Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

50 STORIEDALMONDO: GIAPPONE Kurahashi Yumiko LADONNA CON LATESTA CHEVOLA traduzione di Gabriella Di Trento Kurahashi Yumiko è nata nella prefettura di Kòchi, nell'isola di Shikoku, il IOottobre 1935. A partire dal 1955, spinta dal padre, ha seguito i corsi di igiene presso la Nihon Joshi Eisei Daigaku ed ha superato brillantemente l'esame di Stato per l'igiene dentale. Allo stesso tempo si è iscritta segretamente al corso di letteratura francese dell'Università Meiji, dove si è laureata nel 1960. È questo l'anno in cui si è deciso il suo futuro: ancora studentessa ha scritto infatti Parutai (Il Partito), l'opera che l'ha fatta conoscere ed apprezzare dalla critica contemporanea, e per la quale le sono stati conferiti il premio per la Letteratura Femminile, nel 196I, ed il quarto premio Tomura Toshiko, nel 1962. La sua produzione letteraria, che ha subito un'interruzione tra il 1971 ed il 1980, annovera, tra romanzi e racconti, più di sessanta opere, in çui- · il gusto per il "grottesco" e per lo "strano" si manifesta in tutte le sue possibili espressioni. Tra queste leopere più significative sono: Sumiyakisuto Q no boken (Le avventure di Q, un sumiyakista, 1969), Yume no ukihashi (Il ponte dei sogni, 1970), Hanhigeki (Antitragedie, 1971), Shiro no naka no shiro (Un castello nel castello, 1980), Otona no tame no zankoku dowa (Storie crudeli per adulti, 1984) e Kurahashi Yumiko no kaiki shohen (] racconti del mistero di Kurahashi Yumiko, 1985), da cui è tratto irracconto qui presentato, Kubi no tobu onna. Tra gli amici di liceo di miopadrecen'erauno un po' strano. Non l'ho mai incontrato: ne ho solo sentito parlare. Lo chiamerò K. Non so se fu un caso, ma solo alcuni giorni prima di morire, improvvisamente, per infarto, mio padre mi parlò della malattia di K. Non lo aveva mai fatto, sebbene la "stranezza" di K fosse, in una certa misura, nota a tutti. Questo è, a grandi linee, quello che mi disse. Avevo sentito dire che K, qualche tempo dopo il suo ritorno in patria dopo la sconfitta, era diventato un po' strano e continuava ad entrare e uscire dagli ospedali. Un giorno, per caso, l'incontrai. Nel corso della conversazione nata da questo incontro, decidemmo che sarebbe venuto presto a trovarmi. Si dice che il prof. Hyakkien 1 fosse un uomo dal carattere molto forte e che avesse affisso nell'ingresso della sua casa una poesia di Shokusanjin 2 : "Nella vita,/ che fastidio le visite!/Maciò non riguarda te" e, accanto a questa: "Nella vita,/ che piacere le visite!/Maciò non riguarda te. Il padrone di casa." Di sicuro, le visite di una persona come K non sono piacevoli, ed io non mi mostrai lieto del suo eventuale arrivo. Nonostante ciò, K, non essendo del tutto normale, venne a trovarmi subito, con estrema cortesia. Se ricordo bene fu prima che tu nascessi. Per precisione devo dirti che, appena lo vidi, K non mi diede affatto l'impressione di essere malato. Neanche lo sguardo era strano. Sì, era dimagrito ed aveva l'aspetto di un vagabondo, ma anche questo per quei tempi non era strano. Solo mi colpì il fatto che sia quel c giorno, sia quando l'avevo incontrato per strada, portava con sé un bel bauletto in pelle. Dopo aver chiacchierato un po', ali' improvviso Kcambiò discorso e disse: "Sai qualcosa di quella razza deforme di cui si parla nel Sankaikyo3 e nello Sonshinki4?". "Non so molto. Pare che siano uomini con tre teste, o uomini pelosi a cui è stata data la caccia per far loro costruire la Grande Muraglia, o giganti che mangiano tremila diavoli in un boccone ..." "Però, come sei informato! Nelle strane tribù di quella gente ci sono anche dei barbari con la testa volante." "Non ne so nulla!" "È una singolare tribù: la testa dei suoi membri a notte fonda si separa dal corpo e se ne va in giro, volando." "È proprio una malattia particolare!" "Non è i.mamalattia individuale. Senza distinzione di sesso, né di età, tutti i membri di questa tribù fanno così. A proposito, sei ancora scapolo?" "Mi sono sposato lo scorso anno. Purtroppo mia moglie è assente da ieri per degli impegni della sua famiglia." "Anch'io ho vissuto con una donna, ma ..." "Perché 'ho vissuto'?" "Anche se la chiamo donna era solo una ragazzina di diciassette anni. Al mio ritorno in patria l'ho presa e l'ho portata con me, o meglio, mi ha seguito. Era una ragazza cinese." "Lo so. Una volta lavata era una ragazza molto bella!" "Pian piano è cresciuta!" "È naturale. Non mi dirai che hai quasi raggiunto la condizione di Genji quando fa la corte a Murasaki 5?" Inavvertitamente avevo dimenticato la sua anormalità e avevo cominciato a scherzare, ma egli non se la prendeva, e, anzi, sorrideva. Era un sorriso che ricordava l'estate di S. Martino, perché i suoi occhi erano pieni di tristezza. "Non siamo potuti diventare marito e moglie perché Rei, per legge, era mia figlia. Tuttavia una notte sono andato di nascosto nella sua stanza. Per qualche sua ragione, sin da bambina Rei aveva desiderato dormire da sola. Al momento di andare a letto era sempre stata lontana da me. Ho pensato: 'Deve essere bella di sicuro quando dorme!' e non ce l'ho fatta a resistere. Dicendo a me stesso che era solo per vedere il suo volto mentre dormiva, ho provato ad affacciarmi, ma non c'era nessun viso addormentato." "Non c'era?" "Non c'era la testa. Ho pensato subito ad un omicidio, e il sangue mi si è gelato nelle vene. Però nulla confermava la mia ipotesi. Per di più sembrava che il tronco senza testa fosse ancora vivo, ed il petto si alzava e si abbassava nel respiro, armoniosamente. Non capivo come potesse respirare, visto che mancava la testa, ma sull'apertura del petto brillava appena appena del sudore. Però la testa non c'era." "È una barbara con la testa che vola!" "Non mi sembri molto sorpreso ... !" "Al contrario, lo sono!" Pensavo che fossimo ormai giunti al nocciolo della "malattia" e per questo stavo attento a non irritare il malato. "Io mi sono stupito! Ero anche confuso. Però, allo stesso tempo, capivo che cominciavo ad essere assalito da una brutta sensazione e il cervello mi scoppiava. Rei, priva della testa, viveva senza coscienza e senza pensiero. Ho provato a toccare la sua mano e l'ho sentita tiepida e delicata. Sudava un po', mentre gliela tenevo stretta. Le gambe erano leggermente divaricate, abbandonate sotto iljùton. Le gambe di Rei erano diverse da quelle delle giapponesi: erano lunghe e belle. Poi c'erano i piedi, teneri e ben formati, sembravano una miniatura d'avorio ... Quella notte non è accaduto nulla. L'indomani mattina Rei si è

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