flicò," e toccato urlava "Andatevene via! Lasciatemi stare! Me l'avete ucciso, lasciatemi stare, andatevene via, è morto, via tutti, maledetti tutti, oh Flicò Flicò Flicò!". "Non è possibile che sia ferito gravemente; urla e si agita tanto, e solo per il cane," osservò qualcuno. "Come è successo?" chiesero quelli venuti per ultimi. "Non lo so," risposero quelli venuti per primi: "Sono sbucato dalla curva là in fondo e c'era questo ammasso sanguinante che si trascinava attraverso la strada. Mi sono fermato e ho visto che era un bambino - del cane mi sono accorto dopo - sono corso a tirarlo fuori dalla strada". "Venivamo da quel sentiero dietro i pini, dietro quei pini, lavoriamo laggiù; i pini si vedono, il sentiero no, la fabbrica nemmeno. Abbiamo visto quando siamo usciti dal sentiero nella strada la macchina ferma e la pozza di sangue e poi il bambino." Tutti si erano volti a guardare meccanicamente i pini dietro un lungo dosso giallo che nascondeva il sentiero mentre i pini come bandierine di manovre su una carta topografica lo rivelavano, finché a un tratto finivano; e i loro occhi che guardavano dopo essere saltati da un pino all'altro lungo tutta la loro fila arrivati all'ultimo si trovarono davanti il vuoto e tornarono indietro, di nuovo saltando ad archi da un pino all'altro lungo tutta la fila; e dalla fila dei pini con un arco più ampio e seguendo l'arco con il ruotare dei visi ritornarono a guardare ai loro piedi il bambino, che disperatamente sempre piangeva. "Non può essere ferito, se piange e grida tanto, e solo per il cane." Con una donna una catinella un asciugamano una spugna e due secchi d'acqua l'operaio ritornò, tutti a passo di corsa ansimante e sostenuto, come un generale al comando di un drappello di bersaglieri dai grossi seni ondeggianti; e l'acqua ondeggiando con lo stesso movimento e lo stesso ritmo traboccava e spruzzava dai secchi, ora da un lato e ora dall'altro. Il cerchio si aprì per farli passare e subito si richiuse su di loro stringendosi per vedere e poi subito si riallargò, al suo comando di generale "Aria, aria"; e poi di nuovo lentamente si restrinse, inconscio spostandosi in avanti attaccato ai propri occhi che si protendevano a guardare. Al centro il bambino abbracciato al cane piangeva e implorava e gridava "Andate via Andate via Oh Andate via ANDATE VIA! oh Flicò oh Flicò perché non si sono fermati perché non ti hanno scansato oh Flicò oh Flicò lasciatemi stare andate via oh andate via...". La donna si inginocchiò accanto a lui e prese a passargli sul viso la spugna bagnata. Il cerchio si restrinse d'un passo, piegandosi a guardare. Ad occhi chiusi il bambino rovesciava abbandonata indietro la testa, e la girava e la piegava e la scuoteva, piangendo e singhiozzando, sputando ed affogandosi di acqua e di sangue; la donna seguiva con la spugna tutti i movimenti della testa, e il cerchio dietro di lei seguiva i movimenti della spugna, accostandosi ansioso e stringendosi: il bambino rovesciava indietro la testa e la girava e la scuoteva e la piegava e piangeva e si abbandonava e singhiozzava, e si dibatteva e si liberava, e rituffava il viso nell'ammasso sanguinolento del cane. Il cerchio levava un grido per il lavoro perduto, per il viso pulito di nuovo insudiciato, per la scoperta ancora rimandata. Due o tre uomini si inginocchiarono dietro al bambino prendendolo per la testa; e occupando i loro posti rimasti vuoti tutto il cerchio si restrinse e si avvicinò, chinandosi per guardare più da vicino, le bocche e i visi già atteggiati all'orrore che avrebbero emesso al rivelarsi delle ferite orribili. Al di là del cerchio altre macchine si fermarono, e il cerchio si ispessì. "Che è successo?" in punta di piedi dietro tutti altre voci chiesero. "Non si sa," più vicine voci laconiche risposero. "Andate via! Andate via!" al centro del cerchio dibattendosi urlava il bambino. "Lasciatemi in pace, maledetti pure voi! Andate via! Flicò !" I due operai inginocchiati gli tenevano stretta la testa, guardandosi fra le dita se era ferito; la donna portava ritmicai:_nentela seugna dal viso alla catinella, dalla catinella al viso. "E ferito? E ferito?" chiedeva ansiosamente il cerchio intorno. Essi giravano e rigiravano la testa che piangeva e si dibatteva e gridava "Andate via! Andate via! Maledetti tutti!" - "Non sembra ferito," dissero. La donna fermò il suo movimento ritmico. Il bambino liberò la testa dalle mani che indecise si allentavano, e la rituffò nel cane morto, piangendo. La folla del cerchio emise un gemito di pietà e di raccapriccio. "Sù, bambino, per favore," qualcuno si piegò e gli batté sulla spalla. Il bambino non dava segno di udire o di vedere; ma stretto al suo cane e alle sue ginocchia il viso affondato nel pelo ingrommato (gli occhi sbarrati i denti bianchi le gengive tirate la lingua appesa del muso del cane che poggiava fra la sua guancia e il suo braccio, come tante volte per gioco egli se lo poneva tra le braccia strangolandolo, e il cane gli leccava l'orecchio gocciolando saliva non sangue) singhiozzava e gemeva. La folla restava intorno, incerta: "Buttiamogli l'acqua addosso," propose. "Bisogna farlo uscire dallo shock. Bisogna scuoterlo. Gli verranno le convulsioni". Le persone che dentro al cerchio erano vicine al bambino si fecero indietro, spingendo gli altri, il cerchio si allargò, dandosi voci; uno degli operai si chinò e agguantò a due mani il secchio e lanciò un fiotto d'acqua addosso al bambino come un fuoco da spegnere, con un singulto il bambino sobbalzò, il cerchio sobbalzò e uno dopo l'altro come ballerine in fila alzò i piedi scansando il rivolo d'acqua veloce, poi si restrinse. Seduto per terra le ginocchia rialzate il cane in grembo la testa sulle ginocchia e le braccia intorno al cane e a se stesso il bambino grondò acqua e
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