Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

standovene lì al riparo? Ci sono persone che hanno bisogno di questo posto". In otto o dieci volontari ci arruoliamo per cambiare il paese. Usciamo a cercare gente nel fango. Nel capannone con falò che faceva le veci della cucina incontrai Oscar Oliva, sull'orlo della polmonite. La sua camicia si asciugava vicino alle braci ("mi hanno messo addosso i vestiti di tre persone"). Nel giro di qualche minuto riprese animo, raccontò delle storie e ribadì il valore strategico dei poeti accanto al fuoco. Una maestra di Querétalo preparò caffè con cannella. Le pentole ardevano e fra le molte sorprese della giornata risultava incredibile che qualcuno avesse portato tutti quei sacchi di cannella. Passammo la notte in bianco, ispezionando le tende da campo, portando la gente sugli autobus. I momenti decisivi, come sappiamo noi brigatisti dopo il terremoto del 1985, raramente si presentano con dichiarazioni magniloquenti. Il "partito del terremoto" che sorse tra le macerie fece sì che il PRI perdesse le elezioni nella capitale tre anni dopo; l'inafferrabile rete di gesti di solidarietà fu l'inizio di un movimento politico. Come comprendere i gesti minimi che ci costituiscono nella guerra e nella pace? Questa era l' "approssimazione infinitesimale" che Tolstoj cercava per comprendere la battaglia di Borodino. Non le grida consapevoli, né le parole di bronzo, ma i sorrisi complici, le mani che porgono qualcosa nel momento decisivo, i cucchiai, gli occhiali sporchi, il regalo di un vestito, le cose e i gesti che segretamente decidono le contese. Da quando aveva incominciato a piovere, gli zapatisti erano scomparsi. Pensammo che sarebbero tornati alla fine del temporale, ma Aguascalientes restò abbandonata al suo destino. L' accampamento dormiva, umido, in una confusione di plastiche e teli. Di tanto in tanto si vedeva una lanterna; qualcuno controllava i sentieri, qualcuno sistemava la sua porzione di fango. Intorno al fuoco si facevano piani per ritornare a casa. Altri continuavano a vegliare senza altro scopo che tenere gli occhi aperti perché gli altri potessero dormire, imponendo un ordine precario e fondamentale: la lanterna nella notte, la certezza che dove vi sono sentinelle non vi può essere catastrofe. Il cielo passò dal nero al viola. Era il momento dei galli, ma eravamo lontani dagli animali dell'uomo. Si sentì un rospo. Albeggiava ad Aguascalientes. La franchezza del mascherato La tempesta ebbe una chiara utilità politica; servì di conclusione al discorso di Marcos e accelerò i lavori del giorno successivo. Nella Convenzione si erano fatte molte cose, ma nessuna velocemente. L'assemblea si svolse con la calcolata rapidità di un programma radiofonico; non ci furono interruzioni e gli oratori rispettarono i cinque minuti di microfono a loro disposizione. Si decise di lottare per la pace e la democrazia. Molte cose restarono da discutere (fra l'altro le 140 risoluzioni ricevute dalla presidenza). Il risultato più positivo di Aguascalientes fu che l'EZLN si sottomise a un organo civile, insolitamente pluralistico, che sarà decisivo nella transizione alla democrazia ("adesso non ci comandiamo più da soli", disse il sottocomandante). Mentre l'assemblea si svolgeva, ricordai che avevo una testa e che non la vedevo da due giorni. In questa zona del Messico gli specchi sono un lusso eccessivo. Dopo unpo' trovai una camionetta e mi avvicinai a uno specchietto retrovisore che portava una scritta oracolare: "Gli oggetti sono più vicini di quello che sembrano". DAL MESSICO 15 Poco dopo, in un discorso eccezionale, il rettore dell'Università, Pablo Gonzalez Casanova, riassunse gli insegnamenti di Aguascalientes: abbiamo imparato che essere solidali non è la stessa cosa che essere poveri, per alcune ore siamo vissuti senza le cose secondarie da cui dipendiamo. Nella conferenza stampa che seguì la Convenzione, Marcos compensò !'"embargo informativo" e ladisciplina che aveva lasciato a malapena lavorare i giornalisti. Se nei discorsi il leader zapatista tende al lirismo, nel fuoco di domande e risposte ricorre con efficacia all'ironia e alla boutade. La conferenza fu un divertimento picaresco finché una voce domandò: "Quando si toglierà la maschera?". Il sottocomandante tornò a sorprendere: "Subito". Poi si ricordò che le sue iniziative dovevano essere sottoposte alla Convenzione e propose uno strano plebiscito: "Mi tolgo il passamontagna?". Un tremito da fine del mondo percorse gli astanti. La votazione si fece per acclamazione: "No!". Marcos sorrise, godendo l'ultimo paradosso di Aguascalientes. II suo travestimento si era trasformato: la maschera è ormai la sua identità. Copyright Juan Villoro 1994. Dello scrittore messicano "Linea d'ombra" ha già pubblicato alcune pagine del romanzo che uscirà nel '95 dalle edizioni Il Vascello (nel n. 67, gen. 1992), e un'intervista a cura di Maria Nadotti (nel n. 90, feb. '94). Juan Villoro interverrà il 21 novembre al convegno su "narrativa e giornalismo", organizzato a Milano da "Linea d'ombra" e dalla Provincia.

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