Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

chiederà: "Ehi, che mi dici del resto del gruppo, cosa gli è mai successo? Martin e Jane e come si chiamava quell'altra?". Paul aprirà la bocca come per parlare, poi invece sospirerà e scuoterà il capo come per dire: è una vita da matti. "Non lo sai, vero? Ma come potresti?" dirà con intensità improvvisa. A questo punto chiuderà a pugno la mano destra e la fisserà, ma non con aria troppo drammatica. Proprio in quel momento arriverà il cameriere con il suo caffè e mentre si allontana raccoglierà i soldi dal tavolo della giovane coppia bionda insieme ai resti della loro cena. Alice prenderà la borsetta e si sistemerà la mantella preparandosi ad andarsene, ma Paul, spostando precipitosamente la tazzina, la implorerà di restare, solo ancora un po'. Lei spiegherà che non può e si alzerà e a questo punto Paul le afferrerà il polso e le dirà che deve stare ad ascoltare, per forza! Alice cercherà di guardare l'ora ma finirà solo per storcersi il polso perché Paul non molla la presa. Lei si lamenterà rumorosamente. La giovane coppia che è stata momentaneamente distratta dal cameriere che sta finalmente sparecchiando il loro tavolo avrà un sussulto. Furtivamente osserveranno Alice guardarsi intorno nella calda luce del ristorante e poi guardare la pioggia fuori dai vetri appannati e infine lasciarsi ricadere sulla sedia e spostarsi sul bordo. Si potrebbe dire che ora Alice dia l'impressione di qualcuno che ha improvvisamente rinunciato a qualcosa cui per lungo tempo ha tentato disperatamente di non rinunciare. Paul sarà allarmato dall'intensità della sua reazione a quello che gli è sembrato un semplice gesto. Poi, bruscamente, Alice si sistemerà bene sulla sedia e respirando a fondo dirà con calma: "Okay, spara". E Paul, con l'aria di chi deve scusarsi, racconterà la seguente storia. Inizierà chiedendole se si ricorda di Alex ... del gruppo di scrittura. Alice ridacchierà e replicherà: "Chi potrebbe dimenticarsi di quel figlio di puttana? È da anni che ci provo e proprio quando penso di esserci riuscita compare alla radio o sui giornali o da qualche parte. Ho visto una sua intervista alla televisione di recente - da quando ha vinto quel super premio è diventato ancora più stronzo, se possibile". La giovane coppia si sarà irrigidita nel sentire il nome di Alex, dando così prova della sua fama nel mondo letterario. Adesso ascolteranno ancora più avidamente. "Be', faresti bene a sapere cosa accadde la sera in cui piantasti in asso il gruppo, la sera in cui Alex stracciò la tua storia. Anche lui se ne andò poco dopo ma noi altri restammo, Jane, Sara - te la ricordi? - e io e, ovviamente, Martin. Eravamo furibondi con Alex, ci rimproveravamo di averlo fatto entrare nel gruppo-fin dall'inizio aveva solo causato guai. Dopo tutto quello che avevamo fatto per lui - specialmente Martin, che aveva passato ore a dare a quel figlio di puttana ignorante delle spiegazioni sulla struttura della storia e sulla trama e tutto il resto - questo prima che tu entrassi nel gruppo. E lui cosa fece appena gli pubblicarono quelle storie, così, una dopo l'altra? Bam! Ci si rivoltò contro! Jane e Sara volevano a tutti i costi sbatterlo fuori immediatamente. Lo volevamo tutti, quella sera - avresti dovuto vederci a cercare di trovare un modo di farlo che non implicasse un confronto spiacevole. Ma non ci riuscimmo e alla fine lasciammo perdere. Ma la settimana successiva, dopo che Martin aveva provato a chiamarti un paio di volte per sapere come stavi, capisci, per accertarsi che non avessi preso troppo sul serio le critiche di Alex, vide la storia del suicidio sul giornale e non capì più nulla. Ricordo STORIE/ RAJANI 31 che mi chiamò e non la smetteva più di urlare che cosa avrebbe fatto ad Alex la prima volta che lo rivedeva. All'incontro successivo Martin si rifiutò di guardare Alex e di parlargli. Noi facemmo lo stesso. Alex divenne ostile e ci chiese cosa era successo, cosa avesse fatto per meritarsi quel mutismo. Fu a quel punto che Martin lo attaccò. Gli disse del suicidio e lo accusò di aver causato la tua morte o di averci almeno contribuito. Alex replicò che tanto per cominciare tu eri orribi I mente depressa e che non era colpa sua se non eri in grado di accettare un minimo di critica onesta. Ti definì una perdente. Fu quello a fare esplodere Martin. Non so se lo sapevi ma Martin aveva una grossa cotta per te. Comunque, urlò che tu eri una delle donne con più talento e belle che avesse mai incontrato e si scagliò addosso a Alex per strozzarlo - non sto scherzando. Ebbene, riuscimmo a separarli prima che si facessero male ma non fu possibile calmarli. Martin disse che era un peccato che ai nostri giorni non ci si potesse sfidare a duello, perché era quello che aveva voglia di fare. Alex rise e disse perché non lo fai, figlio di puttana senza talento, chi sceglie l'arma? Fu a quel punto che Martin se ne venne fuori con questo sistema pazzesco per stabilire chi fosse veramente in quella stanza il figlio di puttana senza talento (non devi dimenticare che quella sera erano tutti e due fuori di sé). Disse che avrebbero entrambi scritto una storia e l'avrebbero ' data a un giudice imparziale scelto di comune accordo. Alex afferrò la sfida al volo e ne aggiunse un pezzo: il vincitore sarebbe rimasto nel gruppo e chi perdeva se ne sarebbe andato. A questo punto Martin cominciò a fare marcia indietro - tu sai quanto fosse importante il gruppo per lui. Ma poi, improvvisamente, accettò. Cercai di fermarli, di fare vedere quanto fossero caduti in basso, che, piuttosto, avrebbero dovuto spendere le loro energie a piangere la tua morte o cercare il modo per mandare le condoglianze alla tua famiglia. Ma non mi diedero retta. Sembra stupido adesso, non è vero? Be', ascolta, il peggio deve ancora venire. Stabilirono una scadenza, scelsero il giudice - il Professor Guilder, dell'università, mi nominarono arbitro e se ne andarono a scrivere. Quella settimana cercai di chiamarli, tutti e due, per cercare di farla finita con questa fesseria, ma fu inutile - né l'uno né l'altro risposero al telefono. Poi, il sabato sera precedente all'incontro e alla scadenza mi chiamò Martin. Era sconvolto. Aveva dei problemi a scrivere e mi chiese se mi era permesso di parlargli, in modo che potesse chiarirsi alcune cose. Gli dissi di sì e di non fare lo stupido. Mi spiegò che da alcuni anni lavorava a questa straordinaria idea per un racconto e che aveva elaborato una trama perfetta alla Guy de Maupassant (tu forse ti ricorderai quanto adorasse i racconti di Maupassant). Aveva perfino uno schema dettagliato, ma lo aveva riservato per quando fosse stato sicuro che potesse venirgli bene. Era quella la storia che gli era venuta in mente quando aveva improvvisamente accettato le condizioni di Alex, perché era certo che avrebbe surclassato qualsiasi cosa scritta da lui. Solo che non era sicuro di riuscire a scriverla- era tanto terrorizzato di rovinarla quanto di perdere il gruppo e la pressione era troppo forte. Trovavo comico il fatto che fosse praticamente fuori di sé dalla paura, non riuscivo a credere a ciò che stava accadendo: questa era esattamente la situazione di uno dei racconti di Maupassant di cui non ricordo il titolo. Forse lo hai letto-parla di un gentiluomo che sfida qualcuno a duello per uno stupidissimo motivo ma poi la paura di perdere è tale, a causa della sicurezza del suo avversario e a causa della sua coscienza che gli dice che

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