48 POST-MODERNI/ DANIELE prende forma l'iconografia splattere una nuova algebra dei bisogni. Essa rinnova, nell'immagine e nei comportamenti, il gesto deformante, iconoclasta di una musica disarmonica- il punk-che supera la soglia dell'udibile. Le devianti alterità che annovera l'hard-core splatter-punk - transessualità, palinsesti interraziali, biorobot - configurano un soggetto non più organico ma postanalitico, composito, il quale, come !'"uomo illustrato" di Ray Bradbury (1951), diviene maniacale bricoleurdel proprio corpo, e porta stampati su di esso - come tatuaggi - storie e oggetti altrui. L'uso grottesco dell'ibrido cyber-punk negli anni Ottanta allontana l'incubo della macchina del potere per sconfinare nella fantasy, nel meraviglioso. Il mostro esibito - (la voce latina "monstrum" racchiude in sé l'idea di mostrare)- sovverte l'ordine naturale. Esso prelude a una revisione/reinvenzione della natura; a un'intossicazione che è critica dell'autentico; a una forzatura dei limiti biologici che mette in campo la tecnologia come veicolo del desideriodi vivere nello "straordinario". NeU'ampliare il suo bestiario, la dipendenza mediale ( information addiction) passa progressivamente dal clima paranoico della prima "cyberfiction" a quello grottesco, "eccessivo" dello splatter-punk. Come scrive Mabille sul meraviglioso, la paranoia, che è un primo effetto del perturbante, esprime la paura davanti al mostro, mentre una folla di mostri non produce più choc bensì l'incantato stupore he si prova davanti al meraviglioso surreale. Nel millennio che chiude, il dialogo con l'informazione è già addiction. Il sublime tecnologico spezza la superficie lineare del libro e ipotizza un soggetto tecnologizzato aperto all'invasione sensoriale. Dalla pesante invasione di una tecnologia immaginata come espressione di una tecnocrazia burocratica e Leviatano ("hardware"), nel racconto postmoderno si passa alla concezione di una rete rizomatica dove agiscono diverse componenti. Essa imposta un contatto mai permanente, ma intermittente con i nuovi media, riproducendo una virtualità che non produce empatia e identificazione, ma la facoltà che ha lo schermo di superare i limiti naturali e di generare nuove, e forse più democratiche, chimere. Dai mostri nati nell'immaginario mediale grazie a una lenta ma inevitabile simbiosi con la tecnologia, fioriscono nuove alchimie della scrittura: interferenze e messaggi cifrati entrano progressivamente nel processo di lettura, aggiungendosi al "rumore bianco" dei media elettronici (De Liii o, 1984). I testi si fanno sempre più disturbati, frammentari: TheAtrocity Exhibition( 1970)diBallard viene presentato come "un condensato di romanzi parzialmente collegati tra loro", e moltiplica sulla pagina i nervosi sintomi di un recupero delle tecniche dell'avanguardia (pun, refusi, ellissi, agglutinazioni). Accentuando l'artificio e l'ambiguità del discorso, nasce una scrittura interattiva che, come quella di Borges, di Ca!vino e di Cortazar, lascia il lettore da solo a cogliere il significato ultimo di un intreccio che si biforca in più punti come un ipertesto. Ove la decodifica del segno diventa creazione e la negoziazione con i biorobotsi faquotidiana-ilromanzocibernetico trova itinerari più spregiudicati. Negando i I monopolio della tecnocrazia, esso svela un universo elettronico come spazio non omogeneo e non totalitario: un' "eterotopia" che segna ilpassaggio dalla linguistica del significante a quella del flusso non disciplinabile. AtlanticCity 199 l . Fotodi RobertoKoch/Contrasto
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