8 ITALIA RICCA I MOLTIRENUDI DI UNA REPUBBLICAIN MUTANDE GoffredoFofi Facciamo un piccolo paragone irrispettoso. Tra gli spot antiBerlusconi proposti da alcuni ottimi giovani registi nostri subito prima delle elezioni e il libro di Corrias, Gramellini e Maltese 1994: Colpogrosso (Baldini &CastoIdi, giugno '94, e ladata è_im~~rtante, perché questo pamphlet è uscito quando sembrava che _il Fu:11~vestReich sarebbe stato almeno decennale). Da una parte (1reg1st1,una cultura di sinistra degna e, si pensava, anche smaliziata, dotata di una sua saggezza o esperienza) si gridava al fantasma, lo si agitava spaventati e spaventando; dall'altra (tre giornalisti più o meno della stessa generazione, venienti da una cultura simile, ma dal!' esperienza come dire del cinismo istituzionalizzato che è tipico del nostro gi~malismo ~ronto a tutto e capace di tutto) si è cercato di guardare cosa c'era sotto il lenzuolo. Lasciamo stare che, elettoralmente, è importante indicare afavore di cosa votare, e le ultime elezioni più ancora delle tante precedenti sono state, a sinistra, l'ennesimo invito a votare contro i cattivi ma senza indicare dei buoni convincenti, senza indicare di positivo alcunché, e con i "buoni" più che mai privi di idee e di identità, cioè di analisi e di progetto. Lasciamo anche stare che si è davvero stanchi di soggiacere al ricatto del lupo. Stavolta, per esempio, che il lupo poteva vincere lo avevamo più chiaro e da più tempo noi, miseri viaggiatori di un'Italia "unta e grassa" e fioreIliana portati a osservare il livello della celebre mutazione con più dati e dolore dei sedentari burocrati dei media, della politica e della spiritosa cultura residuale di storia catto-comunista (anche quando spregiudicatissimamente laicizzata nei fatti). La bruciante sconfitta che hari-regalato il paese alla destra, dopo anni d'intruglio e scambio e compromesso tra Dc-Pci e Dc-Psi, ha Foto di Scottolon/ Contrasto avuto se non altro l'effetto positivo di mettere sotto gli occhi di tutti la grande miseria della sinistra - anche se per un breve tempo, ché la sua falsa coscienza ha dalla sua armi invero straordinarie di autocompiacimento e auto-mistificazione. Si sperava e si continua ancora a sperare che la lezione fosse foriera di trasformazioni, di "prese di coscienza", mentre si è assistito a nuovi veloci piani di nuovi consociativismi tra nuove forze mutuate dal disastro delle vecchie, oppure a nuove muscolari manifestazioni da parte di sotto-~orporazioni incazzose, nostalgiche di rosse identità e preoccupate di perdere piccoli privilegi (ma anche, in alcuni casi, grand!)- . Per fortuna, come sempre, è la grande m1sena della destra (culturalmente non meglio messa della sinistra! e ave~~ealla_base strati sociali molto unificati, gli stessi che reggono le politiche d1tutte le parti) a salvare la sinistra. Ma può davvero la loro pochezza giustificare la nostra? Nel libro dei tre giornalisti de "La Stampa", si assiste a una efficacissima ricostruzione alla "Stranamore", feroce e beffarda, senza buona educazione e senza remissione, e per di più - pregio di onestà rarissimo, che va apprezzato quanto merita - senza miti a sinistra così come non ne ha a destra. Le pagine sulla sinistra non sono meno crudeli di quelle sulla destra e se il "re è nudo" ( ma i re sono sempre nudi, anche quelli repubblicani) anche l'opposizione non scherza, sbracata e paperina, pomposamente spompata, un ceto dirigente di avvilente povertà morale e intellettuale. Se l'estate ci ha regalato l'auto-smontaggio del fenomeno Berlusconi, se perfino i più beoti tra gli italiani che li hanno votati cominciano ad aver dubbi sui loro nuovi rappresentanti e non basta il potere televisivo a reggerne i risibili simulacri, la ramp_ant~meoalomania, la democratica trivialità, ciò che sembra annunc1ars1(una ~uova Dc e un nuovo Pc? magari nuovamente alleati contro il comune nemico?) non pare entusiasmante. Che Berlusconi duri o non duri, a farlo tremolare non sono certo i residui delle vecchie forze di potere che si ricostituiscono o la sinistra che cambia leader (o tantomeno manifestazioni "di massa" e rivolte "operaie"), ma la sua stessa insipienza e la preoccupazione che essa insipienza suscita nei grandi padroni, in quel pantheon dell'economia e della finanza che sa sempre far bene i propri interessi e preferisce da sempre governare per vie indirette, e scegliere, senza preoccuparsi di fedi ma attento al le pratiche, chi meglio corrisponde ai propri interessi e profitti. Sono i "mercati" a mettere in crisi Berlusconi e a mostrare la incapacità del!' armata Brancaleone che l'attornia. Come che vada, si è infine capito che Berlusconi non è demonizzabile più che tanto, un poveraccio con soldi che pensa si possa governare un paese con ! metodi con cui si amminist1-ai10televisioni e si manipolano messaggi pubblicitari. Resta estremamente significativo che lo si sia ~letto,_che sia così piaciuto a un'Italia o ipocrita o mascalzona o 1mbec11le, convinta bensì in tutti i casi della propria astuzia e lungimiranza. La sinistra ha tirato quest'estate un gran respiro di sollievo, e noi con essa, dentro di essa, ma un gran sospiro d'afflizione ci esce dal cuore a pensare alla sinistra, alla sua, di insipienza, alla sua, di malafede, alla sua, di mediocrità, alla sua, di povertà di analisi e incapacità di progetto. Come p1ima delle elezioni, l'unica risorsa che essa sembra avere è quella di legarsi al carro degli esperti e dei padroni, e degli esperti dei padroni; di lasciar loro (Ciampi o Andreatta o Prodi o altri non cambia) la direzione vera del paese, anzi di invocarla. Sarebbe, in ooni caso, il minore dei mali, dicono alcuni amici; mentre altri c~ntinuano, con testarda serietà, a difendere il poco di difendibile, a promuovere il poco di promuovibile, ad agitare coscienze e a costruire esperienze contando su minime forze e sulla capacità di stare nelle cose senza mentirle, e senza perder di vista un quadro d'insieme che sta tra il turpe e il farsesco.
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