IN BERARDINELLI CONSOLO P. JANZIA,GUERRA, VIOLEN DUEGRANDIRACCONTI DIAKIYUKI NOSAKA EALARICOASSÉ
• • • 1 ass1c1 CLASSICI DELL'ECONOMIA COLLEZIONE FONDATA DA GIUSEPPE DI NARDI.• COURNOT •FERRARA• FISHER • KEYNES • MARGINALISTI MATEMATICI• MARSHALL •MARX• MENGER • MILL •PARETO• RICARDO • SMITH • WALRAS • WICKSELL • WIESER (VON). CLASSICI DELLA FILOSOFIA COLLEZIONE FONDATA DA NICOLA ABBAGNANO. • ABBAGNANO • ARISTOTELE • BACONE • BRUNO • CONDILLAC • DESCARTES • D'HOLBACH • EPICURO • HEGEL • HEIDEGGER • HOBBES • JASPERS •KANT• LEIBNIZ• LOCKE • LOTZE • MILL • IL NEOEMPIRISMO • ORIGENE • PLATONE •PRAGMATISMO• REID • SCETTICIANTICHI• SPINOZA• STOICI ANTICHI• Lo STORICISMOTEDESCO• VICO. CLASSICI GRECI COLLEZIONE DIRETTA DA ITALO LANA. EDIZIONE CON TESTO GRECO A FRONTE.• ARISTOFANE• DEMOSTENE •ELIODORO• ERODOTO• ESCHILO• ESIODO• EURIPIDE• ISOCRATE• LIRICI GRECI• LUCIANO• MARCO AURELIO• MENANDRO• OMERO• ORATORI ATTICI MINORI• PLUTARCO• SINESIO •SOFOCLE• TEMISTIO • TEOCRITO E BUCOLICI GRECI• TUCIDIDE. CLASSICI ITALIANI COLLEZIONE DIRETTA DA GIORGIO BARBERI SQUAROTTI. •ALFIERI• ARETINO• ARIOSTO• BANDELLO •BARETTI• BARTOLI E SEGNERI •BELLI• BEMBO• BOCCACCIO• BOIARDO• CAMPANELLA • CARDUCCI • CARO • CASTIGLIONE • CELLINI • CH!ABRERA • COMMEDIE DEI COMICI DELL'ARTE • CRITICI DELL'ETÀROMANTICA• DANTE• D'AZEGLIO• DELLA CASA, GALATEOE ALTRITRATTATISTICINQUECENTESCHIDELCOMPORTAMENTO• DE MARCHI• DE ROBERTO• DE SANCTIS • DISCUSSIONI LINGUISTICHEDEL CINQUECENTO• DISCUSSIONI LINGUISTICHE DEL SETTECENTO • DRAMMI PER MUSICA DAL RINUCCINI ALLO ZENO • FIRENZUOLA • FOGAZZARO • FOSCOLO • GELLI • GIOBERTI • GIUSTI • GOLDONI • GOZZANO • GOZZI • GRAZZINI • GUARINI • GUERRAZZI E BINI • GUICCIARDINI • LEONARDO• LEOPARDI• LETTEREDELCINQUECENTO• LIRICI DELCINQUECENTO• LORENZO DE' MEDICI• MACHIAVELLI• MANIFESTI ROMANTICIE ALTRISCRITTIDELLAPOLEMICACLASSICO-ROMANTICA• MANZONI• MARINO E MARINISTI • METASTASIO• MICHELANGELO• MONTI • NARRATORI MERIDIONALIDELL'OTTOCENTO• NARRATORI SETTENTRIONALIDELL'OTTOCENTO• NARRATORI TOSCANI DELL'OTTOCENTO• NOVELLE DEL CINQUECENTO• NOVELLE DELQUATTROCENTO• NOVELLINO E CONTI DELDUECENTO• PALLAVICINO• PARINI• PASCOLI •PELLICO• PETRARCA • POEMETTI DEL DUECENTO • POEMI CAVALLERESCHIDEL TRECENTO • POESIA LIRICADEL DUECENTO • POETI DEL SETTECENTO• POEMI MINORI DELL'OTTOCENTO• PORTA• PROSE DI ROMANZI• PULCI• RIMATORI COMICO-REALISTICI DEL DUE E TRECENTO• RIMATORI DELTRECENTO• ROMANZIERI DELSEICENTO• ROMANZIERI DEL SETTECENTO• SANNAZZARO • SARPI •SETTEMBRINI• SVEVO• TASSO• TEATRO DEL QUATTROCENTO• TOMMASEO• TRAGEDIA CLASSICADALLE ORIGINI AL MAFFEI •VASARI• VIAGGIATORI DEL SEICENTO• VIAGGIATORI DEL SETTECENTO• VOLGARIZZAMENTI DEL DUE E TRECENTO. CLASSICI LATINI COLLEZIONE DIRETTA DA ITA!t.~~ EDIZIONE CON TESTO LATINO A FRONTE . • AMMIANO MARCELLINO • APULEIO • AULO CELLIO • AUSONIO ~M"tcl~iRE • CICERONE • CORNELIO NEPOTE • CURZIO RUFO• FLORO E PATERCOLO • FRONTONE L1v10 • r,Gé<TNo • Luc~, •MACROBIO• MARZIALE• ORAzio. OVIDIO. PERSIO E GIOVENALE. PETRONIO. PLAUTO. p~~G). •..• f.~~TI LATINI ARCAICI. QUINTILIANO • SALLUSTIO • SCRITTORI DELLASTORIAAUGUSTA • SENECA • S°t~~•, :~·· · '"!$)'ENZIO • TIBULLO E PROPERZIO • VALERIO MASSIMO• V ARRONE• VIRGILIO. CLASSICI DEL~~ 'AG .. m· COLLEZIONE DIRETTA DA ALDO VISALBERGHI. • COMENIO • LABRIOLA • LAMBRUSCHINI • PES LQZZI •_POSI'IlYljMO PEDAGOGICO ITALIANO• RICHTER. CLASSICI DELLA POLITICA COLLEZIONE FONDATA Lll\'.iH FIRP0. • ANARCHICI • BACONE • BODIN • BuRKE • DIDEROT •FERRAR!• FouRIER • HALLER (voN) • HOBBES •l"ttJM'E··•·KANT • LAMENNAIS •LEIBNIZ• LOCKE • LUTERO • MABLY • MARSILIO DA PADOVA • MAZZINI • MICKIEWICZ • MONTESQUIEU • MOSCA • ORTEGA YGASSET • PARETO• ROUSSEAU• SAINT S!MON •SOREL• TOCQUEVILLE (DE)• VOLTAIRE. CLASSICI DELLE RELIGIONI COLLEZIONE FONDATA E DIRETTA DA OSCAR Borro, LUIGI FIRPO, FRANCESCO GABRIELI E PIERO ROSSANO. LE RELIGIONI ORIENTALI:• ABHINAVAGUPTA • ATHARVAVEDA • BHAGAVADGITA • CANONE BUDDHISTA• INNI DEGLI ALVAR • JATAKA • LIBRO TIBETANO DEI MORTI • MISTICI INDIANI MEDIEVALI • TESTI BUDDHISTI IN SANSCRITO • TESTI CONFUCIANI • TESTI RELIGIOSI EGIZI • TESTI DELLO SCIAMANESIMO SIBERIANOE CENTRO ASIATJCO • TESTI SUMERICI E ACCADICI• TESTI TAOISTI• UPANISAD LA RELIGIONE EBRAICA:• APOCRIFI DELL'ANTICO TESTAMENTO• BERESITRABBA • MANOSCRITTI DI QUMRAN • TALMUD BABILONESE LA RELIGIONE ISLAMICA:• AL-GHAZALI •CORANO• DETTI E FATTI .DELPROFETADELL'ISLAM • VITE E DETTIDI SANTI MUSULMANI LA RELIGIONE CATTOLICA: • SANT' AMBROGIO • SAN BASILIO • CABASILAS • SAN 0PRIANO • CLEMENTE ALESSANDRINO • CUSANO • DECISIONI DEI CONCILI ECUMENICI • SAN FRANCESCO DI SALES• GIOVANNI DELLA CROCE• SAN GIROLAMO• SAN GREGORIO MAGNO• GREGORIO DI NISSA• SANT'IGNAZIO DI LOY0LA • SANT'ILARIO • SAN LEONE MAGNO • MISTICI DEL XIV SECOLO • NEWMAN • ORIGENE • TERTULLIANO • SAN TOMMASO D'AQUINO LE ALTRE CONFESSIONI CRISTIANE: • BARTH • CALVINO • LUTERO • TESTI GNOSTICI. 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RICoN·osCENDo LEORMDEICHCI l HAPRECEDUTO SI VAAVANTFI.N- , CHSEISCORIGNE- NANAZINOUI NA
Aldo Palazzeschi DUE IMPERI... MANCATI. Una dura requisitoria contro la guerra, da parte di un poeta reduce dalla prima guerra mondiale. pp. 192, Lire 15.000 Diane Weill-Ménard VITA E TEMPI DI GIOVANNI PIRELLI E.,abiografia di un intellettuale atipico: i suoi dilemmi e le sue scelte politiche e culturali. pp. 192, Lire 15.000 Gaetano Salvemini I PARTITI POLITICI MILANESI NEL SECOLO XIX. I saggi e gli interventi di un grande storico su un passato che può contribuire a spiegare il nostro presente. pp. 224, Lire 15.000 GLI ARATORI DEL VULCANO Razzismo e antisemitismo, a cura di Alberto Cavaglion Saggi e interventi di: Anders, Calvino, Cases, Cavaglion, Debenedetti, Flaiano, Forster, Giacchè, Leo Levi, Pasquali, Pea, Pera, Saba, Enzo Sereni, Vidal-Naquet. pp. 208, Lire 15.000 Piero Calamandrei UOMINI E CITTÀ DELLA RESISTENZA La Resistenza come lotta di liberazione e lotta di popolo, nei discorsi e nelle commemorazioni di un grande giurista. pp. 238, Lire 15.000 Riccardo Bauer LA GUERRA NON HA FUTURO Saggi di educazione alla pace: le tattiche e le strategie, le tecniche e gli strumenti per costruire insieme un mondo meno intollerante. A cura di Arturo Colombo e Franco Mereghetti. pp.128, Lire 12.000 Salman Rushdie ILMAGODIOZ Un grande scrittore analizza e discute un classico del cinema musicale e fiabesco. pp. 96, Lire 12.000 Soren Kierkegaard BREVIARIO L'etico, l'estetico, il religioso: alle origini dell'esistenzialismo. A cura di Max Bense. pp. 96, Lire 12.000 PER ELSA MORANTE La narrativa, la poesia e le idee di uno dei maggiori scrittori del '900. Parlano: Agamben, Berardinelli, Bettin, Bompiani, D'Angeli, Ferroni, Garboli, Leonelli, Lollesgaard, Magrini, Onofri, Pontremoli, Ramondino, Rosa, Scarpa, Serpa, Sinibaldi. pp. 272, Lire 15.000 SCRITTORI PER UN SECOLO 151 fotoritratti e 104 fotografie di contesto storico e biografico a cura di Goffredo Fofi e Giovanni Giovannetti. pp. 338, Lire 18.000 ------------------------------------, 1volumi sono distribuiti nelle migliori librerie dalla Giunti di Firenze. Per riceverli a casa inviare (anche per fax al n. 02-6691299) questa cedola compilata in tutte le sue parti COGNOME---------------- NOME------------------- INDIRIZZO CAP -------- CITTÀ PROFESSIONE------------------------ ETÀ VOGLIATE INVIARE I SEGUENTI VOLUMI --------------------------- Indico le modalità di pagamento (senza aggiunta di spese postali) O Assegno (bancario o postale n. _________ _ banca--------- in busta chiusa) O Avvenuto pagamento su c/c postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra in data ___________ _ O Vi autorizzo ad addebitarmi la cifra di L._____ su carta di credito n. _________ scad. __ _ O Carta O Sì O Visa O Mastercard O Eurocard intestata a--------------------- Firma -------------- L- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ~
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Progetto grafico: Andrea Rauch/Graphiti Redazione: Lieselotte Longato Pubblicità: Miriam Corradi Esteri: Pinuccia Ferrari Produzione: Emanuela Re Amministrazione e abbonamenti: Patrizia Brogi Hanno contribuito alla preparazione di questo numero: Giovanna Busacca, Roberta Carlotto, Paola Concari, Barbara Galla, Attilio Mangano, Michele Neri, Marco Antonio Sannella, Barbara Verduci, le case editrici Sellerio e Theoria, le agenzie fotografiche Contrasto, Effigie e Grazia Neri. Editore: Linea d'ombra Edizioni srl - Via Gaffurio 4 20124 Milano Tel.02/6691132. Fax: 6691299 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 - Milano Tel. 02/8467545-8464950 Distrib. librerie PDE- Viale Manfredo Fanti 91, 50137 Firenze - Tel. 055/587242 Stampa Litouric sas - Via Rossini 30 Trezzano SIN - Tel. 02/48403085 LINEA D'OMBRA Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393. Direttore responsabile: Goffredo Fofi Sped. Abb. Post. Gruppo IIl/70%-Numero 97- Lire 9.000 LINEA D'OMBRA anno XII ottobre 1994 numero 97 4 6 10 16 19 22 IL CONTESTO=-____________ ....., Piergiorgio Giacchè Saverio Gazzelloni Juan Villoro Marco Nifantani Carlos Monsiwiis Carlos Monsivtiis Italia '94 Schermaglie quotidiane, ovvero: niente di nuovo Povera Italia. Stratificazione sociale e benessere economico Il Messico dopo le elezioni I convitati di agosto Many Mexicos. Maschere e elezioni Cambiamenti grandi e piccoli Incontro con Marco Nifantani I narcotrafficanti: crimine e spettacolo STORIE 26 58 Nosaka Akiyuki Alarico Cassé INCONTRI La tomba delle lucciole a cura di Maria Teresa Orsi I due fanciulli 38 Mo Yan Strani racconti di vino e di sangue · a cura di Lara Maconi 52 Saverio Tutino Cuba ieri e oggi a cura di Fabio Rodriguez Amaya con una nota di Goffredo Fofi 64 Sandro Portelli 49° parallelo. Una rivista sugli Usa 45 47 49 65 67 70 72 74 76 55 e la Redazione di "A coma" a cura di Daniela Daniele CONFRONTI ~~~-----------------------------~ Alfonso Berardinelli Vincenza Consolo Marcello Flores Paolo Giovannetti Maria Nadotti Silvana Quadrino Francesco Binni Giuseppe Pontremoli Paola Splendore Jtin Buztissy, Stefan Strtizay, Ivan Strpka, Ivan Laucik, Brano Hochel L'esperienza religiosa secondo Simone Weil Letteratura e potere. Attualità del caso Dreyfus Ricordo di Stefano Merli ' La poesia moderna secondo Berardinelli Cinema a Venezia Lady Bird, Lady Bird, che ne è dei tuoi bambini? Pacifico nero. Riscoperte americane degli anni Trenta Storie e fiabe degli zingari Bambini all'inferno. Un romanzo di A. Zameenzad Bratislava blues. Poesia slovacca contemporanea a cura di Riccardo Duranti ed Eva Rosenbaumovti La copertina di questo numero è di Lorenzo Mattotti. Abbonamento annuale: 1TALIA L. 85.000, ESTERO L. 100.000 a mezzo assegno bancario o c/c postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra o tramite carta di credito SI (si veda il tagliando al centro della rivista). I manoscritti non vengono restituiti. Si pubblicano poesie solo su richiesta. Dei testi di cui non siamo ingrado di rintracciare gli aventi diritto, ci dichiariamo pronti a ottemperare agli obblighi relativi.
"Ma voi moderati, cosa siete? conservatori? Oibò, siamo noi i veri progressisti. E voi progressisti che progressi volete? Siete radicali, siete democratici? Dio liberi! Anzi siamo noi i veri conservatori. Conquestigiochidifrasi si fa la politica italiana. E se si viene alle strette, e si domanda loro se sono democratici, tutti e due sono, tutti e due vogliono per sé quella bandiera. E se si pone la questione dei clericali, peggio che peggio.: tutti vogliono i preti per sé quando fa comodo e tutti sono contro i preti. Come si chiama questo potpourri? Politica italiana! perché non conosco nessun paese, dove sia tale babele". A rileggere questo commento di Francesco De Sanctis, scritto in data 7 ottobre 1877, sembrerebbe che non ci sia "niente di nuovo sotto il sole", maè invece un anno che tutto il dibattito politico in Italia ruota attorno alla questione della Novità, parola rubata alla pubblicità e felicemente sostituitasi al vecchio Cambiamento, che aveva il torto di essere sempre di là da venire e che dunque aveva stufato tutti i contendenti. Su quale sia la Novità e su chi meglio la rappresenti è andata avanti per mesi una contesa che ha coinvolto tutti i partiti, e che dunque la dice lunga su come la metafora del mercato - anzi del supermarket - la si sia voluta estendere sul piano del comportamento politico e, in particolare, su quello del comportamento elettorale: se infatti fino a qualche tempo fa il voto degli italiani poteva essere classificato secondo lecategorie di "voto ideologico", "voto di scambio" e "voto di opinione", le ultime campagne elettorali hanno fatto apparire (e vincere) una sorta di "voto d'acquisto" che ha equiparato il comportamento elettorale al consumo e in questo modo, invece di avvilirlo, lo ha salvato dal l'obsolescenza, gli ha dato nuova linfa, se non proprio nuova dignità. La libertà di votare "chi mi pare e piace" è un fatto veramente nuovo,chi ha mutato qualitativamente quella libertà/responsabilità, quel diritto/dovere elettorale con il quale ci si era confrontati fino ad oggi: la "gente" ha ripreso gusto alla politica non tanto per i ritroSCHERMAGLIEQUOTIDIANE OWERO:NIENTEDINUOVO PiergiorgioGiacchè Disegno di Oliver Weiss. vati all'armi o le restaurate antistoriche contrapposizioni, ma soprattutto per questa liberazione dal la tradizione e dal ragionamento, per l'introduzione di un voto leggero e più vicino agli altri atteggiamenti con cui ciascuno affronta e spende la sua normale quotidianità. Così, lo slogan "Ragiona Italia!" ha funzionato poco e male, ma non tanto per il richiamo grave che vi era inscritto, quanto per la pesantezza del tono e del modo in cui veniva veicolato: più una risposta della vecchia propaganda che una trovata della nuova pubblicità, più nei manifesti e nei comjzi che negli spot televisivi, più per comprare l'elettore che per vendere il prodotto. Così dall'altra, invece, Berlusconi si è trovato avvantaggiato e non per passione ma per professione, dal momento che il suo mestiere era "vendere" - si badi, vendere e non fare - cultura e informazione; e vendere a tutti e non a tanti o pochi, ché la televisione funziona sull'audience larga e non sulla clientela scelta, e i target e i leve! e gli share servono al divideetimperadi chi vuole tutta la torta, e non a chi prende la mira per conquistarsi un frammento di me1:cato. Ma infine Berlusconi era evidentemente anche l'unico ad aver 'f.ì 'f.ì ;m;:,~~(u,;;i:-R"fl :fl ,"11 'ti ~ ~ ""fl1;1 ,_ 1' " 1"l ,hi"'1:l TI ~•.,~{r ..,k._i n ' constatato che i telespettatori di OK Il prezza è giusto! e della Ruota della Fortuna, di Dallas e di C'eravamo tanto conati, i facili successi dei fiorelli delle ambre e d'ogni altro genere di gingillino, le estenuanti attese di Beautiful o gli interminabili Sentieri, dovevano per forza avere a che fare con i gusti e la mentalità della gente: e perché mai la gente, nell'unico momento in cui è chiamata a recitare la parte del "popolo italiano" avrebbe dovuto cambiare gusti o idee? Dunque c'è una ragione se il commento di De Sanctis appare ancora attuale. Forse è solo per via di una coincidenza, giacché allora era stata appena fatta l'Italia e ora "si sono fatti" gli Italiani. La verità più banale l'ha detta, come al solito, Berlusconi quando, pochi mesi prima di "scendere in campo", si è chiesto come mai un popolo in larga maggioranza di destra avrebbe dovuto permettere alla sinistra di vincere le elezioni. Che per vincere gli fosse sufficiente soltanto chiamare a raccolta la "pubblica opinione" -e non ci fosse bisogno di alcun altro sforzo organizzativo o politico o programmatico lo hanno dimostrato i pochi mesi e la molta improvvisazione con cui l'Italia si è data una nuova Forza di governo. Una volta ottenuta la vittoria, un'altra sconcertante verità è stata più volte ribadita da Berlusconi, nel corso dei primi lunghi e inutili mesi del suo ministero: vincere vuol dire avere già realizzato l'ottanta per cento degli obiettivi; governare non è altro che il rimanente venti percento del lavoro da fare. Capovolgendo la formula di rito con cui il vecchio Amministratore amava commentare le sue pur importanti realizzazioni, ammettendo che "molto resta ancora da fare", il nuovo Politico può finalmente e candidamente rivelare che, una volta conquistato il potere, "quasi tutto è stato già fatto e molto poco resta ormai da fare". Forse in queste due verità sta per davvero tutta la Novità che ha sostituito la voglia e la speranza del Cambiamento. L'Italia si è scoperta di Destra e intanto la Po1 itica ha ritrovato il suo tristo Primato. Sarà per lungo tempo difficile fare i conti con queste novità, per una sinistra che meno di un anno fa riteneva di essere almeno culturalmente maggioritaria e intanto aveva sostituito la "cattiva" ideologia con la "buona" amministrazione. Perché è vero anche questo: c'era una volta-e forse c'è ancora-una maggioranza di sinistra ... Magari la sinistra non ha mai vinto sul serio, nemmeno quella volta del "sorpasso" alle Europee, ma ha saputo mutare e mediare fino a conquistare la maggioranza del Paese. In fondo, al di là delle formule bizantine e delle forme subdole con cui si è da sempre praticata l'apertura o il compromesso o i I connubio con iCattolici, quanti di quelli che oggi diremmo "di sinistra" hanno sempre votato DC o PRI o persino PSDI? E non è proprio su questa maggioranza che si sono basate le piccole fortune e le ultime speranze del "nuovo" Partito Dei Sindaci (PDS), di nuovo in corsa per eleggere a Brescia il compagno Martinazzoli? Forse allora la novità assoluta è che ci sono tante, almeno due maggioranze oggi in Italia, equesto aggiunge amarezza alla sconfitta mentre rende incerta e nervosa la vittoria. Così come ci sono tante, almeno due opposizioni, una delle quali dentro la
maggioranza legale, tumultuosa e popolare (popolana, aggiunge Bossi) più di quella ufficiale. E i preti, da che pa1te stanno i preti? Tutto è meravigliosamente mosso, a disposizione e incessantemente rinnovato, negli scaffali del mercato politico italiano. Quello che nell'Ottocento si poteva chiamare trasformismo e appariva come un'insopportabile babele, oggi è libera concorrenza e legittima ricerca della novità. È andata così che unasinistranuova per davvero - è stata battuta dal Nuovo-Che-Avanza, un personaggio al limite del magico (oggi inteso come elettronico), il cui fascino e la cui credibilità è davvero inspiegabile senza farricorsoal potere soprannaturale della televisione. Come può piacere e avere seguito Berlusconi? è diventata una questione da semiologi, da risolvere insieme alla tonnentosa domanda su come mai piacciano e siano seguite le telenovelas. Ovvero, ogni analisi e ogni esorcismo tentato sul cavalier Berlusconi si è sempre fermato alla mezza verità del suo potere su mezza televisione e mezza stampa italiana. È poipurveroche,oltreallasua emittenza, si sono considerati gli altri optional che lo caratterizzano: il passato piduista, il protettorato socialista, il portate qualunquista delle sue affermazioni. Ma in definitiva si sono così scoperti più difetti che qualità e, invece di capire come fa Berlusconi a vincere, ci si è cominciati a consolare con gli elementi che potrebbero incrinare la sua immagine e il suo potere, fino a quando le scivolate, gli svarioni, le ritirate, i litigi e le smentite che hanno costellato i primi mesi del suo ministero, hanno finito per tranquillizzare del tutto o quasi gli avversari. Anzi, l'imperizia dei suoi collaboratori li ha perfino delusi (ma un multimiliardario non poteva comprarsi una "squadra" all'altezza del Milan?) e l'insuccessodella sua immagine all'estero li ha pe1fino preoccupati (ma un grande imprenditore non può stare più attento ai mercati internazionali, alla borsa e alla lira?). Oggi è tutto un coro di lamenti autorevoli e di suggerimenti deplorevoli, tutti di vago sapore calcistico, come davanti alle prove incerte di una malcombinata nazionale: forse per questo i modelli di riferimento sono spesso argentini (perché non fa come Menem? perché non fa la fine di Peron?), mentre naturalmente le battute sulla serie Be sul girone di ritorno si sprecano. Ora, non è che il linguaggio e lo spirito sportivo siano di destra, ma è certo che non hanno mai aiutato l'ala sinistra del nostro Paese: la sinistra e la destra non sono termini complementari ma antagonisti - avverte Bobbio nel suo bestseller, peraltro troppo fortunato per non suscita.reragionevoli dubbi sui suoi lettori - e il popolo di sinistra ha creduto di dover scendere nello stesso campo e competere nella stessa gara più o meno allo stesso modo, sperando di dimostra.re magari una maggiore valentia. Maè proprio così che ci si rivela più che complementa1i, pur nell'alternanza dei 1isultati e nella differenza dei giocatori e degli allenatori (a proposito, quando si troverà un mister, pardon un leader all'altezza della situazione?). Ed è proprio così che l'agognata "rivincita" finisce per somigliare a una estenuante 1incorsa. Equivocando il passaggio da.li'alternativa ali' alternanza, si è passati dall'alterità delle proposte all'intercambiabilità delle identità: giorno dopo giorno la sinistra si dichiara più liberista di Agnelli, più federalista di Bossi e più televisiva di Berlusconi. Tutte cose vere, per carità, ma non credute dalla pubblica opinione, ormai saldamente in mano all'avversario. E ancora una volta, senza il controllo della pubblicità (leggi televisione), la concorrenza si rivela impossibile. La politica italiana pare ormai costretta a funziona.re con la stessa logica dei colpi di stato: la prima cosa che viene e che verrà ogni volta mutata sarà la composizione del consiglio di amministrazione della RAI (e magari, in un domani utopico, anche della Fininvest). Intanto è Berlusconi ad avere conquistato tutte e sei le reti e, finché tutti trattano l'elettorato come mercato del consenso, finché tutti sostengono la priorità assoluta della questione televisiva, finché tutti obbediscono alle regole e al linguaggio della competizione spo1tiva, non si vede proprio come si possa sperare di batterlo. A viaggiare dentro gli ultimi festival dell'Unità, spiando più la "gente" che i "leaders" (più la base che i vertici, si sarebbe detto in epoche più geometriche e meno etèree) si ha l'impressione che la sinistra non abbia ancora capito bene cosa è successo, ma ancor meno è riuscita a comprendere che cosa le è successo: qui non si tratta di liquidare tutto con l'appello a Craxi, caprone diabolico e capro espiatorio a cui tranquillamente si imputa da sempre ogni perversione, esagerazione, deviazione dalla retta via. Il craxismo rampante e l'edonismo cra.xiano o la corruzione craxjca sono solo le punte di uno yuppismo, di un consumismo e di un malcostume più venale ma non per questo meno disastroso, diffuso e difeso da un esercito di amministratori, funzionari, impiegati della politica e dell'informazione di tutta la sinistra, nessuna sazione esclusa. A questo si aggiunga la povertà delle idee, l'assenza del rigore, il rifiuto o l'incapacità dell'autocritica, in anni in cui assieme a.imuri cadevano anche le analisi e le teorie, e l'unico sforzo che la sinistra italiana ha fatto è stato quello di alleggerirsi e di rimuovere, di ap1irsi alla satira e di coltiva.re il cinismo e l'irorua, di predicare l'ottimismo e di organizzare feste ... Intenti a governa.re le USL e le comunità montane di mezza Italia, davanti all'immigrazione e al disagio giovanile, alla catastrofe ecologica e alle gue1Tesempre più vicine e sempre più mondiali, qual è stato l'impegno diretto o anche solo l'interesse dei partiti di sinistra? La Pace e l'Ambiente sono ce1to in tutte le bandiere ma, più diventa.no valori universalmente commestibili e meno riescono a tradursi in culture pratica.bili, il volontariato viene esaltato come un tempo il proletariato, ma anche quando diviene un modello di comportamento diffuso, non riesce a sua volta a diventare un valore, per una sinistra resa presuntuosa e scettica dai residui di un materialismo storico in disuso ma non in disarmo: non si pennetterà mai all'altruismo pietoso e gratuito di minacciare l'interessata e concreta Solidarietà! ITALIA'94 5 Spesso allora i compagni si limitano a fare gli estimatori (se del caso, i protettori) dei volontari cattolici, di cui non si stancano mai di riconoscere i meriti, ma che si guarderanno bene dall'imitare. l sinistresi piccoli e medi (per i grandi vale ormai il giudizio della storia e della cronaca, a seconda dei casi o dei reati) sono da anni una passi va base di assonnato dissenso, e semmai investono il loro attivo consenso nella difesa - legittima e necessaria, ma non "sacrosanta" come si è portati a predicare - del livello di benessere, di consumo e di potere acquisito. Anzi, a voler proseguire la metafora calcistica, si può dire che la sinistra gioca tutta in difesa e il ruolo di opposizione la conferma come orgogliosa interpretedelledifesedei ceti più deboli, sicuramente i più minacciati dalla destra al potere (da che mondo è mondo). Quello che ancora le manca è un buon attacco, un attacco che comprenda di avere un compito diverso, di dover svolgere un ruolo che c'entra poco con la pa1titao con il campionato in corso. Un attacco-o un cominciamentoche riguarda la propria identità e la propria differenza e che si muove su un altro ten-eno, magari "più in alto" e sicura.mente "più lontano". Oltre alla Buona A1ru11inistrazione e alla Décisa. Opposizione, si tratta di far qualcosa. per inseguire la propria utopia, forse sempre la solita "stella polare" dell'uguaglianza di cui parla Bobbio nel solito libricino; e se lo stadio gremito e il calendario fitto della politica italiana sembra voler ruba.retutta l'attenzione e richiedere tutta l'energia dei giocatori, questo è in un certo senso "fare il gioco delle destre". "Occorre alzare la testa dalle schermagliequotidianeeguardarepiùinaltoepiùlontano", poiché "Basta spostare lo sguardo dalla questione sociale all'interno dei singoli stati, da cui nacque lasinistra nel secolo scorso, alla questione sociale internazionale, per rendersi conto che la sinistra non solo non ha compiuto il proprio cammino ma lo ha appena cominciato". Così scrive Norberto Bobbio nel febbraio I994. Ancora una volta, a guardar bene, "niente di nuovo ...".
6 ITALIA'94 POVERAITALIA STRATIFICAZIONE SOCIALE EBENESSERE ECONOMICO SaverioGazzelloni Ho' avuto di recente l'occasione di discutere con un serio studioso della povertà sull'utilità e sull'opportunità che sociologi e statistici continuino ad assolvere all'austero ed arido compito di "contare" i poveri, di individuarli statisticamente per poter ragionare su numeri e percentuali e cercare di capire l'evoluzione di un fenomeno che, invece, ha una complessità e una multiformità di dimensioni che ben diffici I mente si lasciano ricondurre nello scarno linguaggio delle cifre. Problemi di ordine metodologico si intrecciano e si confondono con problemi di ordine concettuale: usare il reddito o la spesa come parametro? Quali fonti di dati utilizzare? È giusto effettuare confronti in serie storiche su dati ottenuti con metodologie diverse? Esiste una povertà assoluta o i riferimenti devono essere relativi ai contesti spaziali e temporali? E ancora: la povertà va considerata come un processo sociale o individuale? È una situazione cumulativa (in cui le varie povertà si autoalimentano a vicenda) o può essere considerata in una sola dimensione quale è quella economica? Si può effetti vamentedefiniredall' esterno oè una condizione puramente soggettiva? Di fronte a simili questioni la conclusione sembrerebbe scontata: è ora di smettere di contare i poveri, le metodologie sono diverse, i risultati non confrontabili e il surplus conoscitivo è ben poca cosa di fronte alla multidimensionalità del problema. Eppure ritengo che il "semplice" conteggio dei poveri continui e continuerà ad avere una funzione ben precisa (pur con tutti i limiti e ,ischi che una simile operazione porta con sé): l'individuazione statistica della pove11à (che origina dall'utilizzo del reddito o della spesa media delle famiglie e che, quindi, privilegia la dimensione economica del fenomeno a scapito di tutte le altre) serve quanto meno a ricordare che la "pove11à sta lì", che esiste ancora nuda e cruda nella sua essenza di scarsezza di risorse economiche e che non va confusa con quelle "nuove povertà" (tanto alla moda) che negli studi sociologici comprendono situazioni e bisogni che, nonostante rappresentino oggettivamente "privazioni di qualcosa", risultano essere altro dalla pura e semplice privazione materiale (anche se con quest'ultima stabiliscono ovvie correlazioni). "Una riduzione del concetto di povertà alla sola dimensione economica porterebbe una salutare chiarezza nella terminologia oggi in voga che, includendo ogni forma di disagio sociale nell 'onnicomprensiva categoria delle nuove 'povertà', ha finito per generare una grande confusione, svuotando di significato il concetto, a tutto svantaggio dei poveri che si trovano mescolati e confusi con portatori di bisogni affatto diversi" 1 • Mentre le "vecchie povertà" sono ancora ben visibili nel Paese.,.un eccessivo (e sospetto) "afflato conoscitivo" tutto concentrato sulle "nuove povertà" potrebbe (o vuole?) far dimenticare le vecchie. Le situazioni legate al disagio di anziani, di minorati fisici e psichici, di nomadi ed extracomunitari, di persone relazionalmente isolate possono continuare, nella loro gravità e pregnanza, ad essere chiamate con il proprio nome: "Non è necessario che tutto ciò venga chiamato povertà, mentre è necessario che la povertà non sia dimenticata" 2 • La povertà economica, che riguarda allo stesso tempo situazioni antiche di privazione materiale e che attualmente sempre più si lega alle dimensioni dell'età, del sesso, della residenza e dell'etnia dando luogo alla formazione di una sorta di "proletariato post-industriale" 3 , rimane quindi perno centrale di qualsiasi studio sulle condizioni di disagio della popolazione e, sul piano metodologico, autorizza a considerare il livello di benessere economico delle famiglie come uno dei più importanti indicatori (per quanto "antico") per lo studio della povertà. Il benessere economico delle famiglie è un indicatore che si presta essenzialmente a due tipi diversi di lettura: la prima, che mette in evidenza il piano diacronico dell'analisi, consideragli incrementi o i decrementi in senso assoluto (in lire costanti) in un arco di tempo definito, mentre la seconda, che propone la comparazione di due misurazioni sincroniche in due momenti definiti, permette di far luce sulle differenze "relativamente" al reddito medio nazionale del momento considerato. Sul piano della lettura diacronica il benessere economico delle famiglie nel l991 risulta globalmente più elevato rispetto a quello del 1981: i dati relativi al reddito del '91 mettono in evidenza un aumento complessivo della disponibilità economica delle famiglie pari a circa il40% dei redditi dell'8 l (tab. 1).Il posizionamento delle famiglie in base all'appartenenza ad una specifica fascia di benessere economico è quindi "slittato" notevolmente in avanti, modificando sostanzialmente, in termini di potere di acquisto, i redditi delle diverse tipologie di famiglie 4. Tutto ciò non sta però a significare un immediato aumento del benessere complessivo delle famiglie in quanto, ad una crescita media indifferenziata del reddito disponibile, corrispondono situazioni estremamente differenziate perciò che ,iguarda la soddisfazione dei bisogni necessari, di quelli voluttuari, la capacità di risparmio e di investimento: è sulliciL'llll' n,,cr\'arc i dati relativi alle spese totali Tab. 1 Redditi e spese delle famiglie nel 1981 e nel 1991 (inc. % calcolati su valori assoluti in lire 1991) Redditi 81-91 (inc.%) Povertà estrema 41. 4 Povertà 40. 3 Disagio 40.7 Livello medio-basso 40.3 Livello medio-alto 40.2 Benessere 40.0 Benessere elevato 39.6 Ricchezza 41.4 Fonte: elaborazione Censis su dati 1STAT Spesa mensile 81-91 (inc.%) 63,0 56,0 33,6 35,7 36,5 36,5 37,9 34 2 Tab. 2 Livelli di benessere economico nel 1981 e nel 1991 (% di famiglie) Povertà estrema Povertà Disagio Livello medio-basso Livello medio-alto Benessere Benessere elevato Ricchezza Totale 1981 5,1 6, l 16,0 27,9 27,7 9,9 5,6 1,7 100,0 Fonte: elaborazione Censis su dati ISTAT 1991 4,1 6,0 20,1 29,1 26,0 8,6 4,6 1,5 100,0
ITALIA'94 7 sostenute dalle famiglie distinte per fascia di benessere economico, delle famiglie in condizione di disagio, al Centro, dove la modalità per rendersi conto che la situazione non si è trasformata nello stesso prevalente èil livello medio basso, fino al Nord ove l'addensamento senso e con la stessa intensità per tutte le famiglie. è nel livello medio alto. Per ciò che riguarda i livelli di povertà si È interessante notare che gli incrementi di spesa più alti riguar- passa dal 19,7% del Sud, al 6,2% del Centro e al 4,7% del Nord. dano proprio le famiglie con più basso reddito. Nel 1991 le famiglie Ma è rispetto alla grande città che emergono i dati più interespovere spendono in più (o sono costrette a spendere) tra il 56% e il santi, "dove le sollecitazioni tecnologiche, le innovazioni, i progetti 63% del loro reddito del 1981, mentre tale quota percentuale scende di razionalizzazione sembrano dover discruudere percorsi di sicudrasticamente su valori che oscillano tra il 33% e il 38% per tutte le rezza e di benessere sociale; quando poi, in realtà, ogni grande altre famiglie. Per quanto tali dati vadano usati con le dovute metropoli del mondo scopre le sue sacche di povertà, i suoi strati di precauzioni (per l'impossibilità di effettuare i dovuti controlli e le diseredati endemici, i suoi quartieri condannati al massimo degrado. opportune correzioni sui dati grezzi), l'indicazione relativa al mag- (...) Per cui la città, da luogo della speranza, va lentamente tragiore "sforzo" richiesto alla famiglie più povere è talmente consistente sformandosi in territorio dell'incertezza e della negatività" 5 • Ma se che, al di là di qualsiasi aggiustamento statistico del dato, mette in tale affermazione è vera in genere (e con riferimento soprattutto alla evidenza un fenomeno sicuramente significativo nell'ambito della presenza delle marginalità estreme), qualora si osservino i dati si stratificazione sociale. evidenzia una profonda diversità fra aree metropolitane e città del Le differenziazioni aumentano ulteriormente qualora si passi da Centro-Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno (tab. 3). Nell'Italia una considerazione dei redditi in senso assoluto ad una distribuzione settentrionale il benessere è abbastanza uniformemente dist1ibuito, delle famiglie sulla scala del benessere calcolata in relazione al con una leggera intensificazione nelle metropoli; al Centro 1isulta reddito medio pro capite nazionale nei due anni considerati (utiliz- evidente, oltre al maggior benessere registrato nelle metropoli, una zando quindi l'approccio sincronico di cui prima). Non effettuando polarizzazione del disagio e della povertà nei piccoli comuni e nelle operazioni per confrontare le quote di reddito nel 1981 e nel 1991 campagne. Nel Mezzogiorno la situazione si capovolge: nelle due ma, al contrario, confrontando le distribuzioni relative ai due anni aree metropolitane (Napoli e Palermo) si trova la maggiore quota di intorno al reddito medio nazionale, allora come oggi, è possibile famiglie in peggiori condizioni economiche (oltre 1/4 di esse risulta riconoscere diverse concentrazioni di "povertà" e "ricchezza" relative sotto il livello di povertà e quasi il 60% sotto la soglia di disagio), agli standard medi correnti. mentre le situazioni meno disagiate sono in proporzione più elevate I dati del 1991 individuano una quota di famiglie "povere" pari nelle campagne e nei piccoli comuni, fenomeno questo che mette al 10, 1% del totale (circa due milioni in valore assoluto); per il 1981 bene in luce il degrado delle grandi città del Sud, l'inefficienza delle lo stesso computo forniva un valore dell' 11,2% (tab. 2). La riduzione politiche di intervento e la pericolosità di uno sviluppo che non della fascia di povertà è stata significativa nell'area della povertà sappia tener conto di un simile squilibrio tra città e campagna. estrema, ridottasi nel decennio di un punto percentuale. In modo Molte sono le cause che sottostanno ad una simile evoluzione analogo si osserva una contrazione globale dell'area della ricchezza della stratificazione sociale (caratterizzata, per ciò che riguarda il e del benessere: le famiglie del livello medio-alto o superiore, 45% benessere economico, da un miglioramento generalizzato dei livelli nel 1981, risultano il 41% circa nel 1991. Ridimensionate così le di reddito, da uno schiacciamento nella parte bassa della distribucategorieestreme della povertà e della ricchezza, le famiglie italiane zione, da forti divari tra Nord e Sud in generale e, in particolare, tra si sono trovate, all'ape1tura degli anni Novanta, più uniformemente le metropoli del Sud da un lato e quelle del Centro-Nord dall'altro, raggruppate in un segmento medio-inferiore, accresciutosi di oltre cause che hanno evidentemente a che fare con /o sviluppo generale 5 punti percentuali, per cui risultano in parte ridotte le sperequazioni dell'economia del Paese, con le politiche occupazionali, con le nei live)li di benessere, e si è accentuato l'addensamento della dinamiche demografiche, con i I livello di efficienza e di efficacia del distribuzione nel disagio e nel livello medio basso: una distribuzio- nostro sistema di welfare. Nell'analisi condotta non si è potuto tener ne, quindi, che "salendo si schiaccia verso il basso" può essere conto di tutte queste dimensioni, ma i dati disponibili hanno l'immagine che più efficacemente mette in luce le modificazioni comunque permesso di prendere in considerazione le correlazioni del la stratificazione per benessere economico del le famiglie italiane che esistono tra la povertà da un lato e la struttura fami I iare, la cultura nei dieci anni considerati. e le professioni dall'altro, correlazioni risultate nette e stimolanti per Sul piano dell'analisi territoriale, i dati evidenziano la tradizio- la comprensione di parte del fenomeno in esame. nale gravità del divario fra Nord e Sud. Il benessere cresce con la Dall'analisi della configurazione della struttura familiare nel latitudine andando dal Sud. dove la classe più consistente è quella 1981 e 1991 emerge innanzitutto un progressivo e sempre più Tab. 3 - Grado di benessere economico secondo la tipologia di comune di residenza - 1991 Povertà estrema Povertà Disagio Livello medio-basso Livello medio-alto Benessere Benessere elevato Ricchezza Totale A.Metr 1,4 3, l 15,3 27,3 29,2 13,9 7,2 2,6 100,0 Nord Centro Città Altri A.Metr Città 1,2 2,0 1,5 1,0 2,8 2,9 1,7 3,3 14,2 14,0 14,9 18,l 29,9 29,9 29,6 31,5 34,3 32,6 30,3 29,8 10,5 11,0 13,0 9,3 5,1 5,6 7,1 5,1 2,0 2,0 1,9 1,9 100,0 100,0 100,0 100,0 (*) Area metropolitana: Residenti in Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Pale1mo Città: Residenti in capoluoghi di provincia con più di 200.000 abitanti Altri 2,5 5,5 20,4 30,9 26,0 7,4 5,6 1,7 100,0 Altri: Residenti in capoluoghi di provincia con meno di 200.000 abitanti e Comuni minori A.Metr 10,0 15,8 31,0 26,5 12,5 2,8 1,3 0,1 100,0 Sud Italia Città Altri 7,8 8,3 4,1 11,4 10,6 6,0 26,4 29,2 20,1 29,2 27,7 29,1 16,9 17,0 26,0 5,7 4,4 8,6 2,5 2,3 4,6 0,1 0,5 1,5 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Censis su dati lstat
8 ITALIA'94 Palermo 1993. Foto di Paolo Titolo/Conlroslo marcato decadimento di quella che è stata la forma familiare più significativa e tipica del contesto italiano, cioè la "famiglia estesa" (basti pensare, a questo proposito, all'importanza che hanno avuto in passato i collegamenti tra microimprenditorialità artigianale ed industriale e persistenza della famiglia estesa nel quadro dello sviluppo economico del nostro Paese). Accanto a tale decadimento la nuclearizzazione delle famiglie si presenta, al contrario, come il fenomeno più caratterizzante l'evoluzione delle convivenze in Italia: nel decennio che va dall'81 al '91 tra le persone che vivono da sole gli uomini passano dal 4,5% al 6,7% e le donne dal 9,5% ad un significativo 15,7%, mentre le coppie coniugali e le coppie con 1 o 2 figli (le due tipologie familiari più numerose) rimangono stabili nel lungo periodo. Rimane da notare, sempre a proposito delle persone che vivono da sole, che ali' interno del 15,7% delle donne "solitarie" ben il 64,6% ha più di 65 anni e il 21% tra i 50 e i 65 anni (su questo fenomeno interviene anche l'incremento delle vedovanze indotto dal divario nel!' allungamento della vita tra donne e uomini), fasce queste in cui è molto facile che alla solitudine si associ una condizione di disagio economico o di vera e propria povertà. La condizione di povertà, che colpisce in media come si è visto il 10% delle famiglie italiane, è particolarmente grave per le famiglie numerose, fra cui quelle povere arrivano ad essere il 26, 1%. Il fenomeno è meno grave per i nuclei di tipo "clan esteso", anch'essi altrettanto numerosi (in entrambi i casi i componenti sono superiori a 4), ma per i quali vi è necessariamente la presenza di qualche adulto con relazione diversa da quella di figlio o coniuge rispetto al capofamiglia. Nei clan, evidentemente, la presenza di più adulti fa sì che aumentino le fonti di reddito per la famiglia, ed è per questo motivo che, a parità di numerosità, i clan subiscono meno l'impatto della povertà delle famiglie numerose. Tutto ciò per quel che riguarda la relazione tra povertà e struttura familiare. Passando a considerare i fattori cultura e professioni non si è però abbandonato un taglio, per così dire, "familiare" dell'approccio: partendo dalla convinzione che cultura e professioni non riguardino esclusivamente l' indi viduo che ne è portatore ma, al contrario, possano essere considerati come due "capitali" familiari che le famiglie stesse scelgono di investire nella società (come teorizza Bourdieu in un suo bel saggio sulla "critica sociale del gusto"6 ), si sono costruiti due indici sintetici (il "capitale culturale", a partire dai titoli di studio e dalle età dei componenti del nucleo familiare, e il "capitale professionale", che considera la posizione nella professione dei componenti in età lavorativa) da mettere in relazione con la diffusione della povertà. Considerando il rapporto esistente tra cultura e professione, l'analisi ha messo in evidenza che al livello della deprivazione culturale corrisponde in maniera automatica una collocazione sulla gerarchia bassa delle professioni, mentre sul livello alto del capitale culturale si registra la presenza significativa di valori che stanno ad indicare la presenza di disoccupazione intellettuale e la difficoltà di investire sul mercato il patrimonio di studi accumulato, fenomeno che attesta come il generale innalzamento del livello medio culturale riscontrabile tra 1'81 e il '91 si coniughi con le difficoltà che il mercato presenta (per saturazione, per selettività o per tutti e due i fattori) rispetto ai meccanismi di assorbimento. Il capitale culturale di livello medio viene infatti pesantemente penalizzato: nell'arco di dieci anni la collocazione delle famiglie di questo livello culturale sulla gerarchia delle professioni regi-
stra un significativo "slittamento" delle professioni di livello medio-basso che confluiscono sul livello più basso del capitale professionale. Parallelamente, tra il 1981e il 1991 le famiglie con scarso capitale culturale hanno fatto registrare uno scivolamento consistente dai livelli medi del benessere economico sull'area del disagio vero e proprio. Stesso fenomeno, ma in misura più contenuta, si è verificato per le famiglie con il più alto capitale culturale: anche in questo caso si è registrato nel corso di dieci anni un "movimento verso il basso" (diminuiscono infatti le quote di famiglie posizionate sui livelli medio-alti e alti della stratificazione per benessere economico e aumentano quelle posizionate nella zona del disagio e del livello medio-basso). Si inizia perciò a percepire una sfasatura nuova (e inquietante) tra le relazioni che intercorrono tra capitale professionale e capitale culturale da un lato e, dall'altro, tra quest'ultimo e il livello di benessere. L'investimento in cu !tura, strettamente legato ali' habitat culturale del la famiglia di provenienza e tradizionalmente riconosciuto come tratto fondamentale nei processi di distinzione sociale e di carriera lavorativa, inizia a mostrare qualche incrinatura, e laddove non sia legato a condizioni di privilegio accumulato e di "anzianità di classe" esso comincia ad offrire sempre meno garanzie e certezze per i percorsi di vita degli individui. Ma gli aspetti più interessanti di questa correlazione tripla (tra cultura, professione e benessere economico) emergono qualora essa venga analizzata nella tripartizione territoriale del Paese. Infatti, se nel Nord e nel Centro si registra uno spostamento verso la fascia bassa delle professioni delle famiglie con alto capitale culturale, al Sud la situazione si inverte: diminuiscono le famiglie che non riescono ad investire l'alto capitale culturale posseduto ed aumentano, specularmente, quelle che fanno "fruttare" l'alto capitale culturale posseduto spostandosi sui livelli più alti della gerarchia delle professioni. Da questo punto di vista la situazione meridionale presenta quindi un maggiore dinamismo, mentre al Centro e al Nord è probabile che una maggiore selettività e una saturazione del mercato contribuiscano a spiegare l'aumento delle famiglie che, pur in possesso di un alto capitale culturale, si situano sulla fascia bassa della stratificazione per professione. Se però all'analisi del rapporto tra cultura e professione si associa quella tra cultura e livello di benessere la configurazione subisce un 'ulteriore differenziazione. Considerando le famiglie i1 cui capitale culturale si situa sul livello più alto, nel Nord si registra un rigonfiamento delle fasce medie del livello di benessere, al Centro è individuabile uno spostamento significativo verso livelli di benessere elevato e ricchezza, mentre al Sud, anche in presenza di un '"ascesa" nella gerarchia professionale, si registra uno scivolamento non irrilevante nell'area del disagio economico. Ciò che quindi si è rilevato per il contesto nazionale (la sfasatura esistente tra cultura e professioni da un lato e cultura e benessere economico dal l'altro) risulta ancora più evidente per il Sud del Paese: l'investimento in cultura realizzato dalle famiglie meridionali se da un lato rende più dinamico lo scenario relativo alla gerarchia professionale, dall'altro non si concretizza ancora in un reale miglioramento delle condizioni di vita che, al contrario, stanno peggiorando indirizzandosi verso l'area del disagio economico. Avviare una riflessione su tali fenomeni sociali vuol dire allora prendere in considerazione il fatto che, al di là di una sempre maggiore selettività del mercato e di una saturazione dei posti di lavoro, l'inadeguatezza del sistema formativo (che ha contribuito alla creazione di capitali culturali familiari che sembra incidano sempre meno sulle professioni e sul benessere economico) rispetto alla domanda presentata dal mercato rimane ITALIA'94 9 uno degli scogli più importanti da superare per lo sviluppo e per la riduzione drastica delle sacche di povertà economica, di quelle "vecchie" povertà la cui presenza non va disconosciuta da sofismi e artifici intellettuali che originano dalla "complessità delle società del benessere" (quali sono le società non complesse?), e il cui grado di estensione (che merita senz'altro di essere studiato e tenuto sotto controllo, nonostante le dispute e/o le incertezze metodologiche) testimonia in maniera inversamente proporzionale del livello di civiltà e convivenza che una società è riuscita a raggiungere. Note I) G. Sarpellon, in Secondo rapporto sulla povertà in Italia, F. Angeli 1992. 2) ID., in Gli studi sulla povertà in Italia, F. Angeli 1991. 3) Come sottolinea Massimo Paci, pur lasciando aperto il problema di considerare il "terziario povero" e il lavoro irregolare come una situazione perenne (e che può quindi assumere progressivamente i connotati di classe sociale) o, al contrario, come una situazione di "transito temporaneo", in Le dimensioni della disuguaglianza, Il Mulino 1993. 4) Tutti i dati che vengono presentati in questa sede fanno riferimento ad uno studio del Censis in cui si sono elaborati i dati Istat sui "Consumi delle famiglie- 1991". Il criterio per la determinazione della soglia di povertà è quello della "International standard poverty line" (per cui si definisce povera una famiglia di due persone che ha un reddito inferiore al reddito medio pro capite). Per la definizione di tale soglia si sono utilizzati i dati di reddito disponibili nella suddetta indagine dell'Istat. 5) P. Guidicini, in Gli studi sulla povertà in Italia, F. Angeli 1991. 6) P. Bourdieu, La distinzione, Il Mulino 1983.
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