Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

e colore dalla loro curiosità, dal loro divertimento, dal loro senso di repulsione. "Com'è vecchia, com'è vecchia - e non dirlo forte -com'è brutta la Vecchia Nonna." Le tiravano la pelle flaccida e floscia del braccio, giacevano sul suo grembo e guardavano, mentre masticava un invisibile boccone, ilmoto affascinante del mento che si alzava verso il naso, mancandolo appena, ricadendo poi giù per cominciare di nuovo il suo percorso verso l'alto. Poi improvvisamente strillavano con una risata alta e chiara, turbinavano attorno al letto, facevano capriole sul pavimento e gridavano: "Riesci a vederci, Nonna?". "Certo, certo. Gli occhi dell'elefante sono piccoli, ma può raccogliere un ago da terra." "Lo può davvero? Raccontaci la storia dell'Elefante e dell'Ago, Nonna". Quando camminava, la schiena una molla spezzata, piegata fino al terreno, ridevano. "Cosa cerchi, Nonna?" "Sto guardando iIterreno nel quale devo sprofondare per cercare il tesoro che vi è sepolto." "Raccontaci del tesoro sepolto, Nonna. Raccontaci una storia." Quello era il loro legame invisibile, la lingua comune che parlavano nel loro mondo privato. Le figlie ed i figli, le nipoti ed i nipoti ne erano al di fuori, sordi ai suoi rumori, avvolti nell'insofferenza e nell'ostilità, a lesinare undoveroso affetto ad una vecchia parassita che il tempo si rifiutava di cedere a un oblio liberatorio. Il legame visibile tra la vecchia e i bambini era la casa di bambole. La amavano con la stessa passione. I bambini appendevano sfere di vetro colorato negli archi minuti, piantavano ramoscelli ed erba nel piccolo cortile. Le loro bambole di pezza, vestite di abiti vivaci, venivano appoggiate su letti di cordame sotto il tetto di paglia. Lei ripuliva le pareti di fango con argilla umida, e le sue dita segui vano ogni curva ed ogni fessura con la familiarità dell'affetto. li loro entusiasmo ardeva intenso e si intiepidiva, ma il suo era tenace quanto il suo attaccamento alla vita. "Raccontaci una storia, Nonna." Pescava nel pozzo profondo delle sue memorie. Non aveva bisogno di sforzarsi, poiché attingeva senza fatica a quell'inesauribile tesoro. Il passato, vivo, era sempre felicemente con lei, il presente un peso moribondo e fastidioso. La mosca che le si era appoggiata sul naso un attimo prima era già dimenticata come il riflesso incondizionato che l'aveva cacciata via, ma il suo naso si torceva ancora dal prurito di quella che vi si era appoggiata settant'anni prima. Sua madre diceva: "Non star n a fare quelle facce. Il vento soffierà su di te e ti fisserà per sempre quella smorfia sul viso. Non puoi uccidere la mosca con il ventaglio?". La sua mente comprimeva la sua esistenza inmodo che l'infanzia slittasse nella vecchiaia e la sua forza ne sostenesse la debolezza. Era felice coi bambini perché viveva nella loro dimensione temporale. La più piccola contorceva il volto. "Nonna, guardami, ascoltami. So fischiare." "Non farlo altrimenti il vento freddo soffierà su di tee fisserà per sempre quella smorfia sul viso. Non fischiare, altrimenti i soldati ti prenderanno." "Soldati? Quali soldati?" "Quelli dal muso rosso, come scimmie con giubbe rosse. Fischiano alle donne cattive. Nessuna donna al villaggio è al sicuro quando passano." Il suo corpo attempato sentiva la paura delle giovani quando le anziane sussurravano: "Nessuna donna è al sicuro, nessuna ragazza è al sicuro". STORIE/HOSAIN 47 "Oh, Nonna", ridevano i bambini. "Come sei divertente. I soldati non portano giubbe rosse, i loro abiti sono sporchi. E ci sono anche scimmie dal muso nero. E non ci hanno ferito. Ridevano e ci gettavano dolci dai camion." "Non mangiate il loro veleno impuro", li sgridava. Poi memorie passate sferzavano la sua sicurezza presente. "Perché", chiedeva con voce tremante, "perché i soldati sono venuti al villaggio?". I bambini non lo sapevano, i più grandi non si erano preoccupati di dirlo. La paura non lasciava loro il tempo per ragionare sul perché la violenza aveva cambiato volto, sul perché ora temevano la partenza dei soldati quanto un tempo avevano temuto il loro arrivo. I soldati se ne erano andati in nuvole di polvere che si levavano in ondate spesse sopra i campi, diradandosi in un vuoto su distanze che trattenevano una minaccia. Lei non la avvertiva, e nemmeno i bambini, ma gli altri vivevano oppressi sotto il suo peso. La quiete familiare dei dintorni favoriva come una complice la loro mente che cercava conforto, così come lo era per la sua. Da distanze note non poteva venire a loro, al villaggio, alle capanne, a loro stessi, quella bestialità che solo la paura rendeva reale. Il villaggio viveva inquieto, il suo respiro vitale accelerava o si arrestava quando qualcuno da fuori portava una raggelante conferma. Solo la Vecchia Nonna, che era sopravvissuta alle minacce di troppi anni, • rifiutava di credere che fosse definitiva. Quando l'istante temuto fu su di loro, spogliati ormai delle loro ingannevoli speranze, ricordarono solo l'urgenza del frenetico bisogno di fuggire. Il terrore zittì i gemiti delle donne, strappò i loro pensieri dai beni abbandonati; soffocò i lamenti dei bambini e portò via dalle lingue degli uomini qualsiasi parola che non fosse "presto". Presto. Rifiutò di andare con loro. Oscillando come un pendolo dal contagio della loro paura ali' incapacità di credere che i vicini di casa divenissero assassini, la sua mente sostava sempre allo stesso punto. "Sono vecchia, sono debole. Rallenterò la vostra fuga. Sono i bambini che dovete salvare. Inoltre", aggiunse, attingend? convinzione dai suoi anni, "ritornerete. Quando vi fu la rivolta noi tornammo, e le nostre paure furono più crudeli della realtà. Abbiate cura di voi, portate le mie benedizioni a tutti nella Casbah. È tanto che non ci vado, dal matrimonio di ..." Sedette sul letto di corda e guardò la soglia finché ogni movimento fu cessato nella tenda davanti alla porta cigolante, ora muta. Ben presto l'aria al di fuori tacque di ogni sinistro rumore. Diede un'occhiata alla casa in soqquadro mentre svaniva la sua amata aria familiare. Accanto alla casa delle bambole giaceva abbandonato un pupazzo. Lo raggiunse trascinando i passi e lo appoggiò al suo posto con cura. Poi attese in silenzio, ed improvvisamente pianse come un bimbo smarrito, finché si addormentò. Il cigolio della porta la svegliò. Non riuscì a vedere chi veniva, quanti erano. Sentì l'odore del tetto in fiamme, e mentre ombre si avvicinavano attraverso il cortile tentò di rizzarsi a sedere. "Attenti", avvertì,puntando il ditoossuto, "attenti anon calpestare la casa delle bambole." Note Copyright Attia Hosain 1995, per gentile concessione dell'autrice e dell'editore Virago Press. J) Si riferisce a quello che in inglese viene chiamato l' lndianMutiny, che ebbe luogo nel 1857 e costituisce nella storia della complessa relazione tra l'Impero britannico e l'India l'unico episodio di rivolta bellica su larga scala per cacciare i dominatori inglesi.

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