36 STORIE/LAFOREST strada sopra di lei. L'estate stava finendo in un turbinio di foglie gialle, le vennero le vertigini. Toussaint aprì la porta e l'aria fredda li fece tremare. "Fa freddo" disse Annette. "Freddo, questo? Voi non sapete cos'è il freddo" rispose Toussaint. Dette a ognuno un maglione dal suo armadio. Fecero il giro lungo verso un piccolo parco. Toussaint non voleva che camminassero il loro primo giorno tra gabinetti buttati via, televisori sventrati e materassi con le viscere di fuori. Il parco aveva cinque altalene, tutte di metallo. I bambini corsero e vi si sedettero sopra, dapprima con cautela. La fontanella era da vedere: l'acqua zampillava invece di scorrere. Annette e Toussaintcercarono una·panchina. "Quando i bambini cominciano a guadagnare, lascerò uno dei lavori." "Perché, ne hai due?" chiese lei. Fece cenno di sì. A lei non piaceva quando il suo viso diventava serio; sembrava vecchio. "Questi dolori alla schiena. Non immagini che devo fare pernon urlare. Meno male che tu e i bambini siete qui." "Se avessi l'olio palmaschriti 9 che Man Lolò mi voleva dare, potrei massaggiarti la schiena." "Annette ... a volte ho pensato che sarei morto. Ci sono stati giorni in cui avevo la testa pesante come una palla di cannone ed ero solo, nessuno che mi bolliva un po' di foglie per calmare il dolore. Ora prendo queste pillole che mi ha dato il dottore. La prima volta che ci sono andato mi ha curato non so per cosa. Ho dato tutte le risposte sbagliate. Avevo le palpebre pesanti e gli ho detto che mi facevano male gli occhi. In quell'ambulatorio, da tutto l'inglese che sapevo non mi usciva una parola giusta. È stata dura." Guardarono Loulouse, Roro e Parice; li chiamavano ancora i bambini. "Diventeranno grandi subito quando avranno un lavoro" disse Toussaint. "Parice può lavorare al Burger King." "Dove? "Burger King, ci siamo passati davanti poco fa. Prima dovrà imparare l'inglese però. Starà bene col berretto sul testone." "E io?" "Ci sono tanti lavori. Vedremo domani: lavori di pulizia, in fabbrica, Ci sono lavori dovunque ti giri." "Fabbrica," disse lei, tagliente "non sono venuta fin qui per pulire lo sporco degli altri!". "Possiamo provare dove lavora Rose. Quella è una buona fabbrica." "Rose? La Rose che abitava in quella piccola casa vicino al cimitero?" Annette credeva che non fosse andata oltre Port-auPrince. Una che cuciva e non mandava neanche i figli a scuola. "Rose in persona, con tutta la famiglia!" Annette diventò silenziosa. Non aveva pensato che in quei sei anni Toussaint avesse incontrato altra gente e si era fatto un vita propria lontano da lei. Annette disse a Toussaint che, per adesso, lei e Loulouse si sarebbero accontentate del lavoro al Poultry Inc. La macchina le faceva cadere un pollo fra le mani e lei doveva raschiare i grumi di sangue tra le ossa delle cosce. Nella stanza fredda, il sudore le colava sulle braccia. Girò il pollo dalla parte della testa; le palline di grasso ai due lati dello sterno davano alla carne un gusto amaro. Non fece in tempo a levarle che un altro pollo le piombò davanti. "Che se li mangino con le tette ..." morrnorò lasciando scivolare il primo sul nastro. Alle quattro, quando lei e Loulouse aspettavano Toussaint, ritrovò la stessa luce pallida della mattina. Il cielo biancastro si era abbassato a coprire la cima dei palazzi e ne aveva risucchiato i colori. Toussaint le salutò dall'altro lato della strada facendo cenno di aspettare che cambiasse il semaforo. Strinse la moglie e la figlia per la vita. "Sei sicuro che mi daranno i soldi venerdì?" chiese Annette. "Chi è che mi pagherà?" "Ti pagheranno, Annette, ti pagheranno. È la legge." Toussaint le accompagnò fino alla stazione della metropolitana. Lei e Loulouse si sedettero, con gli occhi socchiusi ad assaporare la velocità del treno che sfrecciava nei tunnel, ondeggiando al ritmo del suo suono metallico. Nella mente di Annette, si dirigeva verso una casa blu, alta e dal tetto spiovente. Una volta fuori, gli occhi di Annette cercarono il loro appartamento davanti al te1Tenovuoto che era come un dente mancante tra i palazzi di mattoni. Riconobbe il marciapiede dissestato, la bocca antincendio che gocciolava, gli alberi tutti in fila. Quello davanti all'appartamento allungava i rami sulla strada asfaltata. Prima di aprire il cancello di ferro, si fermò un attimo sotto la sua ombra. Era a casa. Mentre Annette e Loulouse pulivano polli, Roro e Parice raschiavano le pareti di una piscina ad un YMCA. Il primo venerdì in cui misero insieme le cinque paghe nel loro interrato, Annette danzò; non aveva mai contato tanti dollari. "Adesso berrei un po' di rum" disse. - "Ecco, prendi un po' di birra" le offrì Toussaint. Fece una smorfia. Avrebbero comprato cappotti e scarpe. Cappotti usati per adesso, ma scarpe nuove, per New York. Quella sera a letto i numeri continuavano a girarle vorticosamente in testa: soldi da mettere da parte e da mandare a Man Lolò. Il frigorifero ronzò. Soldi per cinque paia di scarpe. Sentì le mani di Toussaint sfiorarle il petto, soldi per i cappotti, la mano si spinse giù, scivolò sulla pancia. Annette non si mosse; sentì i petali che le si chiudevano come foglie di laont 10 • Arrivò il primo Natale. In fabbrica gli operai parlavano a gruppi, ciascuno nella sua lingua. La pausa per il pranzo era diventata l'ora della spesa, ma solo due donne ritornavano a volte con un pacchetto. Annette aveva comprato qualcosa per ciascun figlio ma senza carta da regalo. I pochi dollari risparmiati sarebbero serviti per la casa. Sabato sera Ti-Miche) li portò in macchina dall'altra parte del ponte, a Union Square. "Questa è Manhattan," allargò le braccia verso le luci, gli alberi scintillanti, le decorazioni, le ghirlande, le palle colorate e la gente frettolosa, gente bianca. "Ora sì posso dire payblan 11 !" esclamò Annette. "Chiamavamo New York terra dei bianchi ma non sapevo dove si erano nascosti tutti." Annette abbassò il finestrino e i bambini si sporsero in avanti con le loro teste intorno a lei. "Devi trovarmi una chiesa per la messa di mezzanotte, Ti-Michel." "Te la troverò, Annette, ma non ci sarà M inuit Chrétiens ". TiMichel sapeva che sarebbe rimasta delusa. Tutti gli anni rimanevano svegli per la mt,ssa, per quel momento in cui il prete alzava tta le braccia il Bambin Gesù e intonava: "Mezzanotte è l'ora solenne". Le voci allora esplodevano con lui, alte e fervide: "Popolo, in ginocchio, implorate Dio per la vostra liberazione". E Dio infine li aveva liberati dalla fame e dalla miseria. "Farò a meno di Minuit Chrétiens" disse Annette. "Festeggiamo." Toussaint, contagiato dall'aria festiva e frizzan-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==