Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

Le nostre idee e la nostra ammirazione per tutto ciò che ci circondava avevano tanti segni comuni, che di fatto si trattava di una sorta di sistema, con un suo preciso ordine, ma che offriva tante variazioni, da lasciarci sempre la possibilità di sorprenderci reciprocamente a ogni nuova scoperta. E del tutto naturale che ritenessimo in maniera concorde la semplice modernità una malattia del gusto i cui segni peculiari restavano ben lontani dai nostri paraggi. Amavamo i vecchi mobili rinascimentali, sui quali si può errare con gli occhi e che nelle loro forme complesse e delicate recano sempre nuove gioie. Sui muri del nostro appartamento erano appese vecchie incisioni e carte geografiche ingiallite. Ammiravamo in modo particolare quelle su cui avevamo scoperto dei sicuri errori geografici. La strana curvatura del corso del Nilo ci portava indietro agli eroici tempi delle esplorazioni. Non c'è neppure bisogno di sottolineare che ioe la cara Vera desideravamo tanto avere in casa un camino con il fuoco aperto per poter trascorrere le serate tra il profumo del cognac e delle fiamme. Ma non abbiamo mai potuto realizzare questo progetto. Era addirittura ammirevole che una donna dal carattere così spiccatamente intellettuale come Vera si dedicasse a passatempi semplicissimi. La sua grande passione era comporre un erbario di piante d'alta montagna. A voltesfogliavoquesta particolare raccolta trovando piacere nei colori secchi e sbiaditi, tra cui soprattutto l'azzurro scuro della genziana evocava stati d'animo pieni di nostalgia. L'entusiasmo di Vera e le sue conoscenze in questo campo erano davvero fuori del comune. Io stesso avevo un hobby simile. Per dirla meglio, volevo che fosse il mio hobby. Mi interessavano i più diversi tipi di legno, il loro profumo, il colore e la durezza. Avevo acquistato alcuni libri sulle nostre piante legnose e uno speciale seghetto. Alcuni campioni me li ero segati da vecchi ceppi e li avevo lucidati con cura. Non vedevo l'ora di conoscere qualche amministratore di arboreto che di ogni ramo tagliato di una rara pianta legnosa me ne spedisse un pezzetto. Ovviamente questo non è avvenuto e così sia la mia collezione che le mie conoscenze erano molto misere. Tuttavia riuscivo a parlare dei legni in modo interessante e attraente, e in particolare dell'olmo, poiché era quello che amavo al di sopra di ogni altro. Amavo Vera e ogni cosa ci riusciva come per miracolo. Un giorno, su una rivista abbiamo trovato le istantanee di un certo fotografo americano che fotografa le persone mentre fanno un salto. Sostiene che, liberi per un minimo istante dalla forza d'attrazione, hanno l'espressione loro più propria. Abbiamo studiato nelle fotografie l'espressione del vicepresidente Nixon e il sorriso affascinante, imponderabile della celebre consorte del monarca pieno di debiti, Grace Kelly. Il giorno dopo ce ne siamo andati a Bfla Hora, nella riserva di caccia, perché la natura è certo bella, ma non può ripagare un parco coltivato e trascurato. Senza curarci di alcuni pensionati, che chiaramente vedevano male lo stesso, abbiamo fatto dei salti verso l'alto e con un vecchissima reflex abbiamo cercato di cogliere il nucleo della nostra personalità. I risultati sono stati addirittura inaspettati. In un'immagine mi libro con leggerezza al di sopra della residenza estiva Hvezda con il cappotto svolazzante, come l'angelo annunziatore di una nuova vittoria della nazione ceca asservita. Ho ingrandito questa fotografia e l'ho appesa sopra il letto di Vera, perché isuoi sogni fossero adornati di desiderio, perché io, librandomi con leggerezza sopra il suo letto, fossi una meta e una sorpresa. Poiché, se la bibbia dice che solo lo Spirito all'inizio si librava sopra l'abisso, allora anche io, librandomi sopra l'abisso del suo letto, rendevo irraggiungibile il raggiungibile e raggiungibile I' irraggiungibile. Erano tempi in cui ci sembrava raggiungibile ogni cosa. Sia le PRAGA/ VODSEDÀLEK 77 pareti a strapiombo delle vette dei Tatra, che superavamo con grande piacere nelle nostre spedizioni alpinistiche, sia gli abissi dei "Sequestrati di Altona". C'eravamo registrati su un magnetofono il dialogo dei fratelli e ascoltavamo con grande piacere le nostre voci deformate. E poi la stessa legge delle cose ha fatto sorgere un'idea. Abbiamo inscenato una magnifica lite familiare, nella quale la circostanza che non venivano usate espressioni volgari non faceva che affilare la lama delle offese. In frasi dure e piene di rimprovero abbiamo alimentato il nostro finto odio, aumentato fino a situazioni solo difficilmente sopportabili. Abbiamo registrato alcune di queste litiindiversevarianti,ma nessunadi essefiniva con unariconciliazione, solo con una rottura molto cortese, subito dopo il culmine. Sono diventate poi il nostro rito, la nostra preghiera serale. Ci coricavamo con la sigaretta accesa e ascoltavamo il crescendo delle voci per cercare eccitati, dopo che erano ammutolite, i nostri corpi stanchi. La felicità ha i suoi aspetti complessi. Quella volta eravamo già da due giorni sulla parete settentrionale della vetta Lomnicky, il vento gelido penetrava nei nostri abiti lacerati e davanti a noi c'era ancora una notte e la successiva giornata della salita alla cima. Ci siamo riposati prima di una traversata difficoltosa e abbiamo sgranocchiato una tavoletta di cioccolato. Mi sorio avviato per primo, appendendomi con lemani a una stretta fessura. Na~costo poi dietro il fianco della montagna, ho cominciato ad assicurarmi e ho aspettato Vera. Il vento è aumentato ed era chiaro che proseguire sarebbe stato notevolmente rischioso. La corda si è impigliata più volte nella fenditura della roccia. Lunghe ombre cadevano nel buio della vallata. Ho sentito un debole strattone e un allentamento. Ho tirato in fretta per tendere di nuovo la corda. Nel giro di alcuni secondi è apparso il suo capo sfilacciato. Ho atteso il ritorno della squadra di salvataggio nella baita di Terry. Giacevo in preda alla febbre e non avevo laminima speranza. La sera del giorno dopo hanno portato il suo corpo morto. Tre giorni dopo il funerale sono stato convocato dalla polizia. Non comprendevo ancora il nesso, non capivo bene che cosa in realtà volesse da me il funzionario. Osservavo intensamente una mosca che correva di qua e di là su delle pratiche di sicuro importanti. Era una denuncia. Non avevo mai creduto che l'apparato di Pubblica sicurezza lavorasse con tanta rapidità e precisione. La corda era nuova ed era provato che non era stata danneggiata artificialmente, che si era davvero rotta durante la caduta, che davvero non ero un assassino, che si trattava comunque di un incidente. · "Ma ci sono alcune circostanze," mi ha spiegato il funzionario con tono garbato e gentile, "che è necessario chiarire. Spero che avrà comprensione per il nostro lavoro e ci verrà ...". Non ascoltavo le sue scuse, osservavo il cortile deserto e poi senza interesse ho spiegato perché gli altri abitanti del palazzo potevano vivere con la supposizione che litigassimo, che il nostro matrimonio fosse infelice e sull'orlo della rottura. Poi ho portato loro ogni cosa, compreso il Sartre registrato, ma ho chiesto loro di non ascoltarlo davanti a me. È stato estenuante, l'inchiesta si è protratta e mi ha procurato una serie di fastidi sia sul lavoro che tra la gente. Finalmente è finito tutto, sulla tomba di Vera sono fioriti i primi fiori e io sono tornato a casa con il pacchetto dei nastri. , Mi sono aperto la finestra nella notte fredda, mi sono seduto nella stanza buia e deserta e in mezzo alla mia disperazione ho ascoltato la voce dolente, piena di rimprovero di Vera: "Questo non te lo perdonerò mai, Karel, mai". Copyright Ivo Vodsedàlek 1963.

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