Linea d'ombra - anno XII - n. 96 - settembre 1994

18 MESSICO/FUENTES "Studierò legge, papà." "Molto bene, ottima scelta. Poi però specializzati in amministrazione aziendale. Ti piacerebbe andare alla Harvard Business School? È difficile entrare ma ho gli agganci giusti." Io facevo finta di niente e restavo a guardare i volumi, tutti identicamente rilegati in rosso, della biblioteca. Non c'era niente di interessante, salvo la collezione completa del "Diario Oficial", che inizia sempre con i permessi per usare le decorazioni straniere. L'Ordine delle Stelle Celesti della Cina, quello del Libertador Sim6n Bolivar, la Legione d'Onore francese. Solo quando non c'é mjo padre oso entrare, come una spia, nella sua camera moquettata e rivestita di legno. Lì non c'è nessun-ricordo;neppure una foto di mia madre. Lei è morta quando io avevo cinque anni, non rhe la ricordo. Una volta all'anno, il 10 di maggio, andiamo tutti e tre al Panteon Francés, dove sono sepolte insieme la nonna Clotilde e mia mamma, Evangelina si chiamava. Avevo tredici anni quando un compagno della scuola superiore "Revoluci6n" mi fece vedere una foto di una ragazza in costume da bagno, e fu la prima volta che mi sentii eccitato. Come per donna Clotilde nella foto, provavo un misto di piacere e vergogna. Arrossii e il mio compagno, fra grandi risate, mi disse te la regalo, è la tua mammina.Una fascia di seta parte dalla spalla della ragazza della foto, le passa fra i seni e le si appoggia alla vita. La scritta dice "Miss Carnevale di Mazatlan". "Mio papà dice che era un pezzo di figa la tua vecchia", mi disse morto dalle risate il mio compagno di scuola. "Com'era mia mamma, nonno?" "Bella, Plutarco. Troppo bella." "Perché non c'è nessuna sua foto in casa?" "Solo per il dolore che ci causerebbe." "Non voglio restare fuori dal dolore, nonno." Il generale mi guardò in modo strano quando gli dissi così; come avrei potuto non ricordare il suo sguardo e le mie parole quella notte famosa, in cui il tono alto delle voci mj svegliò, in quella casa dove non si sentiva un rumore dopo che mio padre, appena finito di cenare, usciva alla guida della sua Lincoln Continental per ritornare la mattina molto presto, verso le sei, a lavarsi e a radersi e a fare colazione in pigiama, come se avesse passato la notte in casa, chi voleva prendere in giro? Se lo vedevo spesso fotografato sulle pagine delle cronache mondane sempre accompagnato da una vedova ricchissima, cinquantenne come lui, ma si faceva vedere, io andavo a puttane tutti i sabati, solo, senza amici. Volevo legarmi a una signora vera, matura, come l'amante di mio papà, non alle brave ragazze che conoscevo alle feste di altri riccastri come noi.Dov'era la mja Clotilde da saivare, da proteggere, cui insegnare a volermi bene, com'era Evangelina, la sognavo, con il suo costume da bagno bianco, di saline, marca Jantzen? Stavo sognando mia madre quando mi svegliarono le voci che sconvolgevano gli orari della casa, mi sedetti sul letto, mi misi istintivamente i calzini per scendere senza fare rumore, certo, nel mio sogno avevo sentito il nonno sciabattare, non era stato un sogno bensì realtà, no, io ero l'unico in questa casa a sapere che il sogno era realtà, mi dicevo ciò mentre camminavo in silenzio verso la sala, da lì venivano le voci, la rivoluzione non era realtà, era un sogno di mio nonno, mia mamma non era realtà, era un mio sogno, e per questo erano vere, solo mio papà non sognava, per questo era finto. Bugie, bugie, questo stava urlando il nonno quando mi fermai senza entrare nella sala, rimasi nascosto dietro la riproduzione a grandezza naturale della Vittoria di Samotracia che l'arredatore aveva fatto mettere lì, come una dea guardiana della nostra casa, della sala nella quale non entrava mai nessuno, era da esposizione, non era mai stata calpestata, nessuno aveva mai buttato un mozzicone di sigaretta né un goccio di caffè e adesso era lo scenario di questa lite a mezzanotte fra mio nonno e mio padre che si urlavano dietro, mio nonno il generale con la voce con la quale lo immaginavo ordinare a un soldato, capponatelo, immediatamente, bruciatelo, fucilatelo, primo lo ammazziamo e poi chiariremo, l'autentico generale Coglioni, mio padre, il laureato, con una voce che non gli avevo mai sentito. Mi immaginai che il nonno, nonostante la sua collera, fosse soddisfatto che alla fine il figlio avesse avuto il coraggio di rispondergli, lo stava maltrattando come un sergente ubriaco, se avesse avuto in mano un frustino gli avrebbe conciato la faccia come un cruciverba, gli dava nientemeno che del figlio di puttana, e mio papà al generale del vecchio stupido, e il generale a dire che di stupidi ce n'era uno solo in questa famiglia, gli aveva affidato una fortuna solida, sana, solo da amministrare, con i migliori avvocati e commercialisti, non doveva far altro che firmare e riscuotere le rendite, mettere un qualcosina in banca e altrettanto investire, come, non restava niente? Ringrazi iddio, vecchio stupido, ringrazi iddio, per lo meno non finisco in carcere, io non ho firmato niente, da furbo, ho lasciato che firmassero tutto per me gli avvocati e i commercialisti, per lo meno posso dire che è stato fatto tutto alle mie spalle ma che io rispondo dei debiti, anch'io sono vittima della frode, come gli azionisti, figlio di puttana, io ti ho dato una fortuna solida, sana, la ricchezza della terra è l'unica ricchezza sicura, il denaro non è nient'altro che carta se non si basa sulla terra, cartaccia, vera fuffa, chi ti ha fatto mettere in piedi un impero di bolle di sapone, vendita di azioni fasulle, cento milioni di pesos senza niente a copertura, credere che più debiti si hanno più sicuro è l'affare e più intoccabile, stupido, non si preoccupi generale, le dico che il processo si terrà contro gli avvocati e i commercialisti, hanno ingannato anche me, questo sosterrò, questo dirai, devi rispondere con la terra, con le proprietà di Sinaloa, le piantagioni di pomodori, pomodori, pomodori, come ride mio padre, non l'ho mai sentito ridere tanto, ma quanto sarà cretino, mio generale, pomodori, ma le pare che con i pomodori abbiamo potuto costruire questa casa, comperare le automobili e darci alla bella vita? pensa che li venda al mercato della Merced? cosa crede che sia meglio a Sinaloa i pomodori o i papaveri? che differenza fa, campi rossi, dal cielo chi può dire che non sono pomodori, e adesso perché non dice niente? vuole sapere tutto? se copro i debiti con i terreni, salta fuori tutto, allora brucia alla svelta le coltivazioni, bestia, tira su tutto e dì che hanno preso la ruggine, che credi?, e lei pensa davvero che mi lasceranno fare tutto questo? ma che vecchio fesso è mai, i gringos che mi comprano il prodotto e lo commercializzano, insomma, i miei soci della California, dove si vende l'eroina, cosa crede?, che se ne staranno lì a braccia conserte, come no, e adesso mi dica lei da dove tiro fuori io cento milioni di pesos per rimborsare gli azionisti, me lo dica lei, fra casa e macchine racimoliamo al massimo dieci mjJioni e sul conto in Svizzera ci sarà altrettanto, povero diavolo, non sei riuscito a cavare niente neanche dalla droga, ti hanno fatto su bene gli yanquis. Poi il generale rimase zitto e il laureato fece un suono di disperazione con la gola. "Quando ti sei sposato con una puttana hai disonorato solo te stesso", disse alla fine il nonno. "Però adesso hai disonorato me." Questo non volevo sentirlo, che la smettessero, pregai, protetto dalle ali della Vittoria, tutto questo era ridicolo, la scena di un brutto film messicano, di una telenovela da scatola idiota che è la televisione, e io nascosto dietro una tenda ad ascoltare gli adulti

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