Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

52 INCONTRI/ LEASTHEAT-MOON Ti definiresti un autore indiano-americano? No. Sono uno scrittore che tenta di ricomporre la frattura tra le due culture, quella indiana e quella anglo-americana, ristabilendo la memoria dei fatti che hanno portato a questa frattura. Senza far uso, possibilmente, dei cliché di segno opposto che non possono avere altro risultato che quello di perpetuarla. Prendiamo un film come Balla coi lupi. Ribalta, come altri film precedenti, il cliché dell'indiano "cattivo" in quello dell'indiano "buono". Assurdo. Non voglio dire che sia un brutto film, Kevin Costner ha fatto un buon lavoro, ha scelto come attori indiani autentici, li ha fatti parlare nella loro lingua, ha ricostruito con un certa accuratezza i loro costumi ... Il film mi è piaciuto, ma questi indiani beatificati ... SemP,re meglio di L'ultimo dei Mohicani, comunque, con quel protagonista ridicolo, quell'attore con la faccia così bianca e così irlandese ... O di Geronimo, roba da fumetto. La profondità della ricerca che hai fatto nella Chase County, la densità della tua prosa, suggeriscono un 'indagine quasi geologica alla ricerca delle radici comuni della nazione. Il tuo è un tentativo politico, conscio, di aiutare gli americani a capire meglio se stessi? Sì, certo. Il fatto di aver compiuto un'opera di rimozione del passato è all'origine di molti grandi problemi del presente. Abbiamo perso il contatto con le nostre radici, con la nostra ascendenza, e questo ha reso possibile ogni sorta di decisioni prive di etica, perché senza senso di appartenenza è difficile rispettare il bene comune, il territorio. Ti faccio un esempio: un indiano Hopi, quando uccide un uccello per mangiarlo, chiede perdono per la sua azione, perché quell'uccello in qualche modo gli è affine, appartiene al suo mondo. Se si pensa in questo modo, difficilmente si uccideranno sei uccelli quando se ne vogliono mangiare solo quattro. È logico. D'altra parte, se non si ha nessun senso di affinità con questi animali, se non li si considera parte del proprio mondo, ci si comporterà come facevano i primi angloamericani nella prateria, si continuerà a sparare e sparare fino all'esaurimento delle munizioni. Poi si guarderà per terra, e ci saranno seicento uccelli, uccisi da cinque uomini. Quando una persona, al massimo, potrà mangiarne uno. Oppure si sparerà ai bisonti dal treno, uccidendone centinaia per poi limitarsi a tagliar loro la lingua, una prelibatezza, lasciando tutto il resto inutilizzato. Nessuna tribù indiana si comportava così in passato? Be', sì, succedeva. Per esempio, alcune tribù spingevano i bisonti nei burroni, per ucciderli. Ne uccidevano magari trecento per usarne cinquanta. D'altra parte quelle mandrie così numerose erano difficili da controllare, e poi, come ho già detto, bisogna star attenti a non dar l'idea che gli indiani fossero degli ambientalisti convinti, perché si correrebbe ancora una volta il rischio di conferire al passato dei connotati romantici, idealistici, e distruggere di nuovo la verità. Se si visita una riserva indiana adesso, si scoprirà che sono luoghi tristissimi, dal punto di vista dell'ambiente, pieni di spazzatura... alcune tribù stanno addirittura discutendo sul progetto di "vendere" parte delle loro riserve da usare come discariche. Quindi bisogna stare molto attenti a non idealizzare la cultura indiana, bisogna limitarsi a portare alla luce le migliori tradizioni del passato e a usarle per una nuova visione del futuro. A me in realtà non importa del passato, non credo possibile arrivare al futuro con una specie di ritorno al passato idealizzato in modo acritico. Non è questo il punto. Quindi tu vuoi scavare nel passato alla ricerca di tutti quegli atteggiamenti dimenticati che potrebbero aiutarci a costruire un futuro migliore. Sì. Nel titolo originale del tuo libro, Prairyerth, è contenuta la parola preghiera, come se lo scopo della tua ricerca fosse quello di cercare l'anima della nazione dentro la prateria, dentro la terra, come voleva la tradizione indigena. Sì, e mi sorprende che nessuno se ne sia accorto nel mio paese, anche se le due parole, prayer, prairyerth, sono quasi identiche. In Italia invece la reazione è diversa. Sono molto sorpreso, davvero, che la ricezione del mio lavoro nel vostro paese sia così attenta, la risposta così acuta. Quindi tu credi che ci sia una specie di salvezza, per gli individui e per la nazione, in questo antico rapporto tra l'uomo e la terra, la natura. Io credo di sì, e credo che questa considerazione valga per tutto il pianeta, non solo per gli Stati Uniti. La salvezza dall'autodistruzione in atto deve venire da un nuovo sentire comune, spirituale. E per l'Occidente deve venire dal cristianesimo. Il cristianesimo deve cominciare a vedere il rapporto tra l'uomo, la natura e Dio in una nuova luce, cioè in una "vecchia" luce. Deve cominciare a introdurre questioni etiche sul modo di rapportarsi alla terra, e per terra intendo la natura, l'ambiente. Deve creare un fondamento spirituale secondo il quale vivere e allevare i propri figli. Ma la religione cristiana ha un atteggiamento molto diverso da quello delle religioni animistiche, o indiane-americane, nei confronti del!' ambiente, della terra. Se ricordo bene, nel tuo libro è riportato il commento di un capo indiano riguardo alla richiesta dei bianchi di comperare da lui del terreno. Il capo dice che è impossibile, che la terra non si possiede e quindi non si vende, che "l'uomo che vende la terra è pazza". L'idea, per lui, non è nemmeno concepibile. Mentre le Sacre Scritture sono piene di episodi che si riferiscono alla terra come posseduta da un individuo o dal!' altro. Cosa ne dici? Bisognerà fare nuove interpretazioni delle Sacre Scritture. Non so, io non conosco bene la Bibbia, ma credo che i cristiani dovrebbero imitare gli ebrei, le cui autorità religiose, i rabbini, interpretano e reinterpretano il Talmud e la Torah in continuazione. Le autorità religiose non hanno mai avuto problemi a reinterpretare la parola di Dio secondo le convenienze del momento. Farebbero bene a ripresentarla adesso alla luce della necessità di un nuovo rapporto con l'ambiente. Invece assistiamo a fenomeni di regressione, di interpretazione sempre più stretta e letterale delle Scritture. È così che nascono i fondamentalisti. Questo paese è infestato da fondamentalisti. Ne avete anche voi? Noi abbiamo un esemplare del genere addirittura a capo di uno dei rami del Parlamento. Immagina un po'. Ah, sì, ho sentito parlare delle vostre novità. State entrando adesso nell'era reaganiana. Spero che riusciate a liberarvi della vostra destra più in fretta di noi. Noi ci abbiamo messo dodici anni. Ma ora avete una nuova amministrazione. Come la giudichi? Clinton mi piace moltissimo. Fa degli errori, certo, ma non li ripete mai due volte. E ha molto coraggio. E intelligenza. Credo che il suo atteggiamento prudente in politica estera, per esempio, sia dettato dalla volontà di non farsi battere alle prossime elezioni,

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