Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

fagotti di trapunte e materassi, una vecchia chiamava qualcuno con voce stridula, impaziente Seita si era diretto verso il mare, ma il fuoco si era esteso fin lì e ancora il frastuono delle bombe lo avvolgeva, una grossa botte piena di acqua di riserva si era rotta allagando ogni cosa all'intorno, qualcuno tentava di trasportare un malato su una barella, una strada pareva deserta ma già in quella successiva si udiva il fracasso dei giorni delle grandi pulizie e la gente tentava di mettere in salvo persino i tatami 5 , Seita aveva attraversato la vecchia strada nazionale e aveva continuato a correre lungo stradine strette in una zona di periferia dove non si vedeva un'anima, forse tutti erano già scappati?, poi gli era apparsa la nera sagoma familiare del deposito di sake di Nada, in estate, quando si arrivava da quelle parti si poteva già sentire il profumo dell'acqua salata e tra gli spazi aperti fra un edificio e l'altro del deposito, larghi poco più di un metro e mezzo appariva la spiaggia luminosa sotto il sole e poi il mare di un azzurro cupo, alto ali' orizzonte più di quanto si potesse aspettare, ma quel giorno nulla di tutto ciò, in quella zona della spiaggia non c'erano rifugi, si era diretto verso l'acqua per istinto, per sfuggire alle fiamme e altra gente spinta dallo stesso riflesso cercava riparo accanto alle barche da pesca e alle pulegge per le reti sulla riva larga solo una cinquantina di metri, Seita aveva proseguito verso ovest, dove il letto del fiume Ishiya si era disposto su due livelli dopo l'inondazione del 1938, e aveva trovato rifugio in uno dei fossi che si erano formati sulla parte più alta, certo non bastava a coprirli ma comunque nascondersi in un buco dava un senso di sicurezza, quando si era seduto a terra il cuore gli batteva ali' impazzata e sentiva la gola riarsa, aveva allentato la fascia che gli permetteva di tenere Setsuko sulla schiena e l'aveva fatta scendere, accorgendosi solo allora che non aveva neppure avuto il tempo di voltarsi una sola volta per guardarla, e il solo gesto di posarla a terra era stato sufficiente perché le ginocchia gli tremassero e si sentisse sul punto di crollare, ma Setsuko non piangeva neppure, la testa coperta dal piccolo cappuccio antincendio screziato, vestita con una blusa bianca, pantaloni uguali al cappuccio e calzerotti di flanella rossa, ai piedi le era rimasto uno solo dei preziosi geta di lacca nera a cui era affezionata, e fra le mani stringeva la sua bambola e il grosso borsellino della madre. Si sentiva odore di bruciato e il rumore dell'incendio portato dal vento come se fosse solo a due passi da loro, e ancora quello delle bombe, simile a un improvviso scroscio di pioggia che si allontanava verso ovest, i due fratelli spaventati si strinsero l'uno all'altra, poi Seita si ricordò all'improvviso della merenda che aveva nella sacca di emergenza, la sera prima la madre aveva cotto per cena solo riso bianco dicendo che non aveva senso lasciare del cibo in casa, la mattina dopo aveva mescolato gli avanzi con fagioli di soia e riso non brillato, ora erano appena coperti da un velo di umidità, diede a Setsuko la parte bianca tenendo il resto per sé, sopra di loro il cielo era tutto arancione, un tempo la mamma gli aveva detto che la mattina del grande terremoto di Tokyo le nuvole si erano tutte colorate di giallo. "Dove è andata la mamma?" "È nel rifugio, quello dietro la caserma dei pompieri, può resistere anche a una bomba di 250 chili, non ti preoccupare" rispose come se parlasse a se stesso, ma l'intera fascia della linea Kobe-Osaka che costeggiava il mare e che si poteva scorgere attraverso i pini lungo la diga mandava bagliori rossi "Ci aspetta ai due pini sul bordo del fiume, riposiamo ancora un po' e poi andiamo", pensando che forse la madre era riuscita a sfuggire alle fiamme si preoccupò del resto, "Stai bene Setsuko?" "Ho perso un geta" "Te ne comprerò un altro, più bello" "Anch'io ho dei soldi, sai?", mostrò il portafoglio, "Aprilo", STORIE/ NOSAKA 29 una volta allentata la grossa chiusura di metallo, apparvero tre o quattro monete da un centesimo, da cinque centesimi, dei sacchettini di otedama6 screziati di bianco, qualche biglia rossa, gialla e blu, l'anno precedente una volta Setsuko ne aveva inghiottito una, il giorno dopo avevano steso un giornale in giardino perché potesse fare lì la cacca e la sera successiva tutto era andato liscio e la biglia era ricomparsa. "La nostra casa è bruciata?" "Credo di sì" "Cosa faremo?" "Vedrai che papà ci vendicherà" era una risposta fuori I uogo, ma neppure Seita sapeva cosa avrebbero fatto, per fortuna il rumore delle esplosioni si era allontanato, dopo un momento cominciò una pioggia improvvisa che durò solo cinque minuti e guardando le macchie nere sul vestito "Allora è questa la pioggia che cade dopo un bombardamento?", la paura si era attenuata e quando finalmente si alzò in piedi vide che il mare in un attimo si era coperto di uno strato nero di rifiuti, oggetti innumerevoli galleggiavano e affondavano, le montagne erano sempre le stesse, alla sinistra del monte Ichio qualcosa che poteva essere un incendio mandava nuvole di fumo violetto che si allungavano senza fretta nel cielo, "Forza, monta sulla schiena" dopo aver fatto sedere Setsuko sull'argine, Seita le voltò le spalle perché si aggrappasse alla schiena, era piuttosto pesante anche sepoco prima mentre correva non se ne era neppure accorto, e cominciò ad arrampicarsi lungo il pendio reggendosi alle radici degli arbusti. Quando giunsero sulla cima, gli edifici della prima e della seconda scuola elementare di Mikage e quello della sala comunale sembravano vicinissimi come se si fossero mossi verso di loro, il deposito di sake, le baracche dove un tempo alloggiavano i soldati, la caserma dei vigili del fuoco, i I bosco di pini tutto era scomparso, il terrapieno della linea Osaka-Kobe era solo a due passi, sulla strada nazionale tre tram erano fermi accostati l'uno all'altro, le rovine fumanti sembravano estendersi lungo la collina fino alle falde del monte Rokko, là dove si perdevano nella foschia, quindici o sedici punti erano ancora in fiamme, ogni tanto con un sibilo un caricatore inesploso o forse una bomba a orologeria risuonavano come una raffica di tempesta, un turbine sollevava nell'aria le lamiere zincate, si accorse che Setsuko gli si stringeva contro con tutte le forze e tentò di dirle qualcosa "Hanno spazzato via proprio tutto, guarda la sala comunale dove abbiamo mangiato insieme una volta, ti ricordi?," ma non ebbe risposta. Dopo averle chiesto di aspettare un attimo si sistemò i gambali e continuò ad avanzare sul terrapieno, alla loro destra le macerie di tre edifici, poi la stazione di Ishiyakawa che conservava solo il traliccio del tetto, il tempio poco più avanti era stato raso al suolo, ma la fonte per le abluzioni sembrava intatta, piano piano si vedeva sempre più gente intorno, intere famiglie sedute sul bordo della strada, in grado solo di parlare senza un attimo di sosta, qualcuno scaldava l'acqua sui carboni fumanti tenendo il bricco sospeso ad un bastone, qualcuno arrostiva delle patate, i due pini erano sulla destra dove la via nazionale piegava verso la montagna, finalmente erano arrivati ma della madre non c'era traccia, della gente era intenta a osservare il letto del fiume dove giacevano sulla sabbia asciutta i corpi di cinque persone morte soffocate, chi a testa in giù, chi a braccia e gambe spalancate, e Seita sentì il bisogno di assicurarsi che fra di loro non ci fosse anche la mamma. Dopo la nascita di Setsuko la mamma soffriva di cuore e talvolta di notte sentendosi soffocarechiedevaaSeitadi rinfrescarle il petto con dell'acqua e se le fitte si facevano più dolorose di aiutarla a sedersi e ad appoggiarsi sui cuscini messi uno sull'altro, il suo seno scosso dalle palpitazioni si vedeva anche attraverso la stoffa del kimono di cotone, si curava con erbe della scuola medica cinese, ogni mattina e sera doveva prendere una polvere

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