INCONTRI 39 Abbas Kiarostami, Akira Kurosawa ILCINEMACOLCUORE a cura di ShohrehGolparian traduzionedi AndreaEsposito Kurosawa nonparlaquasi mai degli altri registi, per questo i suoi elogi a Satyajit Ray o a Cassavetes e Tarkovski sono rimasti famosi. Ha voluto però presentare Kiarostami al pubblico giapponese, nel dépliant che accompagnava la proiezione dei suoi film, paragonandolo a Ray e considerandolo,dopolamortedel maestroindiano,un suovalido"rimpiazzo". Kurosawa ha incontrato Kiarostami a Tokyo in presenza del critico iraniano Shohreh Golparian, che ha pubblicato il resoconto del loro dialogo sulla rivista "Film Internazionali" di Teheran. Ci apre la figlia del regista, e vediamo subito un Kurosawa imponente, vestito di rosa e di beige. Scopriremo più tardi che il maestro giapponese ha rinunciato alle sue solite T-shirt colorate per presentarsi in un modo più adeguato alla tradizione, in un kimono rosa. La signorilità di Kurosawa ci impressiona molto, mentre ci guida nel suo ufficio al primo piano, arredato con poltrone di cuoio nero e dove regna una luce soffusa che fa risaltare la statuetta dell'Oscar. Nella stanza ci sono solo oggetti d'artigianato, una foto della moglie del regista, un quadro giapponese. Comincia a parlare Kurosawa: "Ero a Cannes contemporaneamente a lei, ed è stata, ovviamente, la prima volta che ho potuto vedere un suo film". "Io ho avuto modo di vedere Madadayo a Cannes", gli risponde Kiarostami, "e lei era seduto due file prima di me. È stata un'occasione meravigliosa perosservarla, guardando contemporaneamente il suo film. Probabilmente lei ignora quanto sia famoso nel nostro paese. Gli intellettuali e la gente comune condividono lo stesso entusiasmo per la sua opera. Lei e Hitchcock siete i registi stranieri più popolari in Iran. Un giorno uno dei dirigenti ufficiali dell'industria cinematografica iraniana ha dichiarato che Tarkovski e lei eravate i due soli registi stranieri a rispettare il sistema di valori dell'arte iraniana. Mi sarebbe piaciuto molto poter condividere oggi con altri compatrioti il piacere di conoscerla!". "Ero amico di Tarkovski", risponde Kurosawa. "La nostra amicizia cominciò durante una visita a Mosca. Sono stato invitato due volte in Iran, più di dieci anni fa, come membro della giuria del Festival Internazionale di Teheran. Ma non mi piace giudicare le opere, per me è un lavoro troppo delicato. Mi sembra di aver capito che lei è stato nella giuria del festival di Yamagata: è stato difficile?" "Sì, giudicare è sempre difficile, soprattutto quando non si hanno criteri prefissati. Ogni volta che mi chiedono di fare il giurato, mi dico che sarà l'ultima; ma ogni nuovo invito provoca una nuova tentazione ... e spesso è impossibile resistere al fascino di un viaggio. È sempre piacevole, in generale, fare il contrario di quanto si fa di solito, e mi dispiacerebbe lasciar sfuggire anche la più piccola occasione." "Sono assolutamente d'accordo, anche se ormai viaggiare mi è diventato molto difficile. Le mie gambe mi fanno soffrire, e i viaggi ufficiali impongono grandi restrizioni, bisogna accettare tutto quanto hanno pianificato per te. Anzi, non si tratta più di farvi viaggiare, gli basta farvi spostare da un posto all'altro ..." Kiarostami promette di organizzare lui una visita di Kurosawa in Iran, in cui possa fare tutto quel che gli aggrada, ma sembra poco probabile che Kurosawa possa accettare. Eppure la sua curiosità per l'Iran è grande: "Sono certo che in Iran ci sono buoni registi. Ma quel che mi piace nella sua opera è la semplicità, la fluidità, una cosa che non è facile descrivere. Bisogna vederli, i suoi film. Il suo modo di lavorare con attori non professionisti è strano. Come organizza questo lavoro, soprattutto con i bambini?". "La miglior risposta alla sua domanda sarebbe dire che non lo so; è una lezione che credo di avere appresa da lei, e che metto in pratica più facilmente da quando ho sentito le sue dichiarazioni all'ultimo festival di Tokyo. A volte la recitazione degli attori non professionisti mi intriga molto. Naturalmente non ci sono regole per tutto e quello che si ottiene non sempre corrisponde a quello che si aveva in mente." Kurosawa ritiene che sia molto interessante e molto difficile: "Anche il lavoro con gli attori professionisti può rivelarsi molto duro. A ogni film bisogna spezzarli e poi farli rinascere. È per questo che il lavoro con gli attori professionisti è così difficile". Kiarostami dice di avere sentito parlare di come Kurosawa ha trattato il vecchio attore che recita nel suo ultimo film: "Sembrava • che tutti si preoccupassero per la salute del vecchio ...". "Non avevo una soluzione diversa", risponde Kurosawa ridendo. "Bisogna letteralmente spogliare del tutto l'ego di un attore, se si vuole arrivare al risultato desiderato. Per farlo ho dovuto ricorrere a una certa forma di violenza, esercitare pressioni su tutti quegli infelici ... Lei ha mai lavorato con dei professionisti?" "Sì", risponde il regista iraniano. "Il mio ultimo film offre esempi che ho bene in mente ancora. Perché, come lei dice, pare che gli attori non riescano a uscire dal personaggio fatto nel film precedente. Ed è un pericolo, questo, che minaccia anche noi. Spesso c'è la tendenza a ricorrere a un'idea che era piaciuta nei film precedenti. Come diceva qualcuno, non si può maturare dimentiAbbas Kiarostamie Akira Kurosawaa Tokyo.
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