Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

annunciavano di tutto. Non doveva farci caso; all'atterraggio, bastava seguire la folla e, nella stanza dei controlli, mostrare i documenti. Solo allora sarebbe stata davvero a New York. Ma nessuno le aveva detto che avrebbero tagliato gli spaghi delle scatole, che mani sconosciute avrebbero toccato i suoi vestiti, e che avrebbe dovute portarle così, aperte. Non sapeva neanche che le porte si sarebbero spalancate da sole su stanze grandi come la Gran rue e che lei non avrebbe saputo cosa fare. La folla spingeva ed urtava, impedendo a lei e ai tre bambini di trovare un angolo quieto dove fermarsi. Continuarono ad avanzare fino a quando non apparve, tutto a un tratto, Toussaint. Rideva, la faccia piena di rughe. "Mezanmi, mezanmi5 !Annette, oh Loulouse, Roro, eccovi qui. Parice, oh!" Indossava un paio di pantaloni e una camicia a quadri. "Sembri un americano!"esclamò lei. Era con lui Ti-Miche!, che già prendeva le scatole, dicendo a Parice e Roro di seguirlo. Annette si sentì girare la testa e non riusciva a parlare. Toussaint e Ti-Miche! attraversarono la folla come Mosè le acque; Toussaint le lanciava sguardi da sopra le spalle. Uscirono. Macchine, migliaia di macchine, file di macchine gialle e uomini in berretto e uniforme. Toussaint rise quando gli chiese se erano poliziotti. Anche Ti-Miche! aveva una macchina. Le strade salivano e scendevano e si trasformavano in tunnel. Tutto scompariva troppo velocemente. Le luci lampeggiavano, abbagliavano. I palazzi erano alti come chiese, scuole, stazioni di polizia. Sapeva in realtà che erano posti dove si facevano soldi. Ma disse comunque: "È una città di chiese". "È New York." Toussaint si illuminò, indicando la Williamsburg Savings Bank, vicino ad Atlantic Avenue. Una chiesa più vecchia, pensò Annette. Toussaint era seduto davanti con Ti-Miche!; voltava la testa all'indietro e con la mano allungata toccava le ginocchia di Loulouse e Parice. "Come sta Man Lolò?" chiese. "Bene, bene" risposero veloci. "E i tre piccolini?" "Sono cresciuti,Toussaint. Da non credere" disse Annette. "Io non riesco a credere che siete qui" disse lui. Gli occhi cercarono quelli di Annette. Lei gli rimandò uno sguardo che si spostò subito verso gli alberi esili e i palazzi di mattoni rossi, poi tornò a lui. Chiuse gli occhi per un secondo e disse fra sé: "Papa bon Die, mec1t,." La macchina si fermò davanti a una casa. "Case a due piani!" esclamò Annette. "Devono andar bene le cose, qui!" "Non si vive nell'intera casa, ma in pezzi di casa." Toussaint spinse un cancello basso contro una palizzata di ferro nero, facendosi da parte per farla entrare. Davanti ad Annette c'era una scala di legno. Mise il piede sul primo gradino ma Toussaint le toccò il braccio e indicò una porta laterale. Annette scese. Il suo pezzo di casa era un seminterrato con un tavolo, quattro sedie vicino alla porta, e una vera cucina di fronte. Una sacca quadrata di plastica con una lunga cerniera divideva il resto della stanza. Toussaint si affrettò ad aprire la lampo. "Puoi metterci i vestiti." "È proprio carina." Annette accarezzò la plastica a pois rosa e nero. "L'ho comprata stamattina." STORIE/LAFOREST35 Aprì la porta del bagno, WC e doccia. Tirò lo scarico. Si guardarono e si abbracciarono proprio lì, Toussaint deliziato dalla felicità di lei. "Ora riposa un po"' disse. "Io vado a lavorare." "Come, sei diventato un loup-garou7 che lavora di notte?" "Ma no! Qui le luci sono accese anche di notte. Che pensi? È proprio come il giorno. Non posso far tardi. Chiudi bene la porta. Vieni che ti faccio vedere." Annette spinse il tavolo e le sedie contro la porta, per sentirsi più sicura; quindi si stese, scuotendo la testa e sorridendo dentro di sé. Il cuore le batteva forte, come quando aveva preso l'aereo, come quando erano arrivati i soldi, come il giorno che era andata a chiedere i documenti. Più di due anni fa era salita sull'autobus per Port-au-Prince sempre indossando il suo vestito buono, quel kennedi verde che Madame Luce le aveva dato. Era la sola signora della Gran rue i cui vestiti non le tiravano sulle spalle e non dovevano essere allungati. Maitre Duperval, Agence Amérique-preferiva non ricordare. Quattro certificati di nascita, radiografie, l'uomo con le folte sopracigliache scribacchiava suquei lunghi fogli.La VerginediAltagrazia venne in suo aiuto quando le chiese di firmare. Trascinò la sedia vicino alla scrivania, vi appoggiò il braccio sinistro, lo tenne fermo e chinò la testa. Come per miracolo la sua mano si mise a scrivere, una lettera alla volta come aveva imparato a fare in quei lontani tre ' anni di scuola. "È un buon momento; di questi tempi danno molti permessi a gente come te." L'uomo annuiva. Ai-metteasciugandosi la fronte, alzò lo sguardo. Se il suo nome fosse stato una sola lettera in più lo avrebbe abbreviato. Ma ce l'aveva fatta. Aveva scritto il nome per intero. "Gente come me?" domandò, pensando gente che sa scrivere. "L'ambasciata vuole persone che, quando arrivano, non creano problemi. Gente come te" ripeté. Avrebbe scoperto in seguito che voleva dire gente che sa leggere e scrivere a mala pena, e che accettava qualsiasi lavoro. "Un anno, due" rispose quando gli chiese quanto c'era da aspettare. Ma ora era arrivata. Annette Estimé sei aNew York, disse fra sé come a rassicurarsi prima di chiudere gli occhi. Annette ascoltò la notte tranquilla, le poche macchine che passavano, un ronzio elettrico sullo sfondo. Questi erano i suoni di New York che d'ora in poi l'avrebbero cullata. Nessun cane che abbaiava né canti di uccelli notturni. Non le importava; queste cose se le era lasciate alle spalle. Si girò sul fianco, il letto cigolò, si alzò. Prese la gonna ripiegata sullo schienale della sedia, la rivoltò e vi trovò il ritaglio di stoffa fermato con uno spillo. Dentro c'erano tre perline maldjoc8, due blu e una rossa, contro il malocchio, le stesse che aveva messo al polso dei bambini quando erano nati. Si appuntò il sacchetto sulla camicia da notte e sussurrò la preghiera per la casa. "Non il prossimo mese, non il prossimo anno, a tempo dovuto. Non tante stanze come quella di Madame Luce, ma una casa che non sfiguri su una strada asfaltata. Con una veranda dove entrano due sedie a dondolo, il tipo grande con i braccioli. Un favore però: deve essere su due piani, una vera casa a due piani per guardare anch'io la gente dall'alto." Annette e i bambini si svegliarono respirando un'aria estranea. L'aria di New York odorava di cose sconosciute, strane, di plastica e di aria condizionata. Non toccò la cucina per paura di girare la manopola sbagliata ma permise ai bambini di aprire e chiudere il frigorifero, di chiudere e aprire la lampo dell'armadio di plastica. Nel bagno ognuno tirò lo scarico due volte per ascoltare il gorgoglio dell'acqua. Con i vestiti buoni con cui avevano viaggiato si sedettero intorno al tavolo ad aspettare Toussaint. Dalla finestra guardò la

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