20 DAL MESSICO formidabile quale è il sub-comandante Marcos, uno dei personaggi più interessanti e contraddittori al tempo stesso della vita nazionale. Parallelamente l'Esercito Zapatista ha destato paure in molti settori dell'opinione pubblica, con la sua dichiarazione di guerra all'esercito messicano e al partito di Stato, contribuendo a rendere ancora più insidioso e gravido di pericoli nella percezione di questi settori un cambiamento che prescindesse dall'orizzonte del Pri. Settori in gran parte popolari che paradossalmente non saranno mai interlocutori del partito che hanno votato. Tuttavia anche i messaggi del comandante Marcos, ripetutamente pubblicati da alcuni organi di informazione indipendente, hanno destato grande impressione nell'opinione pubblica. A cosa si deve tale efficacia? Innanzitutto va detto che bisogna distinguere tra Marcos e l'Esercito Zapatista. L'Esercito Zapatista ha un peso politico evidentemente ben più rilevante, per avere messo l'accento su una rivendicazione che riguarda tutti i messicani, visto che tutti noi siamo etnicamente indigeni anche se culturalmente meticci, e sul nostro passato-presente che non può essere dimenticato. Marcos, che non è un indigeno, ha una importanza peculiare all'interno di questo discorso, perché è ed è diventato l'interlocutore naturale della società, con un linguaggio letterario che gli permette di dialogare, di farsi capire, a differenza dei politici messicani che sono abituati a monologare più che a dialogare; qualche volta ha cadute patetiche o toni eccessivamente militaristi ma con il suo stile basato sull'affermazione formulata attraverso la domanda ha conseguito quello che è il suo scopo, vale a dire individuare puntualmente le contraddizioni presenti nella politica di questo paese. Io credo che Marcos non sapesse di essere Marcos, è andato scoprendosi lui stesso e scoprendo la propria personalità mediatica attraverso il costante contatto con la stampa. Al tempo stesso è un politico molto abile: cinque giorni dopo lo scoppio della rivolta cambia il suo linguaggio, abbandona gli accenni al linguaggio marxista e sottolinea la matrice etnica della rivolta. Inoltre è il primo politico che riesce a dialogare con gli intellettuali e questo è un fatto insolito per la storia messicana. Marcos cerca come interlocutore proprio la cosiddetta società civile al di fuori dei partiti. Difatto il termine società civile è divenuto unpunto di riferimento costante all'interno del linguaggio politico messicano. A cosa si riferisce in concreto? Nel 1985, con il disastroso terremoto che provocò un gran numero di vittime, spesso nascoste e occultate dal governo per una incomprensibile smania di autogiustificazione, si avverte una emergenza sociale straordinaria che vede in prima fila la gente, le associazioni, gli studenti, in un atteggiamento collettivo molto diverso dall'individualismo che caratterizza il messicano. In quel momento si comincia a parlare di società civile ma il termine viene rifiutato tanto dalla sinistra marxista, che non riesce a far altro che opporre eccezioni teoriche riferendosi ali' usodellaparola che faceva Gramsci, quanto dello stesso governo che considera di per sé impossibile l'esistenza di una entità che non stia congruamente ali' interno delle strutture dello Stato e del partito-Stato. Il termine torna a circolare nel 1988 quando Cardenas viene defraudato di una vittoria presidenziale probabilmente legittima e che viene invece ampiamente suffragata da quella stessa società civile. Il termine arriva così a codificarsi includendo l'insieme delle associazioni non governative che agiscono nei vari campi della vita civile. Quando nel marzo del '94 Marcos rinuncia al linguaggio marxista delle guerriglie tradizionali, la sua alternativa è la società civile, e di fatto Marcos comincia a parlare compulsivamente di società civile, seguito anche dalla Chiesa cattolica e da altri settori tanto progressisti che conservatori della società messicana. L'enfasi che Marcos pone sul termine fa sì che si generi un veroepropriofioriredi interesseedi attività,di cui lamanifestazione più evidente è la quantità di osservatori nazionali, più di ottantamila, che partecipano alle elezioni.Un esempio evidente, mi pare, di come una idea possa trasformarsi in linea di condotta di una parte importante della popolazione. Credo anche che il momento culminante di questo nuovo modo di organizzazione e di azione, sia stata la Convenzione Nazionale Democratica del mese di agosto di questo anno, organizzata in territorio zapatista. In quel momento Marcos, nel suo messaggio, fa della società civile l'interlocutore praticamente unico dell'Esercito Zapatista e rimette nelle mani della Convenzione le condizioni di pace per arrivare a una soluzione del conflitto in Chiapas. Che prospettive ci saranno per la società civile eper la Convenzione, dopo il risultato di queste elezioni? Disgraziatamente credo che saranno piuttosto ridotte e comunque dipenderanno dal tipo di discorso che vorrà seguire. Se seguirà un discorso radicale ed estremista, non avrà nessuna possibilità di continuazione della propria azione. Se saprà adottare un discorso più moderato, che sappia prendere atto delle condizioni in cui si viene a trovare il paese dopo queste elezioni, avrà ancora grandi possibilità. Ma sono portato a credere che prevarrà sfortunatamente la prima ipotesi ... Quanto a Marcos e agli zapatisti? Nel caso che la Convenzione non dovesse funzionare e perdere così dignità di istituzione morale, di interlocutore morale per il governo, dovranno retrocedere e ritirarsi nella selva, poiché in caso di guerra l'Esercito Zapatista non ha assolutamente nessuna possibilità. E il nuovo presidente non accetterà che ci siano aree non sottomesse al controllo federale, né che vi sia una sfida aperta contro l'esercito nazionale. Dovrà retrocedere, dissolversi come entità, così come noi ora la conosciamo, reintegrarsi nelle comunità indigene e attendere ... Quanto alla separazione tra Stato epartito, che possibilità reali ci sono secondo te che ciò avvenga con la presidenza di Zedillo, come più volte è stato dichiarato? Il Partito Rivoluzionario Istituzionale già da molto tempo ha smesso di essere un partito con una propria linea e traiettoria politica, sempre ammesso che lo sia stato. Di fatto si è trasformato nello strumento attraverso cui il Presidente della Repubblica di volta in volta eletto ha potuto compiere la propria 12olitica,senza nessuna possibilità di autonomia da parte del partito. E il luogo di agglutinazione degli interessi dei gruppi di potere dai quali esce il presidente, una specie di agenzia elettorale e di distribuzione del potere. Ebbene, se consideriamo che il gruppo di Salinas, da cui esce Zedillo, ha manifestato di avere pronto per il paese un progetto della durata di 24 anni, è ragionevole pensare che non vi sarà alcuna modificazione nei rapporti partito-Stato e che il partito continuerà ad essere il docile strumento delle politiche dei gruppi neoliberali che attualmente dominano il paese. Che tipo di rapporti è ipotizzabile tra il nuovo presidente e la Chiesa cattolica? Io credo che si andrà nel senso di una negoziazione che porterà alla minimizzazione delle politiche demografiche di controllo della natalità, al mantenimento della proibizione dell'aborto, alla diminuzione delle campagne di prevenzione dell' Aids in cambio di una aperta legittimazione presidenziale di Zedillo, come di fatto è
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==