Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

a internazionale Rivista trimestrale europea Edizione italiana DIECI ANNI DOPO: frammenti di un'antologia Beli, Berlin, Bobbio, Coen, Brandys, Bruckner, Ferrarotti, Galbraith, Ginzburg, Jancar, Konrad, Krulic, Magris, Mann, Michnik, Morin, Quinzio, Rahnema, Rupnik, Schneider, Simecka, Sontag, Sorescu, Ugresic, Zagajewski, Zaslawsky IN EDICOLA E IN LIBRERIA Campagna abbonamenti Non perdete un Lapis 1994 percorsidella riflessionefemminile Condizioni d'abbonamento abbonamento annuo ordinario (4 numeri) lire 40.000 abbonamento annuo sostenitore (4 numeri) lire 60.000 Pagamento e/ e postale 24001 208 intestato a: La Tartaruga Edizioni srl via Filippo Turati 58 20121 Milano Tel. 02-6555036 Fax 02-653007 54 INCONTRI/ TUTINO dei sovietici di far rientrare quei movimenti dentro il quadro della coesistenza pacifica. Solo Guevara tentò di uscire da quella logica, con la fine ben nota; ma una fine altrettanto tragica ebbero leader come Sukarno o Ben Barka, Cabrai o Mondale, Mulete o Fonseca Amador, Marighella o Torres e i rispettivi movimenti. Congiure losche, intrecci biechi, poi itiche di area e di potere laide, tra Urss eUsa e lacchè vari e varie "agenzie" distrussero via via le ultime speranze di rivoluzione nel Terzo mondo. Si conclusero nell 'ultimofallimento, quello cileno di Allende. Tutina racconta quegli anni da dentro Cuba e con lo sguardo, la conoscenza che poteva avere di essi in "contemporanea". Prende a protagonista principale una spia cubana (un nero) fedele ai suoi superiori rappresentanti del regime, sottoposta come loro alle interne logiche di diffidenze, aggiustamenti di tiro, resipiscenze di linea, ascesa e disgrazia di funzionari. E con lui un italiano (con qualcosa di indirettamente o direttamente autobiografico?) venuto dal Pci romano, ma essere pensante e irrequieto, non solo affascinato dal mito e non solo succube della realtà. Tutto bensì è sfuggente, indefinito, perfino nebuloso. E la storia non ha un filo netto, chiaro, tantomeno "rosso", a guidare; nulla vi è davvero evidente, esplicito. Né più né meno, a ben vedere e sapere, che come accade dentro ogni regime di tipo poliziesco e dittatoriale. Il macabro gioco del "chi spia chi" si ripete secondo un copione sempre uguale e sempre diverso, e Cuba non è stata diversa nella gestione del potere dalle altre nazioni dette "comuniste" o "socialiste" e dalle altre dittature. Come nella vita e nelle storie vere di spionaggio - non nei romanzi dozzinali e nei pamphlet agiografici e nei resoconti di viaggio beoti di chi trovava (e trova) sempre e solo quello che vuole trovare - tutto è oscuro, complesso, confuso, in queste realtà. L'abilità (insospettata, da vero romanziere) di Tutina sta nella ricostruzione di quest'atmosfera, nella rinuncia alla trama ad effetto e al messaggio palese, a vantaggio della realtà, cioè della sfuggente realtà, della nebulosità della particolare realtà della politica là dove non si gioca alla politica ma la si fa per davvero, con i suoi strumenti più vecchi che sono per l'appunto, oltre alla violenza (che esplode perlopiù quando "deve" e si vuole farla esplodere), la menzogna, la mutevolezza e sfuggenza delle posizioni. La metafora dei "cicloneros" è in questo senso bella e pregnante per questo "racconto cubano": i "cicloneros" sono gruppi di spericolati che giocano coi cicloni e se ne fanno trascinare. Così i protagonisti, per iniziale scelta morale e per mera ambizione, si immettono in un processo che non controllano, il processo della storia fatta dai massimi poteri e servita ai soggetti con tutte le possibili mistificazioni, un processo, un ciclone, che è più che un gioco, un processo che può davvero travolgere. Cicloneros è costruito con molta sapienza, è anche un buon romanzo di spionaggio, ma per fortuna è qualcosa di più, una riflessione sulla storia di quelle rivoluzioni che alcuni di noi hanno seguito da vicino, e perfino da dentro come Tutina; una riflessione sull'immane fallimento della politica, di qualsiasi politica di potere e di potenza. li fatto che quella storia, a Cuba, sia ancora aperta, rende più struggente Cicloneros di tante altre testimonianze postume. Aiuta, pur nell'incertezza del quadro, a capire meglio senza livore e senza ossessione. Parla di fatti lontani che ci hanno sconcertato, affranto e spesso ammutolito, noi degli anni Sessanta, noi che per esempio, con l'adesione entusiasta e facile, il sostegno acritico a "paesi guida" e movimenti-guida, abbiamo lasciato passare fenomeni come la rivoluzione culturale cinese, o anche un sistema meno estremo, più ambiguo come quello di Castro, e in esso un'oppressione i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, anche se continuano a esserci nostalgici e turiferari di essa, ipocriti che non vogliono vedere, e che sanno tutto e gli va bene così, gli piace così.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==