Violenti e continui attacchi di diarrea lo costringevano ad andare e venire dai gabinetti della stazione, ogni volta che si piegava sulle ginocchia le gambe gli tremavano nel momento di rialzarsi e allora si teneva in piedi appoggiandosi con tutto il corpo alla porta dalla maniglia divelta, e camminava sostenendosi con una mano lungo la parete, ben presto come un palloncino privo d'aria fu costretto a rimanere seduto contro il pilastro, senza la forza di rimettersi in piedi e poiché la diarrea non gli dava tregua a vista d'occhio il pavimento attorno a lui si era colorato di giallo, Seita era in preda alla vergogna e alla confusione, ma il suo corpo si rifiutava di muoversi e allora per nascondere quell'orribile colore aveva freneticamente cercato di coprirlo con la poca sabbia e il terriccio sparsi al suolo, che si affannava a raccogliere con le mani, ma lo spazio in cui riusciva a muoversi era troppo limitato e agli occhi dei passanti sembrava un orfano, a cui la fame avesse sconvolto il cervello, intento a giocare con i propri escrementi. Ormai non sentiva più né fame né sete e la testa gli ricadeva pesante sul petto, "Dio, che schifo" "Ma è morto?" "Proprio adesso che stanno per arrivare gli americani, che vergogna un simile spettacolo", solo le orecchie sembravano vive e riconoscevano i rumori degli oggetti attorno a lui, i momenti di tranquillità della notte, l'eco di geta4 di legno che avanzavano al l'interno del la stazione, iIfrastuono dei vagoni che gli passavano al di sopra della testa, l'improvviso rumore di passi in corsa, la voce di un bambino che chiamava la mamma, il borbottio di uomini che chiacchieravano proprio accanto a lui, il fracasso dei secchi spostati senza riguardo dagli inservienti "Che giorno è oggi?", già che giorno sarà mai? da quanto tempo sono qui? davanti ai suoi occhi si allungava il pavimento di cemento, senza che se ne fosse reso conto il suo corpo si era lasciato cadere, ancora piegato in due come quando era seduto, e mentre fissava la leggera polvere mossa dal suo debole respiro e riusciva solo a chiedersi che giorno sarà? che giorno sarà? Seita morì. Nella tarda notte del 21 settembre 1945 - il giorno prima erano stati formulati i "Punti essenziali sulle misure per la protezione degli orfani di guerra" -un inserviente della stazione frugando fra gli abiti di Seita coperti di pidocchi trovò una scatola da caramelle infilata nella cintura, cercò di sollevare il coperchio ma questo, forse perché coperto di ruggine, non si mosse. "Che diavolo?" "Lascia perdere, lascia perdere, meglio gettarla via" "Anche quest'altro sta per andarsene, quando hanno questi occhi sbarrati non c'è più niente da fare", aggiunse un compagno cercando di guardare il viso seminascosto di un altro orfano seduto accanto al corpo di Seita che giaceva a terra, senza neppure una stuoia per coprirlo, in attesa che gli uomini del municipio venissero a portarlo via, incerto sul da farsi l'uomo scosse la scatola che mandò un suono sordo, quindi con un lancio degno di un giocatore di baseball, la gettò nell'oscurità che si stendeva sulle macerie della stazione e sull'erba che già era cresciuta rigogliosa ali' intorno, nel cadere il coperchio si aprì e ne uscì una polvere bianca e tre piccoli frammenti di ossa che rotolarono al suolo e le lucciole nascoste nei cespugli si alzarono in volo, erano venti o trenta, brillarono luminose qua e là poi subito si quietarono. Le ossa bianche appartenevano alla sorella minore di Seita, Setsuko, morta il 22 agosto dello stesso anno in una grotta che serviva da rifugio antiaereo nella zona di Manchitani, verso Nishinomiya, causa della morte risultava essere un'infiammazione acuta dell'intestino, ma la bimba di quattro anni, così debole da non potersi reggere inpiedi, se ne era andata come se sprofondasse nel sonno e non diversamente da quella del fratello la sua morte era dovuta a mancanza di nutrimento. Il 5 giugno una formazione di 350 B29 aveva attaccato Kobe, STORIE/ NOSAKA 27 cinque quartieri - Fukiai, Ikuta, Nada, Suma, Higashi Kobe - erano stati distrutti dagli incendi, Seita, che frequentava la terza media e prestava servizio civile come operaio nelle acciaierie di Kobe, quel giorno - dedicato al risparmio di energia elettrica - era rimasto a casa sua, dalle parti della spiaggia di Mikage, e quando era stato dato il primo segnale di avvertimento aveva nascosto in una fossa da lui stesso scavata nel l'orto dietro la casa, in mezzo a pomodori, melanzane, cetrioli e rape, un braciere di ceramica dove aveva sistemato seguendo un suo piano riso, uova, fagioli di soia, tonno disseccato, burro, aringhe affumicate, saccarina, prugne sotto sale, uova in polvere, e dopo aver coperto il tutto con la terra, sostituendosi alla madre malata aveva preso Setsuko sulle spalle - del padre, tenente della marina militare imbarcato su un incrociatore, non si avevano notizie, aveva tolto dalla cornice la sua fotografia in divisa e l'aveva nascosta nello scollo della camicia - durante i bombardamenti del 17 marzo e dell' 11 maggio si era reso conto che era impossibile, con una donna e una bambina, spegnere le bombe incendiarie, mentre il rifugio sotto la casa non gli pareva per niente sicuro, così dapprima aveva accompagnato la madre nel rifugio di cemento armato costruito dietro la caserma dei vigili del fuoco dall'associazione di quartiere, poi aveva cominciato a infilare nello zaino gli abiti da civile del padre tolti dai cassetti dell'armadio, quando la campana della vigilanza contraerea, che risuonava stranamente allegra, aveva riempito l'aria, si era precipitato verso l'ingresso e subito era stato avvolto dal rumore delle bombe, dopo la prima ondata gli era parso per un attimo che a quel frastuono terribile seguisse una certa calma, ma era solo un'illusione, l'opprimente boato dei B29 seguitava senza sosta, fino a quel momento una sola volta, quando Osaka era stata bombardata cinque giorni prima, aveva visto dal rifugio della fabbrica una formazione di aerei, simili a pesci che avanzavano perforando le nubi, alti nel cielo sopra la baia, muovendosi verso est e lasciando alle spalle nuvole di fumo, forme silenziose e a mala pena distinguibili, ma ora quando aveva alzato gli occhi, aveva potuto distinguere perfino la spessa linea disegnata sotto la fusoliera degli aerei che volavano enormi a bassa quota dirigendosi dal mare verso la montagna, per scomparire a ovest con un improvvisa virata, poi per la seconda volta il suono delle bombe e come se di colpo l'aria si fosse condensata il suo corpo era stato chiuso in una stretta che lo immobilizzava, le bombe incendiarie azzurre rotolavano giù dai tetti, spesse solo cinque centimetri e lunghe una sessantina, rimbalzavano per la strada come grossi bruchi, spargendo olio all'intorno, freneticoSeitaera rientrato di corsa, magiàdall'interno della casa dilagava una nube nera, e allora si era precipitato per strada, ai due lati le solite case allineate una contro l'altra come nulla fosse successo, neppure un essere umano in giro, al muro di fronte erano appoggiati una scala a pioli e un rastrello per spegnere gli incendi, ma ora bisognava correre verso il rifugio dov'era lamamma, si era incamminato mentre Setsuko aggrappata alle sue spalle singhiozzava, subito dopo dalla finestra del primo piano della casa ali' angolo era scaturita una nuvola di fumo nero e come in risposta era esplosa una bomba che fino a quel momento era forse rimasta fumante in attesa sul tetto, scricchiolii di rami spezzati nel giardino, il fuoco che correva lungo gli spioventi, un'imposta di legno che cadeva divelta, il campo visivo che si oscurava mentre l'aria attorno si faceva di fuoco, e Seita aveva cominciato a correre come avesse ricevuto una spinta vigorosa alle spalle, si era diretto verso est costeggiando la ferrovia sopraelevata Kobe-Osaka, la sua idea era di trovare riparo sulla diga del fiume Ishiya, ma la zona era già affollata di gente in cerca di rifugio, chi trascinava un carretto, chi reggeva sulle spalle
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