32 STORIE/ NOSAKA Scrissero al padre, tramite la base navale di Kure, ma non vi fu risposta, al ritorno dal!' ufficio postale si ricordò della banca, ne aveva più volte chiesto alla madre, e provò a controllare a quanto ammontavano i loro depositi, alla filiale di Motomachi della banca Sumitomo e alla filiale Rokko della Kobe, erano solo 7000 yen e la vedova commentò impettita: "Quando mio marito è morto, la sua liquidazione era di 70.000 yen, Yukihiko era uno studente di terza media, ma ha salutato il presidente della ditta in modo perfetto, tanto da meritarsi gli elogi di tutti, è proprio un ragazzo a posto", piena di orgoglio materno, non risparmiava allusioni al fatto che Seita al mattino si svegliasse tardi, ma Setsuko faticava ad addormentarsi, spesso cominciava a piangere come. spaventata e ogni volta lo svegliava, nel giro di dieci giorni scomparvero le prugne sotto sale contenute nella grossa bottiglia, le uova in polvere, il burro e anche la razione speciale, quando le forniture di riso furono per metà sostituite da miglio, orzo e fagioli, la vedova, timorosa che i due ragazzi sempre affamati potessero mangiare anche la sua parte, affondava il mestolo nel minestrone preparato tre volte al giorno e raccoglieva il riso sul fondo della pentola per darlo alla figlia, nelle ciotole di Setsuko e Seita solo il brodo con qualche foglia di verdura, e se talvolta la sua coscienza sembrava risvegliarsi "La mia bambina lavora per il nostro paese, deve mangiare bene per rendere al meglio", dalla cucina la si poteva sentire mentre grattava via il riso bruciato sul fondo del paiolo e nell'immaginarla intenta a divorare quegli avanzi, di certo profumati, croccanti e gustosi, anziché arrabbiarsi Seita sentiva l'acquolina in bocca. Il pensionante che lavorava alla dogana conosceva bene la via del mercato nero e portava alla vedova scatolette di carne, zucchero caramellato e salmone per ingraziarsela, con un occhio rivolto alla figlia. "Andiamo al mare?" propose Seita in un intervallo di sereno durante la stagione delle piogge, preoccupato per le bollicine sulla pelle di Setsuko, certo se le avesse lavate con acqua salata sarebbero scomparse, e Setsuko che chissà come nel suo cuore di bambina aveva accettato i fatti e non parlava quasi mai della madre ma si era ancor più attaccata al fratello, fu subito d'accordo. Fino all'anno precedente avevano preso in affitto una stanza a Suma per tutta l'estate e, lasciando Setsuko sulla riva, Seita arrivava a nuoto fino alla boa per le reti che galleggiava al largo, poi nel piccolo locale sulla spiaggia, niente più di una baracca, trovavano lo sciroppo di riso fermentato e bevevano tutti e due quel liquido che sapeva di zenzero, a casa Setsuko si riempiva la bocca con la farina tostata preparata dalla mamma e quando tossiva la farina le si spargeva per tutto il viso "Ti ricordi?" stava per chiederle, ma no, era meglio non ricordarle certe cose. Si avviarono verso la spiaggia costeggiando il piccolo corso d'acqua, qua e là lungo la strada asfaltata che correva in linea retta erano fermi dei carri, gente che trasporta vai bagagli, un ragazzino paffuto con gli occhiali e il berretto della prima scuola media di Kobe reggeva a fatica tra le braccia una pila di libri astrusi e li poggiava sul carro mentre il cavallo agitava pigramente la coda, svoltando a destra arrivarono sulla diga dello Shukugawa, a metà strada si fermarono in un negozio di nome Paboni per comprare gelatine addolcite con saccarina, la pasticceria Juchheim di Sannomiya era rimasta aperta fino all'ultimo, soltanto sei mesi prima dopo aver annunciato che avrebbe chiuso aveva messo in vendita torte farcite e la mamma ne aveva comprato una, il proprietario del negozio era ebreo, verso il 1940 molti rifugiati ebrei erano arrivati a Akayashiki non lontano da Shinohara dove Seita andava a lezione di matematica, benché fossero giovani avevano la barba, verso le quattro del pomeriggio si mettevano in fila davanti all'ingresso del bagno pubblico, anche in estate portavano pesanti cappotti, uno di loro calzava una scarpa sinistra anche al piede destro e zoppicava, chissà cosa ne sarà stato di loro, saranno stati fatti prigionieri e piazzati in qualche fabbrica, costretti a lavorare sodo, prima i prigionieri, poi gli studenti, poi quelli richiamati per il servizio civile e infine gli operai veri e propri dovevano fabbricare scatole da sigarette in duralluminio e righelli di resina sintetica, sarà così che vinceremo la guerra?, la diga era stata trasformata in un orto dove erano sbocciati fiori di melanzane e cetrioli, fino alla strada nazionale non si vedeva nessuno, ma fra gli alberi che la fiancheggiavano era fermo un aeroplano di media grandezza, tenuto di riserva per la battaglia decisi va della loro patria, per salvare le apparenze era ricoperto da corde mimetiche, tutto era avvolto nel silenzio. Sulla spiaggia solo una vecchia e un bambino intenti a raccogliere acqua salata con una bottiglia "Setsuko togliti i vestiti", con una salvietta inumidita le strofinò le spalle, le gambe già rotonde come quelle di una ragazza, dove la pelle era ricoperta di macchioline rosse "Forse è un po' fredda", la lavò più volte, di sera andavano al bagno pubblico distante solo un isolato, ma erano sempre gli ultimi e nell'oscurità del coprifuoco non sembrava neppure di essersi lavati, gettò un'altra occhiata al corpo di Setsuko che aveva la pelle chiara come quella del padre, "Quello chi è? Dorme?", vicino alla diga frangiflutti era disteso un cadavere coperto da una stuoia, le gambe che sporgevano apparivano singolarmente grosse inconfronto al corpo "Lascia perdere, quando farà più caldo possiamo nuotare, ti insegnerò io" "Se nuoto mi viene fame", negli ultimi tempi lo stomaco vuoto creava problemi anche a Seita, al punto che quando si schiacciava i foruncoli che gli spuntavano capricciosamente sul viso gli capitava di portare alla bocca il liquido grasso che ne usciva, aveva un po' di soldi, ma non sapeva destreggiarsi al mercato nero,"Proviamo a pescare?" forse era possibile prendere qualche pesciolino o cercare delle alghe, ma sulle onde galleggiavano soltanto erbe marine imputridite. Al suono dell'allarme rientrarono, davanti all'ospedale Keisei udirono una giovane voce femminile, era un'infermiera che abbracciava una donna di mezza età con un fagotto sulle spalle, doveva essere la madre appena arrivata dalla campagna, Seita le fissò incerto, esitante fra l'invidia e l'ammirazione per il bel sorriso della ragazza, quando udì l'ordine di mettersi al riparo si voltò istintivamente verso il mare, un B29 che lanciava mine volava a bassa quota sulla baia di Osaka, forse aveva già colpito il suo bersaglio, di recente gli attacchi su larga scala sembravano essersi spostati più lontano. "So che è un peccato vendere gli abiti della mamma, ma ormai non servono più e potresti ottenere in cambio del riso, cosa ne dici? Anch'io sto dando via molte cose per tirare avanti", la mamma sarebbe stata contenta, aggiunse la vedova e senza aspettare la risposta di Seita aprì la scatola dei vestiti, forse aveva già frugato qua e là mentre loro non erano in casa, e con mano sicura tirò fuori due o tre capi e li stese sui tatami "Con questi ci farai un to7 di riso, anche tu devi mangiare bene e crescere forte per fare il soldato". Era il kimono che la mamma metteva quando era più giovane, Seita si ricordò di quando alle riunioni di genitori e insegnanti si voltava a guardarla per assicurarsi che lei fosse la più bella, pieno di orgoglio, poi di quella volta che erano andati a Kure per incontrare il padre, e la mamma sembrava incredibilmente giovane, avevano preso insieme il treno e lui tutto felice continuava a sfiorarle il kimono, ma adesso si trattava di un to di riso, quella sola parola bastava a farlo tremare di gioia, la normale razione per lui e Setsuko non era sufficiente neppure per riempire metà della piccola cesta di bambù e dovevano farla durare cinque giorni.
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