4 DAL SUD AFRICA Inoltre lo straniero che abbia conosciuto gli Stati uniti del Sud negli anni Sessanta trova straordinaria la facilità del contatto fisico tra bianchi e neri a poco più di due anni dalla fine della segregazione. Il fatto di essere maggioranza dà sicurezza. Erano i neri americani, molto numerosi tra gli osservatori, a sembrare fuori posto, a non sentirsi sicuri, a porre domande rigide. I neri di Johannesburg hanno invaso gli alberghi del centro, gli uffici, le sezioni, mentre molti camerieri e cuochi sono rimasti bianchi. Perciò oggi il Sudafrica è uno dei non molti posti del continente in cui impiegati, commessi, segretari, camerieri e cuochi bianchi servano i neri, mentre soldati e poliziotti neri perquisiscono corteseipente, ma attentamente, i bianchi. Le strette di mano e i saluti sono calorosi. La curiosità è reciproca. L'ironia, l'autoironia, in particolare, che è più importante, sembra diffusa, sembra un fatto culturale: non riguarda solo Nelson Mandela, che è un grand'uomo ed è molto autoironico, e perciò rende sopportabile a tutti la propria grandezza e la propria vittoria. Un ragazzo, un attivista dell' Anc, mi ha detto: "Ci chiediamo sempre se voi capite il nostro inglese". Naturalmente gli ho detto che anche noi ci chiediamo sempre se loro capiscono il nostro inglese, dato che lo usiamo molto meno di loro. Il gruppetto di cinque persone di cui facevo parte ha svolto il proprio compito nel Nord Transvaal, con base a Toyandou, la capitale del Venda, una delle homelands, in collaborazione con sei osservatori locali, accreditati dal Cosatu, la Confederazione d11lavoro di lì. Si trattava di due professionisti e quattro studenti, molto attivi e capaci, con qualche minore serietà in uno dei due più giovani, che avevano appena l'età per votare. ,: Oltre al Venda, che è pochissimo urbanizzato, ci siamo mossi nel Soutpansberg, una zona boera, con qualche piantagione e molte safari farms. Le differenze di reddito, come da annuario, sono quasi incredibili, di più di cento volte tra la zona più povera e quella più ricca (da 190 rand l'anno, 85.000 lire, nel Lebowa, a 25.000 rand l'anno, 12 milioni e mezzo). Bisogna tener conto che in altri paesi non c'è l'apartheid, i ricchi e i poveri non sono segregati e perciò la statistica territoriale attenua la differenza, ma in ogni caso si tratta di un abisso. Ora il muro è stato abbattuto. Cosa succederà? Ad occhio si vede il sovraccarico sulla terra nei villaggi. Nel Lebowa intorno ai paesi, che sono diffusi, di capanne sparse, con gli orti intorno, le galline, i cani, le vacche, le pecore, il rosso della terra prevale sul verde del veld e sul verde grigio del bush. Troppi animali e troppi piedi e poca erba. In altre zone, più vicine alla città e più ricche secondo le statistiche, anche per le rimesse degli emigranti, come tecnicamente vanno considerati quelli che lavoravano in città, in Sudafrica, si vedono rivendite, scuole, bar,mai villaggi simoltiplicano, si susseguono, e il sovraccarico sulla terra resta immutato. In alcune vallate del Venda, verdi, umide, non erose, non troppo calde, data la stagione e l'altezza, che è tra i 1.000 e i 1.500 metri, tutto è molto suggestivo. Non c'è l'acqua corrente nelle case, ma i bambini (e i vitelli) sembrano in buona salute, la gente cammina e chiacchiera, si raccoglie sotto gli alberi di giorno (ci sono le elezioni, è festa nazionale, prolungata per due dei tre giorni previsti, che nel Venda sono diventati quattro) nelle piazzette all'imbrunire. Fa fresco, cucinano e ci sono nella valle le spire del fumo che sale, con un buon odore di legna. La gente veste e vive non molto diversamente, a parte le differenze di parentela e di lingua, che sul!' Appennino di cinquanta anni fa. Gli uomini portano giacche scure, pantaloni scuri, camicie bianche e cappelli. Le donne pullover di lana, copricapi di lana, una coperta sulle spalle che copre anche il bambino tenuto sulla schiena. I bambini e i ragazzi giocano e ridono; qualcuno bada alle bestie. li vasaio ha davanti all'uscio molti suoi prodotti, di bella fattura. Non si vedono quasi animali selvatici. Qualche babbuino, !ontano dai villaggi. Qualche corvo. Qualche serpente. Molti meno uccelli che nella campagna piemontese, che ora è scarica e si ripopola di fauna, molti meno roditori e meno predatori naturalmente. Eppure siamo nel Venda, a 50 chilometri dal Kruger Park, che è uno dei più noti dell'Africa, e il simbolo dello stato, svanito alla mezzanotte del 27 aprile, era l'elefante. Nei negozi però, che diventano supermercati anche nei paesi non appena il numero lo consenta, c'è l'armadio frigorifero con le bevande, le confezioni di tè accanto ai sacchetti di farina, ci sono i servizi igienici in condizioni ragionevoli. Non sono gli spacci appenninici di cinquanta anni fa. Ad un comizio nel Lebowa (la zona più povera, ricordo) tutti hanno le scarpe. In una foto della classe di mia madre, maestra, degli anni Quarant<1un terzo dei bambini non ha le scarpe. Nei paesi però i vecchi sono scalzi; le vecchie hanno i loro numerosissimi anelli alle caviglie sopra i piedi nudi. Non si vedono però i piedi mangiati dai parassiti di molti paesi africani e la malaria e il tifo sono crollati negli ultimi dieci anni. Insomma in un paese del Venda un contadino abruzzese del 1944 troverebbe un modo di vestire, di dormire, di scaldarsi, di fare luce, non troppo diverso dal proprio. Troverebbe un sistema di distribuzione che non avrebbe trovato neppure nelle proprie città, saprebbe, come a casa propria, che il futuro dei figli sta nell'emigrazione: star bene di salute, studiare, partire. Questo è il problema. Nessuno, neppure Nelson Mandela, potrà governare il Sudafrica senza dare la terra ai contadini, ai contadini neri, che in parte ne furono · ·cacciati 45 anni fa, quando l'apartheid cominciò. Forse solo Nelson Mandela può dargliela in pace. Terra e lavoro. È la stessa scommessa, con qualche modesto problema culturale in più, dell'Italia di cinquant'anni fa, perché in Sudafrica ci sono undici lingue ufficiali non mutuamente comprensibili. Del resto anche il veneto e il lucano non sono, non erano, mutuamente comprensibili. Loro hanno due vantaggi, dato che anche Umberto Terracini, Vittorio Foa e Giuseppe di Vittorio erano stati in galera e avevano lo sguardo lungo e quindi loro non hanno il monopolio della santità: il primo è che loro non rimuovono la differenza culturale e la separatezza dei contadini con la unicità della lingua colta; hanno differenze ovviamente maggiori delle nostre di una volta ma sanno di averle, sono costretti ad affrontarle esplicitamente. Il secondo è che lì la sinistra ha vinto le elezioni ed è l'unica ad avere una politica estera e una politica sociale credibili. Perciò è lecito sperare, dato anche che il popolo del Sudafrica si è comportato così bene da smettere quasi di ammazzarsi anche per motivi privati in periodo elettorale. Se tutti i giovani del paese vorranno andare a Johannesburg domani nessuno potrà dargli case e scuole, ma se loro riusciranno a fare ciò che noi non siamo riusciti a fare nel Mezzogiorno, case, acquedotti e scuole nei paesi, in tempo, hanno un futuro; e con loro tutta l'Africa australe. Le infrastrutture per provarci le hanno; le materie prime pure. Se il governo di unità nazionale viene percepito da tutti come legittimo e la nuova polizia viene percepita come propria, forse il miracolo del crollo della violenza potrebbe proseguire. È facile trovare nel sollievo per lo scampato pericolo e nelle frustrazioni politiche di casa propria il materiale emotivo per sognare futuri radiosi in casa d'altri. Il governo sudafricano e la sinistra in quel governo hanno un compito molto difficile. I problemi che hanno di fronte, da quello del!' aumento della popolazione, del carico sulle risorse, del rapporto con paesi vicini in piena esplosione o implosione, della pluralità delle lingue e delle fedi, sono però i problemi del mondo. Loro sembrano più attrezzati di altri per affrontarli. Buona fortuna.
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