Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

22 DALMESSICO Carlos Monsivais I NARCOTRAFFICANTI: L'INDUSTRIALIZZAZIONE DELCRIMINE,LAMORALE DELLOSPETTACOLO traduzionedi MarcoNifantani Dopo il vortice degli anni Sessanta, quando la marijuana, l'acido, il peyote, i funghi allucinogeni e il rock sono, per una generazione internazionale, l'esperienza mistica che consente di percepire il reale in un modo diverso, il consumo di droghe diviene un fenomeno di massa, scompare l'esperienza della "comunione con l'universo" e una enorme industria soddisfa la richiesta di coloro che fanno uso di marijuana, di cocaina, di eroina, di crack, della "polvere dell'angelo". Negli anni Ottanta questo mercato vastissimo fa della Colombia la "Mega-Sicilia" e del riciclaggio del denaro una fonte importante per un discreto numero di economie nazionali. Viene impiantata una industria modernissima per i procedimenti che utilizza, con collettori nelle diverse zone e nelle diverse regioni, centri di lavorazione del cloridrato di cocaina, laboratori di cristallizzazione della cocaina, imprese che si dedicano al trasporto, una moltitudine di piccoli commercianti, distributori all'ingrosso, finanzieri che elaborano sistemi molto sofisticati di investimento e transazione. E un piccolo, vigoroso esercito: i sicari. Migliaia di morti e di vite distrutte impongono la domanda: quanti vivono dell'universo del narcotraffico? Le scarse cifre disponibili variano eccessivamente a seconda delle fonti e inMessico la unica certezza è la paurosa cifra di arresti tra il 1989 e il 1992: ottantamila individui. E ancora: qual è la proporzione tra gli arrestati e coloro che sono ancora in libertà? Uno su quattro, uno su dieci? Com'è possibile accertare il numero di comunità contadine e di agricoltori che seminano marijuana? Quanti sono coinvolti nel "lavaggio" del denaro? In quanti erano a lavorare nel rancho "El bufalo" di Chihuahua? Quanti giovani, adolescenti e bambini lavorano come "asini", come corrieri della droga? Cosa pensare della affermazione del Sindacato Contadino Cardenista secondo la quale i "narcos" possiederebbero più di un milione e settecentomila ettari della superficie del paese? Quante piste clandestine ci sono: millecinquecento o duemila? Quando il narcotraffico ha smesso di essere una istanza remota e temibile per convertirsi in grande spettacolo sociale e poliziesco? Di fronte a queste domande, dispongo solo di ipotesi. Il narcotraffico si è normalizzato per così dire nel momento incui si sono manifestate le seguenti condizioni: 1) La capacità esportatrice dei cartelli di Medellin e Cali, nemici pubblici del governo nord-americano, conferiscono popolarità ai capi colombiani: Pablo Escobar Gaviria, Carlos Lehder, i fratelli forge Luis, Juan David e Fabio Ochoa, i fratelli Gilberto, José e Miguel Angel Rodriguez Gacha(il cui soprannome, "Il messicano", Ciltò delMessico.Fotodi Noscimento/Réo/Controsto

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