Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

atteggiamento ambi vàlente con cui anche noi facciamo i conti. Da un lato, siamo affascinati dal potenziale tecnologico che abbiamo di fronte, ma dall'altro temiamo di perderne di vista la problematicità. Ogni tecnologia non è di per sé problematica. Sono gli artisti, i filosofi che si pongono il problema di analizzarne gli effetti. Crede che con la diffusione dei persona[ computer ci stiamo avviando verso un uso più democratico della tecnologia? Crede nel decentramento del controllo della comunicazione? In Italia permane una minacciosa tendenza all'accentramento dei media. Tutti desideriamo una democrazia più capillare e decentrata. Quanto all'Italia, non posso fare a meno di vedere in essa l'America, anche se non credo che il mio paese avrebbe mai eletto un magnate come Ross Perot. Non tendo a idealizzare gli Stati Uniti, dove ancora persistono il razzismo e l'intolleranza, ma credo che in un mondo caotico e multietnico, dove è impossibile mantenere il controllo su tutte le componenti sociali, funzioni meglio. In America continuo a vedere una forte capacità di essere critici e di opporsi al monopolio, che viene appunto dal caos. Il romanza cibernetico annulla o quantomeno riduce la divisione disciplinare tra scienza e letteratura. Il suo romanza Plus è un piccolo trattato di biogenetica. Credo che un narratore contemporaneo debba conoscere anche analiticamente i cambiamenti che il mondo sta attraversando. Non possiamo interpretare i nuovi strumenti di cui disponiamo con metodi primitivi. Scrivere può servire anche a conoscere i nuovi orizzonti della scienza, e soprattutto a interrogarsi sulle conseguenze di questi mutamenti nella nostra vita. Quando ho scritto Plus, mi interessava · capire quali conseguenze psicologiche potesse avere il potere di POST-MODERNI/ McELROY 39 manipolazione del nostro corpo che oggi ha acquisito l'ingegneria genetica. Così ho raccontato le reazioni di un cervello umano estratto da un organismo umano e lanciato in orbita su un satellite. L'importanteper me non era il racconto sensazionale di questo smembramento, ma il come un cervello riesca a sopravvivere e a ragionare senza avere a disposizione la vista e la motilità. La tecnologia è uno dei tanti modi per esplorare la nostra condizione, è un modo diverso di essere, uomini, nel mondo. Eppure nel finale il cervello lanciato in orbita decide di uscire dall'area di controllo e va a esplodere nell'atmosfera. Non è questo un ennesimo atto di ribellione dell'uomo contro la manipolazione tecnologica? Credo che il rapporto con la tecnica resti ambivalente perché ripropone con forza il conflitto cruciale tra libertà e necessità. Nei suoi racconti c'è un'attenzione, cibernetica direi, al modo in cui gli- individui sono collegati tra loro. Negli autori della sua generazione non avevo mai riscontrato una tale attenzione alle reti relazionali, al modo in cui le coscienze reagiscono sensorialmente ed emotivamente alla presenza dell'altro. La mia prospettiva non è astratta ma quella di un uomo che ascolta gli altri, percependo il mutare delle loro relazioni. Quando ero all'università ammiravo Dos Passos perché sapeva descrivere la frantumazione che vedevo attorno a me mettendo in gioco voci e prospettive diverse. Accanto agli idioletti scientifici e al suo tono analitico, nei suoi Florido1991. Fotodi RobertoKoch/Contrasto

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