12 UNA STORIADELLARIVOLUZIONEMESSICANA Carlos Fuentes LA FESTADELLAMAMMA traduzionedi PaolaArgentocon una notadi FabioRodriguezAmaya Nell'intermezzo tra i romanzi a tematiche legate alla Rivoluzione Messicana del J 91 O,lamortediArtemio Cruz (I 962, ed. it. Feltrinelli 1967) e Gringo vecchio (I 985, ed. it. Mondadori 1986) Carlos Fuentes - che ha già investito risorse insospettate nel tentativo di scrivere il proprio "capolavoro", Terra nostra ( 1975)-, riprende il tema della rivoluzione nel quartetto narrativo intitolato Agua quemada (Acqua bruciata, Fondo de Cultura Econ6mica 1986) che comprende il racconto qui proposto. Fotodi Giovonni Giovannetti Se si fa riferimento a questo fenomeno è proprio perché nel pensiero inesauribile e nella sperimentazione di Fuentes si verifica una frattura tra il personaggio teorico e quello creativo che in lui convivono e che rendono questo racconto davvero significativo. Nei saggi Il nuovo romanzo ispanoamericano del 1969, Morte e risurrezione del romanzo in Casa con due porte del 1970 e Tempo messicano del 1972, lo stesso autore dichiara concluso il ciclo del "Romanzo della rivoluzione" legato alla morte del realismo e del naturalismo e nega la modalità tradizionale della narrativa: la forma borghese del romanzo infatti viene ridotta allo stile descrittivo e psicologico che osserva l'individuo nei suoi rapporti personali e sociali. Sull'esperienza dell'opera di Agustfn Yaiìez, Juan Rulfo e Octavio Paz, Fuentes si propone di dar spazio a una nuova letteratura basata sulla possibilità di trovare e innalzare un linguaggio basato su dei miti e le profezie di un'epoca "industriale, automatizzata e al imen tata dall'energia atomica". Mito, struttura e linguaggio dunque alla base di una ricerca letteraria legata alla realtà e al registro di simboli e miti, tradizione, risonanze spirituale del mondo precolombiano nell'era moderna, ripercussioni del periodo postrivoluzionario e disfacimento del presente storico. Fuentes teorico e scrittore decide di "rivoluzionare" senza bisogno di parlare di "rivoluzione" e di conferire un'entità propria e autonoma a un forma testuale aperta e non assimilabile dai mass-llledia. Una letteratura che si presenta come una "nuova fondazione del linguaggio", che nega al lessico l'ordine stabilito per opporgli il linguaggio dell'allarme, il rinnovamento, il disordine e lo humour. Insomma,si tratta del "linguaggio dell'ambiguità: della pluralità di significati, della costellazione di allusioni: dell'apertura". Resta viva tuttavia la volontà di denunciare o quanto meno di testimoniare-servendosi di novità tecniche e linguistiche- una verità contraddittoria e scandalosa come quella del Messico contemporaneo. Il paese appare succube di una rivoluzione abortita che genera una società - ancora agli albori degli anni Ottanta e perché no, ancora oggi - in bilico tra feudalesimo e capitalismo, autarchia populista e democrazia di cartapesta. Una intera nazione coJ11andatada un unico Partito Rivoluzionario Istituzionale (P.R.1.), senza possibilità di opposizione, che nega la configurazione di altri partiti e l'alternanza richiesta dalla democrazia. Proprio questo diventa un fi Ione narrativo per Fuentes, non dal punto di vista del pamphlet, ma dell'indagine approfondita di cause ed effetti, fenomeni e situazioni sociali rovinate e logore. Il Messico è dunque per Fuentes un paese corrotto e decolllposto, protagonista di una democrazia fragile, con limjtate possibilità di espressione politica, con una difficile situazione sociale e succube delle decisioni dei "temibili vicini del Nord". È tuttavia una nazione che vive un accelerato processo verso la contemporaneità avendo già assimilato le lezioni politiche, sociali, culturali ed economiche della rivoluzione ma trovandosi ad affrontare una doppia crisi: internazionale e interna. Ai persistenti anacronismi della vita nazionale (caudillismo, banditismo, corruzione istituzionalizzata), si sommano il boom del petrolio e le eccessive obbligazioni internazionali di un debito estero soffocante. Le necessità di trasformazione e conservazione si intrecciano per rendere ilMessico un paese del Sud del mondo con le maggiori e insolubili contraddizioni; è sufficiente ricordare i sanguinosi movimenti indigeni dei mesi scorsi in Chiapas ispirati ali' eroe rivoluzionario popolare Emi Iiano Zapata e la chiara condanna da parte dello scrittore. Eroi e protagonisti della rivoluzione appaiono nella letteratura di Fuentes come comparse appena intraviste e la rivoluzione stessa diventa telone di fondo, non leitmotiv. Si erge così il nuovo mito del protagonista della rivoluzione, ora decrepito, la cui discendenza avverte la natura falsa delle proprie radici. Nella generazione di mezzo, quella dell'autore, si accentuano le contraddizioni e l'imbarazzo perbenista dei rampanti. Ed ecco che la nuova gioventù esprime il desiderio di valori etici incarnati dal vecchio nonno e mitizzati dal bambino che desidera conoscere il passato per conciliare la tradizione con il rinnovamento e proclama l'interdipendenza senza sacrificare l'autonomia. La finzione letteraria risponde a tutti gli effetti alle parole di Fuentes espresse di recente in sede teorica: "Che fare? Chi siamo? Qual è il nostro luogo nel mondo? Come conciliare i valori della tradizione con quelli della lllOdernità?". Domande che forse tra le righe trovano una risposta ideale nel pluralismo interattivo e creativo lì dove le figure tanto umane del racconto si disegnano come problemi o enigmi e mai come risposte doglllatiche o realtà definitive. In ultima istanza sgorga l'impellente bisogno latinoamericano di "imparare a vedere noi stessi e vedere il mondo come fatti incompiuti, come personalità perpetuamente incompiute, come voci che non hanno detto ancora l'ultima parola". Negli ultimi tempi, dopo l'intervallo segnato dal romanzo di grandi ambizioni ma modesti risultati Cristobal nonato (1987), Fuentes torna ancora una volta al tema della rivoluzione e con i romanzi Emiliano en Chinameca e El baite del centenario riprende i miti e le contraddizioni prima della lotta nella figura di Zapata, poi delle dittature in quella di PorfirioDfaz. Nel racconto qui pubblicato il tipo del dittatore si evidenzia nella figura di Plutarco Elfas Calles. Lo scrittore è voce consacrata per il modo innovativo di svelare se steso, di confessare gli altri, di rivelare pensieri, raccontare desideri, esprimere sogni, commettere peccati, reprimere desideri, liberare frustrazioni. Fuentes parla di un passato torbido così come di un presente incerto con una voce autorevole ma certo non unica. (F.R.A.)
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