Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

40 INCONTRI/ MO YAN Quali legami ritiene vi siano tra i suoi romanzi e la letteratura cinese antica, moderna e contemporanea? Sicuramente esiste un sottile impercettibile trait d'union, difficile e forse impossibile da delineare nel dettaglio. A lungo ho vissuto in campagna dove non ho ricevuto un'istruzione scolastica ma la vita stessa nella sua quotidianità varia e colorata, monotona e cupa è stata la mia unica maestra. La cultura del villaggio con i suoi racconti popolari tramandati oralmente di generazione in generazione da figure particolarmente pittoresche di improvvisati cantastorie - il nonno era uno dei più apprezzati - e con le sue credenze religiose, le abitudini e le tradizioni, ha avuto sicuramente un'influenza determinante sul mio modo di guardare alla vita e di esprimermi nell'arte. Ciò che della cultura cinese antica, moderna, contemporanea resta nei miei romanzi non è solo un'eredità letteraria ma un particolare metodo di guardare alla vita e che mi sembra di poter ricondurre al mio mondo contadino. Quali aspetti in particolare sono in stretta connessione con questo suo mondo contadino? Tutto in me è il mio mondo contadino: cosa faccio, cosa penso, come guardo alla vita, alla problematica del rapporto tra i due sessi ad esempio; tutto fa parte di un retaggio culturale che mi è stato trasmesso per lo più inconsciamente dalle generazioni precedenti dei padri e dei nonni. D'altro canto invece è proprio dalla critica e dal rifiuto di alcuni aspetti di questa stessa cultura contadina che nascono alcune mie riflessioni ed opere letterarie. Ovviamente non ho assorbito passivamente un certo tipo di cultura tradizionale, cerco invece di rielaborarla con gli occhi dell'uomo moderno. Il rapporto estremamente libero tra il nonno e la nonna in Hong Gaoliang (Sorgo rosso) era sicuramente ritenuto estremamente immorale nelle campagne cinesi del 1939. Nel mio romanzo, invece, sono modelli positivi, degni di rispetto. Quali sono gli autori e le opere straniere da lei preferiti? Sono molti. Da piccolo difficilmente riuscivo a recuperare romanzi stranieri. Si poteva leggere qualcosa di Ostrovskij, Gor'kij e opere di orientamento socialista; Tolstoj e le opere di Balzac che portavano critiche al capitalismo. Con l'inizio degli anni Ottanta, il mercato si è aperto maggiormente, anche nel campo dell'editoria. Più numerose le traduzioni: tra gli americani ho letto Faulkner, Hemingway, i romanzi del modernismo francese, i sudamericani, in particolare Gabriel Garda Marquez, poi D.H. Lawrence e altri autori inglesi ma anche alcuni romanzi italiani. Ritiene che le sue opere letterarie siano state in qualche modo influenzate da queste letture? Sicuramente lo sono state, in particolare le prime opere recano evidenti tracce di pura imitazione di quei modelli. Con il raggiungimento di una certa maturità artistica, invece, ho cercato di elaborare uno stile indipendente anche se sono sempre rintracciabili le influenze di Nfarquez e di Faulkner, del loro spirito d'indipendenza e della loro estrema libertà nel guardare alla vita e alla creazione artistica. In che modo ripropone nei suoi romanzi i racconti popolari della tradizione cinese? I racconti popolari sono le fonti culturali fondamentali a cui ogni buon scrittore dovrebbe far diretto riferimento. Le storie che Marquez racconta ad esempio in Cent'anni di solitudine, sono le stesse che egli aveva precedentemente sentito raccontare dalla nonna materna. Anche il villaggio dove io sono nato è un luogo in cui la gente si diletta particolarmente a raccontare storie. Narrazioni di fatti strani, di volpi, di demoni e spiriti sul genere di quelli raccontati da Pu Songling in Liaozhai Zhiyi 10 (Gli strani racconti dello studio Liao), mi erano già tutti estremamente familiari ancor prima di leggere il libro. Per me, come per una qualsiasi altra persona cresciuta in un ambiente simile al mio, è estremamente evidente l'origine popolare di quei racconti. Con i loro toni magico-iperbolici, i personaggi che sembrano appartenere a un mondo sovrannaturale, l'adorazione della natura e un rapporto molto pregnante con essa ... tutti elementi che mi hanno sempre profondamente affascinato. Vi sono diversi generi di romanzi: alcuni si propongono di fotografare la realtà nel dettaglio, come i romanzi di Zola che vorrebbero essere esempi di puro naturalismo ma che inevitabilmente sono colmi del sentire dell'autore; altri invece portano forti tinte magico-sovrannaturali, come ad esempio le opere di Marquez. Lo scorso anno anch'io ho scritto una quindicina di racconti brevi concepiti per 1iproporre volutamente lo stile e l'atmosfera dei racconti popolari: dar sfogo all'immaginazione per accedere ai mondi irreali della fantasia è uno degli espedienti più naturali di evasione dalla quotidianità monotona e faticosa. Nel mondo dell'immaginazione tutto è possibile ... Alcuni critici ritengono che i suoi romanzi siano molto vicini alle favole, ai racconti per bambini, allefiabe. Lei cosa ne pensa? E assolutamente vero. Ad esempio in Qi Yu (Strani incontri), un romanzo che ho scritto molto tempo fa, il protagonista maschile sulla via del ritorno incontra un suo vecchio vicino di casa con il quale si intrattiene a chiacchierare a lungo. Il vecchio dice anche di dover ancora restituire al padre del protagonista alcuni yuan e, in mancanza di soldi, insiste nel volergli donare un pacchetto di sigarette. Solo dopo essere tornato a casa il protagonista saprà dai familiari attoniti per lo stupore che il vecchio incontrato lungo il cammino era morto il mattino di quello stesso giorno. Di storie di questo genere ne ho sentite raccontare un'infinità, io le ho solo modificate in forma letteraria. Ovviamente racconti di questo tipo nascono in ambiti culturali in cui la presenza del mondo delle anime dei morti, dei regni dell'aldilà, è sentito molto vicino, tanto che la vita quotidiana stessa ne è influenzata. Ma sono anche significativi perché mettono in evidenza alcuni valori fondamentali di un determinato ambito sociale: la reputazione, ad esempio. Si deve restituire qualcosa a qualcuno: è un impegno che anche nel!' aIdilà deve essere assolto. Qualefavola ha colpito particolarmente la sua immaginazione di bambino? Devo dire che di favole propriamente dette non me ne sono state raccontate moltissime: Il Pastore e la Tessitrice ... Le favole in Cina sono per lo più un genere di narrazione orale legata all'ambito religioso-buddista: paradisi, inferni, mondi metafisici troppo lontani, legati per lo più a una religione, a un assoluto. Non credo che in Cina sia così sviluppato questo genere; non c'è la favola nell'accezione occidentale. Alcune trattano della creazione: Pan Ku kai tian (Pan Ku apre il cielo), Nu Wa zao ren (Nu Wa crea l'uomo), sono poche e molto antiche 11 • È molto più florida invece la tradizione degli zhiguaixiaoshuo, dei chuanq/ 2 , racconti di spiriti e fantasmi che non presuppongono la credenza in un qualche assoluto, in un dio, ma credenze di tipo panteistico-animistiche, una forte adorazione della natura per cui la metamorfosi di un albero in uomo o di una radice di ginseng in neonato, di una volpe in bella ragazza, non sono avvertiti come fenomeni così strani. Un pollo,

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