Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

72 PRAGA/ BONDY Egon Boncly PLASTICPEOPLE EFRATELLINI VALIDI Incontro con Andrea Ferrario e Bruno Ventavoli Quali sono stati i suoi punti di riferimento culturali, quando ha scritto Fratelli invalidi? Orwell? La beat generation? Difficilmente posso affermare di avere avuto in mente qualche modello scrivendo Fratelli invalidi. Essendo stato un lettore appassionato fin dalla mia infanzia, ali' epoca erano piuttosto pochi i libri che non avevo letto e non sono quindi in grado di giudicare quale tra di essi abbia potuto o meno esercitare un influsso diretto su di me, dopo tutto avevo ormai più di quarant'anni. Fratelli invalidi riflette la atmosfera peculiare che regnava nel nostro paese all'inizio degli anni Settanta. Solo allora, infatti, siamo venuti più direttamente a contatto con quanto ha contraddistinto gli anni Sessanta negli Stati Uniti. Gli hippy avevano un grande fascino per noi perché, tra le altre cose, tutto quello che era in relazione con il loro movimento era nella Cecoslovacchia di allora oggetto di dure repressioni. Io, personalmente, ho avuto il vantaggio di vivere sulla mia pelle l'esperienza del proscritto già a cavallo degli anni Quaranta e Cinquanta, quando, insieme ai miei amici di allora, vivevamo praticamente nello stesso modo in cui viveva la beat generation a noi contemporanea, senza naturalmente che avessimo alcun presentimento della sua esistenza. È un fenomeno che non ha avuto analoghi negli altri paesi del blocco sovietico e che è a mio parere estremamente interessante. Ne abbiamo riferito in una relazione letta alla Università di New York nella primavera del 1990 suscitando, ritengo giustamente, grande interesse, soprattutto quando ho potuto presentare degli esempi di letteratura samizdatdegli anni che vanno dal 1948 al 1954. Numerosi esponenti della generazione artistica del tempo hanno poi iscritto in maniera permanente il loro nome nella cultura ceca - sono decine e decine, ma vorrei ricordare almeno i pittori Mikulas Medek e Vladimir Boudnik, oltre allo scrittore Bohumil Hrabal. Quest'ultimo, tuttavia, ha dato nelle sue opere un'immagine estremamente addomesticata e sostanzialmente piatta del modo in cui vivevamo allora a Praga. Ali' inizio degli anni Settanta avevo quindi, rispetto alla generazione di un quarto di secolo più giovane, un certo "vantaggio". Ho formulato nel mio libro una "visione ideale" delle possibilità di vivere liberamente anche in condizioni di libertà, con l'intenzione di dare alla generazione che veniva il coraggio di perseguire I' autorealizzazione al di fuori della "cultura ufficiale" e contro qualsiasi establishment. Ci sono riuscito? Non è stato certo Fratelli invalidi a dare vita alla generazione underground - lo avevamo già fatto io e Magor Jirous un paio di anni prima - ma ne è stato comunque un fattore consolidante. Ci sono molti rifèrimenti alla tradizione sacra della Bibbia, l'acqua del Diluvio, una sorta di arcaper gli ultimi "fratelli invalidi", la piccola Tereza nata il 24 di dicembre ... Perché ha usato delle metafore religiose? Eventuali paralleli con la mitologia biblica non devono portare nel libro ad alcuna associazione religiosa. Gli eventi e i simboli biblici sono semplicemente un patrimonio comune all'intera cultura europea e aggiungono al mio testo solo un po' dell'atmosfera delle letture popolari. Non ho scritto un libro per intellettuali. Perché è stato possibile pubblicare il libro solo in samizdat? Era assolutamente impensabile che il libro passasse il vaglio della censura di allora. Ma mi sarei comunque rifiutato di annacquare, come invece faceva Hrabal, il mio testo per farlo passare alla censura. Per i giovani la letteratura pubblicata ufficialmente veniva categoricamente ritenuta come lafoglia di fico di un regime antiumano. Volevamo far capire con la massima chiarezza che, anche nel caso in cui il regime ci avesse fatto delle concessioni, non saremmo scesi a patti con lui. Voidell'undergroundpraghesevivevatecomeinFratelliinvalidi, bevendo birra, rifiutando il lavoro,fumando erba? Facevate uso di droghe? Era facile reperirle sotto il regime socialista? Sì, vivevamo come i "fratelli invalidi", con l'eccezione che le persecuzioni della polizia erano spesso molto dure, mentre invece nel mio I ibro rimangono piuttosto marginali. Che droghe si prendevano? In Boemia, innanzitutto, si beve un mare di birra. Si coltivava anche marijuana. Altrimenti si producevano droghe utilizzando medicine comprate con ricetta medica. Il fenomeno non ha assunto tuttavia il carattere di un' "epidemia". In Boemia ledroghe, come l'omosessualità, non sono mai state materia di scandalo. Sia le une che l'altra hanno ormai da tempo smesso di essere dei tabù da noi (contrariamente a quanto non sia, ad esempio, negli USA o altrove). La "rivoluzione sessuale", per citare un esempio, non è stata in realtà per i I nostro paese niente di nuovo. Il suo libro termina con una terra nuovamente libera da acque. Che mondo costruiranno i "fratelli invalidi"? Che "mondo nuovo" avrebbero costruito i fratelli non lo sapevo allora e non lo so oggi. Un libro che ho scritto nel 1985, quindi più di dieci anni dopo (il libro si intitola Senza npme ), e che ha segnato lamia definitiva rottura con coloro che si preparavano a diventare il nuovo establishment del "doponovembre" [il periodo successivo ai rivolgimenti del novembre '89-N.d.T.] contiene quel lache potrebbe essere definita la continuazione di Fratelli invalidi, ma anche in quest'opera ho aggirato la domanda che lei mi fa. Oggi non ci sono molte speranze, ma bisogna comunque accogliere con favore ogni tentativo di dare vita a qualcosa di nuovo. Lei è stato dissidente sotto il regime comunista, perché rimane ancora ali' opposizione oggi che i suoi vecchi amici dissidenti sono al potere? Perché è così crudele, ne/suo romanza, versogli intellettuali? Li considera davvero così ammalati di opportunismo e di arrivismo sociale? I cittadini che nel novembre 1989 sono scesi sulle piazze delle nostre città per chiedere di rimuovere il governo allora in carica, sarebbero tornati immediatamente alle proprie case o ai propri posti di lavoro, se qualcuno avesse fatto loro anche solo lontanamente cenno di avere in programma la restaurazione del capitalismo. È qualcosa che oggi chiunque vi confermerebbe, qui da noi. Dopo 42 anni di modello sociale non capitalista (anche se assolutamente non socialista!), la gente considerava come cose assolutamente e irrevocabilmente scontate cose che fino a oggi nel capitalismo non sono state scontate: tutti avevano un lavoro assicurato, un'abitazione

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