Linea d'ombra - anno XII - n. 97 - ottobre 1994

montagna desertica e la scritta "il nostro problema". Come la Conquista, l'ardua geografia ha contribuito alla spiegazione mitica della miseria. Il Chiapas è il giardino segreto di una nazione in cui l'erba è di solito un lusso che si contempla negli stadi. La cosa inverosimile è che sia anche la regione degli indios che si distinguono dal neolitico solo perché bevono Pepsi-Cola. Lo zombie di Tapachula All'arrivo a Comitan il micro-bus emetteva nuvole di vapore. Dovemmo cercare un altro veicolo e salimmo su un autobus che veniva da Tapachula. L'autista non dormiva da 48 ore. La sua spiegazione ci atterrì: "Non si preoccupi, il padrone del camion mi dà delle pilloline che mi tengono sveglio per 21 ore. Ne ho appena presa una". Mentre il conducente parlava del suo lavoro senza sogni né sindacati, attraversammo paesi poverissimi dove i bambini salutavano con fiori e cartoline che auguravano successo allaConvenzione; perfino i soldati facevano la V di vittoria. In due posti di blocco un soldato salì a dirci: "L'esercito messicano vi augura buon viaggio e un rapido ritorno". La notte ci fermammo in un bosco di conifere per la prima ispezione degli zapatisti. Osservammo i loro passamontagna, le lanterne controllarono il bagaglio. Non ci furono saluti né messaggi di solidarietà. Una dogana fredda. In pochi momenti tutti ci addormentammo e l'autobus avanzò con il suo carico inerte. Nel dormiveglia intravvidi l'autista che guidava con preoccupante perizia lungo le curve nebbiose. Verso le 5 e mezza sentimmo un grido: "Si è rovesciata una macchina!". GIi incubi alla benzedrina del l'autista si erano cristallizzati nella cunetta: un autobus era caduto nel precipizio. La maggior parte dei convenzionisti erano già ad Aguascalientes e noi li seguimmo combattendo con l'interminabile strada e col veicolo rovesciato, nel quale stranamente non c'erano feriti. Il viaggio, che dovrebbe durare sei ore, si prolungò favolosamente fino a 28. Si direbbe che ogni veicolo arrivava a seconda dei suoi meriti morali e il nostro richiedeva una speciale rotta di penitenza. Finalmente scendemmo davanti ai camminamenti di filo spinato che conducevano alla radura nella selva. Arrivammo con l'orario e il metabolismo sufficientemente alterati per dimenticare le velleità del turismo ideologico. Il solo fatto di camminare con lo zaino sulle spalle era un atto di fede. Durante il viaggio avevamo condiviso il cibo comprato a San Crist6bal. Come in tante occasioni, due studentesse di Lettere mi diedero una lezione: mi conveniva portare alimenti leggeri, di alto valore nutritivo. In un locale dal nome prevedibile, La Madre Tierra, comprai qualcosa che sembrava la dieta del Mahatma Gandhi: frutta secca ideale per attivare la digestione. La prima cosa che feci ad Aguascalientes fu seguire la freccia che indicava le latrine. Bisognava attraversare un ruscello. "Sembra una scena di Maria Cande/aria" disse il drammaturgo Carlos Olmos. Guadammo l'acqua, salimmo una costa e qui terminò il bucolismo: una scena di Schindler's List. L'apprendistato dell'avversità ha un'ultima frontiera: il corpo. Spostare la tavola incastrata per terra, defecare in mezzo a una nuvola di mosche, respirare le esalazioni e la calce era un segno di civiltà, e però ci esponeva allo shock dell'organico, la dimenticata vicinanza della nostra merda. Stranger than Paradise Aguascalientes consisteva in un declivio disboscato, dove i tronchi facevano le veci di panche. Nella parte bassa, dietro al tavolo DALMESSICO13 della presidenza, c'erano delle tende d'accampamento. Sui gradini le stuoie dei contadini si mescolavano ai sacchi a pelo. Un immenso telone proteggeva dal sole, ma creava un'atmosfera soffocante. Nel foro non c'era altro ornamento che due bandiere del Messico. Per tutto il giorno una brigata lottò invano per collocare un quadro pedagogico dove un Cuauhtémoc Cardenas dalla pelle arancione salutava un Marcos rigido come se l'avessero torturato per costringerlo a entrare nel quadro. L'età dei convenzionisti sfuggì alle previsioni. Gli estremi erano don Estanislao, che nel 1914 lottò con Emiliano Zapata e "ormai ha dimenticato" la sua data di nascita, e un bebè che succhiava una mammella sotto una camicia tzeltal. Benché i giovani sembrassero più inclini ad accettare la selva e le sue leggi, l'età media toccava i 40 anni; i delegati erano veterani eletti da organizzazioni popolari in tutto il paese. Per cause tanto insondabili quanto diverse, ci eravamo collocati fra due eserciti per parlare della pace. Uno degli accordi taciti consisteva nell'ignorare quando sarebbe incominciato il tutto e quando saremmo tornati. Alcuni consideravano già concluso il viaggio. Nella biblioteca si distribuiva Prozac per i pentiti. Forse la passione di Marcos per la letteratura fece sì che la miglior casa di legno di Aguascalientes fosse destinata a biblioteca. Per fare qualcosa, aprii l'I Chingemi imbattei nell'hexogramma49Ko, La Rivoluzione. Lessi: "Nel lago c'è fuoco"; pensai che il mio karma mi portava a ripassare queste parole sopra il cambiamento quando ormai era troppo tardi, finché giunsi a una considerazione più solida: l'I Ching della selva era stato consultato tante volte per ragioni politiche che era praticamente obbligato ad aprirsi a quella pagina.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==