Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

2 DALSUDAFRICA UN PAffO CONTRO LA PAURA VIAGGIODENTROLEPRIMEVERELEZIONI FrancescoCiafaloni Ho fatto paite di un piccolo gruppo di persone accreditate dalle confederazioni sindacali italiane come osservatori internazionali delle prime elezioni democratiche del Sudafrica. Sono paitito sotto il segno della paura. Paura per le ripetute e inarrestabili tragedie africane, per le stragi in Rwanda e Burundi, che seguono quelle somale, liberiane, sudanesi e che non sembrano avere via di uscita. Per le prospettive tragiche disegnate dagli interventi recenti di autori che sono stati tra i protagonisti della politica sudafricana, come Breyten Breytenbach. Per gli aiticoli allarmati di tutti i giornali, italiani ed esteri, per le notizie delle liste d'attesa sui voli dal Sudafrica per Londra e per l'Australia, per la violenza insomma che sembrava potersi scatenare anche in Su africa, con il sovraccarico di efficienza nel fare la guerra di cui hanno dato prova in più di una occasione i popoli che lo abitano. La paura era anche un po' personale, per la ignoranza dei luoghi'.' delle circostanze, anche dei compiti; per il senso di angoscia che produce un ignoto minaccioso su cui non si può influire in nessun modo. Dopo il fallimento della mediazione internazionale una soluzione consensuale sembrava impossibile. Il meglio che ci si potesse aspettare · era una prova di forza tra i due partiti che avevano sottoscritto il patto istituzionale (]' African National Congress di Nelson Mandela e il National Party di De Klerk, cui si era aggiunto il più moderato dei due paititi della destra boera, quello di Viljoen) e che dai sondaggi sembravano rappresentare la gran maggioranza dei sudafricani e i partiti che non l'avevano sottoscritto (l'estrema destra boera e il paitito zulu Inkatha) che certo rappresentavano una minoranza, ma che sembravano disposti ad usare la forza e potevano impedire senz'altro lo svolgimento pacifico delle elezioni; forse potevano renderle impossibili o non rappresentative. Sembrava impossibile un rimando, che di fatto non avrebbe dato alla maggioranza nessuna garanzia; impossibile un ripensamento dell 'Inkatha ali' ultimo minuto, anche per ragioni giuridiche, logistiche ed emotive (i termini per la presentazione delle I iste scaduti; le schede già stampate; i morti recenti dello scontro aimato sotto la sede dell'Anca Johannesburg e i massacri di civili nel Nata!); impossibile che le minoranze si limitassero a disertare le elezioni, senza neppure la soddisfazione di una vittoria simbolica per la impossibilità di calcolare con precisione gli astenuti. La macchina elettorale infatti si presentava all'esterno, nei documenti che ci erano stati distribuiti, come una macchina molto solida, adatta a resistere ad uno scontro fisico. Le sezioni erano poco numerose (poco più di 10.000 per un paese di 40 milioni di abitanti), con varie migliaia di elettori per sezione, e perciò controllabili edifendibili; !e stazioni di conteggio distinte dalle sezioni e molto meno numerose; il trasporto affidato all'esercito; le sezioni circondate da aree di rispetto concentriche, con la più interna accessibile ai soli eletto1i, disarmati, agli addetti alle operazioni di voto, alle forze di polizia, che però non potevano entrare nei seggi, ai rappresentanti di paitito (che non potevano fare propaganda) e agli osservatori, nazionali ed internazionali. Le procedure garantivano non solo la segretezza del voto espresso ma anche della paitecipazione al voto e soprattutto la possibilità fisica di votare. Infatti i cittadini avevano diritto di votare in qualunque sezione dello stato per le elezioni della Costituente e in qualunque sezione della regione di residenza per le contemporanee elezioni regionali. Diventava così difficile esercitare pressioni per impedire il voto anche in caso di impossibilità da paite dell'esercito di difendere tutte le sezioni e tutto il territorio. Bastava il controllo delle strade per garantire la possibilità di votare a gran parte degli elettori. Occorre ricordare che il Sudafrica, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non ha un'anagrafe e che questa è la prima elezione democratica, aperta a tutti, e che non c'è un registro degli aventi diritto al voto, né quindi la possibilità di un elenco degli elettori nei vari distretti, né di un certificato elettorale. C'era stata una campagna di concessione di documenti di identità in base ad atti notori, ma era possibile votare anche con un certificato di battesimo o con qualunque documento da cui fosse possibile dedurre la data di nascita. Il documento veniva timbrato con un inchiostro visibile solo ai raggi ultravioletti, che veniva usato anche per macchiare le mani dell'elettore, garantendo la irripetibilità del voto. Alla possibile violenza politica bisognava aggiungere una violenza deUacriminalitàcomunemoltoalta,con un numero di morti ammazzati cinque o sei volte più alto di quello degli Stati Uniti, che è già un paese violento. Abbiamo invece assistito ad uno straordinario spettacolo di maturità politica e civile, ad un vero e proprio patto costituzionale, in cui la volontà di partecipare, di affermare la propria cittadinanza, sembrava maggiore di qualunque altro interesse e dello stesso spirito di parte. Le difficoltà pratiche e giuridiche sono state superate con una efficienza ed una flessibilità impensabili nella amministrazione pubblica italiana. Tutti hanno visto alla televisione la straordinaria pazienza delle code sotto il sole, di neri e di bianchi, di vecchi e di malati. Il testimone straniero non può che dire che si è trattato di un fatto generale e straordinario. I vecchi e le vecchie hanno atteso per ore, per intere giornate e si sono spostati per decine di chilometri per votare. Anche i giovani naturalmente; ma a vent'anni ci si sposta con più facilità. Certo si può dire che abbiamo visto la eterna, la infinita pazienza dei contadini; ma contadini disposti ad esercitare la pazienza per esercitare la cittadinanza. Anche se riguardano per forza poche decine di sezioni, le cose viste direttamente confermano che si è trattato di uno straordinario atto di pace e di fondazione di una democrazia. Qualche dettaglio può aiutare. Le code sono state dovute non alla lentezza ma alla mancanza di materiali: schede, timbri. Si può pensare a una straordinaria inefficienza o a un sabotaggio generalizzato. Non è così; anche se certo le sezioni delle homelands, con quasi tutti gli elettori neri e presidenti di seggio neri, sono state svantaggiate.

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