Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

24 VEDEREL, EGGEREA,SCOLTARE L'OBIEZIONEDI COSCIENZA STORIAEPROBLEMI PietroPolito La storia dell'obiezione di coscienza può essere divisa in due grandi fasi: prima e dopo la legge n. 772 che, anche se non ancora il diritto, a partire dal 15 dicembre 1972 ha introdotto in Italia la possibilità di rifiutare il servizio militare. Nella sua Storia del!'obiezionedi coscienzainItalia (Santi Quaranta, Treviso 1993, pp. 195,Lire 22.000) Sergio Albesano dedica iprimi sei capitoli alla p1imafase: I lavoridellaCostituente,PietroPinna,Lalungamarcia versoil riconoscimento,Gliannidellacontestazione,I testimonidi Geova e La leggeapprovata. Alla seconda fase è dedicato il settimo ed ultimo capitolo, Dopo la legge. Proprio all'inizio di questo capitolo l'autore distingue opportunamente tra il momento dell'obiezione, che è "il rifiuto di un sistema che impone una scelta armata e militarizzata", e quello del serviziocivile, cioèdell' "alternativa offertadalloStato" attraverso la quale numerosi giovani espi icano la scelta di obiettare; chiarisce, inoltre, che il suo studio si occupa "esclusivamente" dell'obiezione di coscienza. Il problema dell'obiezione al servizio militare è vasto e complesso e può essere affrontato da più punti di vista: storico, teorico, ideale, giuridico, sociologico, esistenziale. Albesano, che non nasconde la sua scelta obiett1ice, adotta il punto di vista dello storico. Infatti il libro si presenta come una rigorosa ricostruzione dello svolgimento delle vicende dell'obiezione di coscienza dai lavori della Costituente fino al novembre 1993, quando la nuova legge sull'argomento, approvata dalla Camera il 29 settembre, non era ancora stata affossata, come già era accaduto altre volte in passato, dallo scioglimento anticipato della legislatura. Alla base della scelta del metodo storico vi è una precisa motivazione e cioè quella di porre in evidenza un vuoto di memoria, che non verrà mai denunciato a sufficienza: "Il movimento nonviolento" - si legge nell'Introduzione - "non avverte abbastanza l'importanza della conoscenza storica del proprio passato". Ripercorrendo la storia del conflitto tra gli obiettori e lo Stato, che ha avuto luogo prima della promulgazione della legge ma che in molti casi continua tuttora, il libro di Albesano "si pone contro questa tendenza ed ha il duplice scopo di presentare ai pacifisti una fetta importante del loro recente passato e contemporaneamente suscitare in loro il desiderio ed il bisogno di scavare la storia per comprendere meglio il presente". Il più grande pregio della Storia scritta da Albesano consiste nelle tante storie di obiettori, più o meno noti, che egli ci offre in diversi punti del libro e che ricostruisce con puntiglio e meticolosità. Leggendo questo libro veniamo a conoscenza della vicenda politica e umana di tanti giovani che per una questione di principio si sono posti in contrasto con una legge dello Stato da loro ritenuta ingiusta e la più iniqua di tutte, perché obbliga a imparare a uccidere. È impossibile elencare i nomi di tutti gli obietto1i di cui si parla nel libro, ma può essere utile ricordare alcuni casi particolarmente significati vi. Il problema dell'obiezione di coscienza si impose ali' attenzione dell'opinione pubblica nel 1948-50 con il caso di Pietro Pinna che "aprì il lungo cammino che avrebbe portato gli obiettori ad essere riconosciuti dallo Stato". Nuove storie più o meno analoghe alla sua non suscitarono nel decennio successivo lo stesso scalpore: da quella di Elevoine Santi, che ingaggiò uno "scontro frontale con lo Stato" e fu costretto a rifugiarsi in Svezia (in suo favore intervenne anche Einstein), a quelle di Pietro Ferma e Mario Barbani, a quella di Giuliano Pontara, che riuscì ad abbandonare regolarmente l'Italia e a trasferirsi in Svezia dove è diventato uno dei maggiori studiosi internazionali della nonviolenza. Negli anni Sessanta è da ricordare la prima obiezione di coscienza di un giovane cattolico, Giuseppe Gozzini, al cui fianco si schierò ancora una volta Aldo Capitini, il filosofo italiano della nonviolenza sostenitore dell'obiezione già negli anni del regime insieme al giovane amico Claudio Baglietto, e con lui il sindaco cattolico di Firenze Giorgio La Pira e padre Ernesto Balducci. Ispirata al cattolicesimo fu anche l'obiezione di Fabrizio Fabbrini, che rifiutò la divisa a soli dieci giorni dalla fine del periodo di leva. Per quanto riguarda gli anni immediatamente precedenti l'approvazione della legge, richiamiamo la prima dichiarazione collettiva di obiezione di coscienza (febbraio 1971), l'obiezione di Matteo Soccio (15 giugno 1971), quella di Mario Pizzala e del radicale Roberto Cicciomessere. Interessanti sono i diari della loro detenzione scritti da questi due ultimi obiettori. Tra le pagine più belle e meglio riuscite segnaliamo quelle dedicate ai testimoni di Geova. Essi rappresentano "il gruppo più numeroso di obiettori e disertori ospitato nelle carceri militari" e "che più di altri ha affidato al rifiuto del servizio militare il massimo di scontro con lo Stato". Il loro caso di solito passa sotto silenzio perché essi non attribuiscono al loro gesto nessuna valenza politica o antimilitarista: anzi il fondamento dell'obiezione dei testimoni sta proprio nell'assoluta "estraneità alle questioni politiche ed alle controversie terrene". Si tratta di un "silenzioso e sconosciuto dramma" di una certa ampiezza, di cui i nomi elencati nel libro solo in parte lasciano intravedere le dimensioni. Ed è un dramma che non ha ancora trovato una soluzione, poiché i testimoni rifiutano anche il servizio civile in quanto "pensano che chi lo svolge adempie comunque ali' obbligo militare". Ci troviamo di fronte ad uncaso di "coerenza indomabile" (Giorgio Rochat), che va guardato con rispetto. Al momento, il problema dei testimoni di Geova viene risolto o con il carcere o con l'affidamento in prova, previsto da una legge del 1983, che sovente viene applicatò in modo discriminatorio, per cui a ragione si può dire che "a più di vent'anni dalla promulgazione della legge n. 772 la situazione degli obiettori testimoni di Geova rimane critica". Tuttavia va segnalatala particolaritàdell' obiezione dei testimoni rispetto agli altri obiettori: illoro è ungesto individuale che non si prolunga in un impegno per la trasformazione della società e per l'affermazione del valore della solidarietà. Inoltre l'obiezione dei testimoni non è una obiezione totale perché essi "sarebbero disposti ad accogliere un servizio inquadrato nel servizio civile nazionale diverso ed autonomo da quello militare". Soltanto "gli anarchici[ ...] contestano globalmente l'idea che lo Stato possa imporre ad un cittadino la prestazione di un qualsiasi servizio di leva, in quanto 'strumento di dominio del potere costituito"' e coerentemente con le proprie convinzioni rifiutano l'affidamento in prova e scontano per intero la pena detentiva. Se si tenta un'estrema sintesi della storia dell'obiezione di

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==