Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

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Longo, Adelphi 1988. Ray Bradbury, The JllustratedMan(l95 l), ed. it. inllmegliodiRay Bradbury, trad. G. Griffini, Longanesi 1971. William Burroughs, NakedLunch, ed. it. li pasto nudo, trad. Claudio Gorliere DonatellaManganotti, Sugar 1964; The TicketThat Exploded, ed. it. li biglietto che è esploso, trad. G. Saponaro, Sugar 1970;The Soft Machine, ed. it.,Lamorbidamacchina, introduzione di GiansiroFerrata, trad. D. Manganotti, Sugar 1965. Don De Lillo, White Noise (1984), ed. it. Rumore bianco, trad. M. Biondi, Pironti 1987. Sylvère Lotringer (cur.), Semiotexte, New York, Flerning 1987. Morris Dickstein, The Gates of Eden, New York, Basic Books 1977. William Gass, In the Heartofthe Heartofthe Country (1968), ed. it. Nel cuore del cuore del paese, trad. V. Mantovani, Einaudi 1980. Donna Haraway, Cyborgs at Large, Intervista con Constance Penley e Andrew Ross, in Technoculture, Cultura/ Politics 3, Minneapolis, Minnesota U.P.,1991, pp. 1-20. EricaJong, The DevilatLarge (1993), ed. it. 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Niente sim-stùn, poco ciberspazio e anche gli occhiali virtuali, nell'inseguimento dei quali si snoda tanta parte dell'intreccio, passano di mano in mano più che essere usati. Gli occhi del lettore si ritrovano a rincorrerli per le pagine, poche volte sono invitati a guardarvi attraverso. Beninteso, i pirati informatici ci sono, possono intervenire d'improvviso a deviare vite d'individui e collettività, ma nella vicenda appaiono soloperun attimo. Sono rappresentati dall'esterno, da lontano; li vediamo nelle ve sti semisoprannaturali con le quali scelgono di apparire a chi è estraneo ai loro mondo: dinosauri o torri antropomorfe di immagini televisive "più grandi di grattacieli, più grandi di qualsiasi cosa" (p. 234). Ma Gibson lascia assai meno spazio di un tempo ai fascino del meraviglioso virtuale. "Quelli non si vedono[ ...] non dal vivo. Ci si parla per telefono. O con le cuffie. E questa è la cosa più assurda. [...] Perché sembrano aragoste e roba del genere" (p. 182): così la protagonista femminile a Rydell appena prima del suo incontro con i pirati della Repubblica del Desiderio. Rispetto alla trilogia dello Sprawl (Neuromante, Giù nel ciberspazio, Mona Lisa Cyberpunk) c'è, in stretta connessione con il mutamento della tipologia dei personaggi principali, un deciso abbassamento di prospettiva. Rydell e Chevette non sono cowboy della consolle né mercenari biopotenziati: nessun Chase, Molly o Tumer in questa storia. Rydell è un poliziotto fallito non meglio riuscito come guardia privata della IntenSecure, di buona volontà e di buon cuore ma un po' ingenuo; gli propongono di fare da autista per un cacciatore di teste infortunato a una gamba, sulle tracce di un paio di occhiali a luce virtuale scomparsi, e lui accetta. Gli occhiali li ha rubati d'impulso Chevette. Una "messaggera": pony-express in bicicletta in un mondo avvolto da reti informatiche dove un'effettiva garanzia di segretezza dei dati può darla solo l'antiquato trasporto fisico. Scappata attraverso il filo spinato del Centro Giovanile di Beaverton, viene raccolta quasi in fin di vita dal vecchio Skinner, uno dei primi abitanti dell'immenso relitto del Goiden Gate, abbandonato dopo l'ultimo terremoto (solo un Little-big), quindi eletto rifugio dagli homeless di San Francisco. Per Chevette e Rydell l'avventura non è un'abitudine, una professione, piuttosto un caso, un tiro poco gentile del destino. Vivono in un mondo molto simile a quello che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti romanzi, ma assai più distanti dei vecchi protagonisti dai vertici della piramide sociale. Ordinary people, in qualche modo. In Luce virtuale Gibson sembra aver avuto l'intenzione di continuare la sua esplorazione del vicino futuro, ma con maggiore attenzione alle masse, con uno sguardo meno

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