Linea d'ombra - anno XII - n. 95 - lug./ago. 1994

casa di Herb. Vide Ethel sbirciare dalla finestra della cucina e agitò la mano. Herb continuò a sbraitare sui giapponesi intanto che legavano le sue lunghe canne da pesca di bambù di fianco alla macchina. Apparve Ethel, asciugandosi le mani sul grembiule. "Buon giorno, Bill." "'giorno, Ethel." "Herb" disse lei. Herb rispose: "Buon giorno, Ethel". "Per favore, porta fuori la spazzatura prima di andartene." "Dov'è mamma?" disse lui, voltandosi verso la cucina. "È tornata a letto. Non fare così tanto chiasso." Si voltò a guardare Bill che avvolgeva una corda intorno ali' antenna per tener ferme le canne. "Hai sentito a che ora ci siamo dovuti alzare questa mattina?" "Sì, ho sentito." Bill guardò il visodi lei.Non era truccata. Aveva quello sguardo pulito, ben terso, da prima mattina che mostrava dopo che i bambini erano andati a scuola quando loro tre avrebbero preso il caffè in cucina prima che lui andando a far lezione desse un passaggio a Herb fino alla fermata dell'autobus. "Questa mattina sono un terrorista giapponese. Ieri sera mi sono addormentato sul tappeto e mi fa male la schiena. È terribile. Voglio mitragliare un aeroporto e urlare alla gente in giapponese." "Beh, in effetti hai un aspetto terrificante" confermò lei, prendendolo in giro. "Metti un dito qui" indicò un nodo che voleva tenere fermo. "Prendete qualcosa che possiamo mangiare e lo cucineremo alla cinese." Stava ritta accanto a lui, con il dito sullo spago. Con l'altra mano gli massaggiava la schiena. "Sicuro. Ahhh. Sicuro." Bill si tese e le diede un'occhiata. Lei sorrise civettuola. STORIE/CHAN 25 "Il piccolo terrorista vuole che gli cammini sulla schiena?" Un breve colpo di clacson lo fece sobbalzare e vide Herb al volante. Si sporse e protestò: "È troppo piccola, Wong. Buttala via e ne troveremo una più grande". "Sì, capo" disse lui. Bill stava ritto sulla grigia nocca dello scoglio. Le scarpe da tennis non gli facevano attrito contro la corrente della polla formata dalla marea. Avanzò dove l'acqua era più bassa e toccò appena la verde fanghiglia•intorno ai punti dove poter mettere i piedi. Dagli scogli minuscoli granchi saltavano e cadevano davanti a lui e schizzavano come sassolini nell'acqua prima che i suoi piedi scivolassero accanto a loro. Tutti gli scogli sembravano coperti di granchi. Il suono dei frangenti si faceva al suo orecchio regolare come il suo stesso respiro, come meditazione. Si accese una sigaretta intanto che le mani erano ancora abbastanza asciutte da poter strofinare il cerino. Il movimento impercettibile delle onde lavava lo scoglio su cui stava ed egli poteva sentire l'acqua filtrargli nelle scarpe. Sentiva i piedi caldi e schiumosi. Scivolò lungo un tappeto di alghe purpuree con l'acqua fino alle ginocchia e si fece strada lungo una sporgenza di granito sommersa, andando a tastoni con l'estremità della canna in una lunga e profonda fessura dietro una striscia di alghe. Tirò un po' perché l'amo penzolasse senza avvolgersi intorno alla canna. Qualcosa abboccò, un urto leggero e • una spinta. Gli ricordò sua moglie quando faceva l'amore. "Vieni fuori, Alice" canticchiò. E fosse l'eccitazione della pesca o la stanca energia proveniente dal mozzicone che gli digeriva nello stomaco della s~ra prima, seppe per certo che si trattava di sua moglie cautamente raggomitolata nel buio crepaccio, che difendeva i figli da Fotodi Starr/Sobo-Réo/Controsto

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==