INCONTRI 51 William Least Heat-Moon TRAVERSATEDESPLORAZIONI IncontroconMarisaCaramella William Least Heat-Moon nutre una vera e propria passione per le mappe e le carte geografiche. Al Salone del Libro di Torino si emoziona davanti a un elegante volume della Regione Toscana che contiene mappe dettagliate del territorio. La sera, a una festa, quando si accorge che è passata l'ora in cui si va a dormire nel Midwest, invece di chiamare un taxi chiede una mappa di Torino: vuol divertirsi a tornare all'albergo a piedi, cercare di capire meglio la città attraverso la sua topografia. Ed è animato da un'altra passione, smodata, per i particolari: rischioso intavolare con lui una conversazione salottiera su un argomento qualunque, si può venire sottoposti a un vero e proprio interrogatorio, sulla coltivazione dell'ulivo, per esempio, o sulla dislocazione precisa delle centrali nucleari sul territorio italiano. Entrambe queste passioni si possono riversare nel suo nuovo libro Prateria (Einaudi, traduzione di Igor Legati, pp. 688, lire 42.000). Sottotitolo: Una mappa in profondità. Heat Moon trova "il cuore del paese" tracciando le diagonali dai quattro angoli del continente. Il punto di intersezione è la Chase County, nel Kansas, dove sopravvive un fazzoletto di quella prateria che un tempo copriva un immenso territorio a ovest degli Appalachi. Ma invece di percorrere la mappa della contea in lungo e in largo, in due dimensioni, Heat-Moon ne scava una terza, in profondità, e con un particolare lavoro di archeologia, in senso letterale e metaforico, riporta alla luce la memoria sepolta del luogo. Oltre che negli strati del sottosuolo, risalendo alle ere geologiche più remote, HeatMoon scava negli strati della coscienza di chi vive in superficie, fino all'inconscio, al territorio della rimozione e dell'immaginazione. Nella Chase County sopravvivono soltanto sei discendenti purosangue della tribù di indiani Kansas, ma la terra che li ha visti padroni fino all'arrivo degli anglo-americani contiene tracce concrete della loro presenza, attraverso lequali è possibile ripristinare la memoria di cose che la consuetudine di trasmissione orale dei nativi del luogo non è riuscita a tramandare. A mantenere ben desta l'attenzione di Heat-Moon su questa parte dello scavo in profondità, reale e metaforico, è quella dell'ottavo di sangue Osage che gli scorre nelle vene, e che è stato usato fino alla nausea dai recensori per aggiungere o detrarre valore alla sua opera, a seconda dei casi. Perché William Trogdon (questo il suo nome anagrafico) è uno di quegli scrittori destinati a dividere pubblico e critica, a destare forti simpatie o antipatie. Autore, in precedenza, di un libro (Strade Blu, Einaudi Tascabili, traduzione di Igor Legati, pp. 509, lire 17.000), storia di un viaggio circolare intorno agli Stati Uniti, Trogdon ha cambiato, per l'occasione, il proprio nome in quello di William il Minore Luna del Caldo, in omaggio a quella lontana ascendenza indiana che ha permesso ai critici "politicamente corretti" di infilarlo a forza tra gli esponenti di un'ipotetica letteratura indiano-americana, e a quelli "politicamente scorretti" di irritarsi visceralmente per la forzatura, senza tener conto della posizione dello scrittore in proposito, cioè dei motivi reali, del tutto individuali, che lo hanno spinto a firmarsi con quel nome suggestivo e a tener conto della propria eredità. Nonostante il sospetto, espresso con i toni della certezza da Mario Materassi su "La Voce" del 21 giugno, che quel cambiamento di nome sia stato dettato da considerazioni di opportunità economica invece che politica, la scelta dello scrittore ha invece motivazioni della cui profondità è impossibile dubitare: per rendersene conto basta leggere Prateria, invece di arretrare sgomenti davanti al "mattone di quasi settecento pagine di uno che dice di avere un po' di sangue indiano". Lungi dall"'autoghettizzarsi" per motivi politici, compiendo una "scelta inaccettabile sul piano culturale", Heat Moon mette in gioco, nell'esercizio della scrittura, una parte di sé a lungo rimossa, per Foto di Giovanni Giovannetti. meglio effettuare quello scavo in profondità nella propria psiche che procede parallelamente agli altri scavi, più concreti, nel territorio e negli archivi della contea "cuore dell'America". Alla ricerca di una memoria senza la quale è, secondo lui, impossibile creare il futuro della nazione. Americana, non Osage. Allora, partiamo con l'inevitabile dissezione della tua persona nelle varie parti che la compongono, dal punto di vista etnico. I lettori sono assetati di sangue indiano. Quanto ne scorre nelle tue vene? Un ottavo. Per il resto i miei antenati sono irlandesi, inglesi, tedeschi. Quando ho deciso di cambiare vita, dopo aver perso il posto all'università dove insegnavo, quando ho cominciato a scrivere, mi sono reso conto che alla mia scrittura mancava qualcosa, che per qualche ragione trascuravo gran parte della mia personalità nel processo di scrivere. Eppure credo che fosse proprio la parte Osage a spingermj a farlo, a scrivere. Mio padre mi incoraggiava. È così che ho deciso di cambiare nome, e subi to ho preso a scrivere meglio, con più facilità, era un processo quasi irrazionale, quel cambiamento spingeva la mja scrittura in avanti.
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