Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

nonno vuole che lo amino, per questo decise che Evangelina doveva smettere di amarmi, al contrario di quello che era successo a lui, capisci?, tutto il giorno la paragonava alla sua santa Clotilde, tutto era la mia defunta Clotilde lo avrebbe fatto così, ai tempi della mia Clotilde, la mia Clotilde che riposi in pace, lei sì sapeva mandare avanti la casa, lei sì era modesta, lei non ha mai alzato la voce con me, lei sì era garbata, non si fece mai ritrarre mostrando le gambe e il resto, e ancora peggio quando sei nato tu, Plutarco, la mia Clotilde era una vera mamma messicana, lei sì sapeva crescere un bambino. "Perché non allatti Plutarco? Hai paura che ti si rovinino le tette? Per che cosa le hai, allora? Per farle vedere agli uomini? Il carnevale è finito, signorina, adesso bisogna fare la signora per bene." Se mio papà riuscì a farmi odiare il ricordo di mia mamma Clotilde, come non avrebbe potuto esasperare Evangelina, come poteva tua mamma non isolarsi prima e poi allontanarsi dalla casa, andare dal dentista, in cerca di divertimento, in cerca di un altro uomo, se era così semplice la mia Evangelina, lascia tuo padre, Agustfn, andiamo a vivere da soli, torniamo ad amarci come all'inizio e il generale, che non ti attacchi al collo, lascia che faccia una sola volta quello che vuole e ti dominerà per sempre, però in fondo desiderava che lei smettesse di amarmi perché io dovessi obbligarla ad amarmi, come lui, perché io non avessi l'opportunità che lui non aveva avuto. Perché nessuno avesse la libertà che a lui era mancata. Se a lui le cose erano costate, che costassero anche a me e dopo a te, per lui è tutto così, amodo suo ci ha fatto trovare la pappa pronta, come dice lui, non ci sarà un'altra rivoluzione per guadagnarsi in un sol colpo l'amore e il coraggio, non più, ora bisogna mettersi alla prova su altri terreni, perché a lui tutto era costato e a noi non doveva costare niente? lui è il nostro eterno don Porfirio, non capisci?, vediamo se abbiamo il coraggio di dimostrargli che non abbiamo bisogno di lui, che possiamo vivere senza i suoi ricordi, la sua eredità, la sua tirannia sentimentale. Gli piace che lo amino, il generale Yicente Vergara è nostro padre, siamo obbligati ad amarlo ed emularlo, vediamo se siamo capaci di fare quello che lui ha fatto, adesso che è più difficile. Tu ed io, Plutarco, quali battaglie potremo mai vincere? quali donne domare? quali soldati castrare, dimmi tu? Questa è l'orribile sfida di tuo nonno, rendi tene conto subito altrimenti ti piegherà come ha piegato me, questo ci dice ridendo, vediamo se siete capaci di fare quello che io ho fatto, adesso che non si può più, vediamo se sapete ereditare oltre al mio denaro anche qualcosa di più difficile. "La mia violenza impunita." Evangelina era così innocente, così intimamente indifesa, questo mi irritava più di tutto, che non potevo incolparla e se non potevo incolparla non potevo nemmeno perdonarla. Questo sì è qualcosa che il nonno non ha mai vissuto. Solo con un sentimento come questo avrei potuto vincerlo per sempre, dentro di me, benché continuasse a mantenermi e a prendermi in giro: io avevo fatto qualcos'altro e qualcosa di diverso. Non lo so ancora. Non lo ha saputo nemmeno tua mamma, che deve essersi sentita colpevole di tutto tranne di quello di cui io la incolpavo. "La sua irritante innocenza." Mio papà aveva bevuto tutta la notte. Più di me e del nonno. Si avvicinò all'hi-fi e lo accese. Avelina Landfn cantò quando i fili d'argento si affacceranno alla tua gioventù, mio padre si lasciò cadere su una sedia, come Fernando Soler in La mujer sin alma. Non mi importava più se anche questo lo aveva imparato o meno. "Il referto medico diceva che tua mamma era morta soffocata da un boccone di carne. Così e basta.Queste cose si sistemano facilmente. Tuo nonno e io le legammo un bellissimo foulard intorno al collo per la veglia." Bevve di colpo il resto del cognac, appoggiò il bicchiere su uno MESSICO/ FUENTES 23 scaffale e rimase a guardare a lungo le palme aperte delle sue mani mentre Avelina cantava come la luna d'argento si specchia in un lago blu. Ovviamente gli affari si sistemarono. Gli amici di mio papà a Los Angeles coprirono il debito di cento milioni di pesos in modo che i campi di Sinaloa non venissero toccati. Il nonno rimase a letto un mese dopo i bagordi ai quali ci eravamo dati insieme, ma stava già molto meglio per il giorno 10di maggio, la Festa della Mamma, quando noi tre uomini della residenza del Pedregal andammo insieme, come tutti gli anni, al Panteon Francés a portare i fiori nella cappella dove sono sepolte mia nonna Clotilde e mia mamma Evangelina. Quella cappella di marmo assomiglia in miniatura alla nostra casa, Qui riposano tutte e due, disse il generale con la voce rotta e la testa bassa, singhiozzando, con la faccia nascosta in un fazzoletto. Io sono fra mio papà e mio nonno, e li tengo per mano. La mano del nonno è fredda, non è sudata, con quella pelle da lucertola. Invece, quella di mio papà brucia come fuoco. Il nonno singhiozzò di nuovo e scoprì la faccia. Se lo avessi guardato bene, di sicuro mi sarei chiesto per chi piangeva tanto e per chi piangeva di più, se per sua moglie o per sua nuora. Ma io in quel momento stavo solo cercando di indovinare il mio avvenire. Questa volta andammo al cimitero senza i mariachis. Mi sarebbe piaciuta un poco di musica. Copyright Fondo de Cultura Economica 1986. GIUNTI

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